Ticino

Tagli alle pensioni, la protesta avvolge Palazzo delle Orsoline

Un migliaio di affiliati all’Istituto di previdenza del canton Ticino (Ipct) in piazza. Consegnata una risoluzione che chiede ‘risposte in tempi brevi’.

In piazza ‘per scongiurare un altro taglio’
(Ti-Press)
14 dicembre 2022
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Una lunga rete da cantiere arancione ha avvolto questo pomeriggio Palazzo delle Orsoline, per ribadire una chiara posizione: "Le nostre pensioni non si toccano e spetta alla politica lavorare per trovare una soluzione". Questo il messaggio che ha voluto lanciare un migliaio d’impiegati pubblici affiliati all’Ipct, l’Istituto di previdenza del canton Ticino, all’indirizzo di parlamentari e consiglieri di Stati riuniti in seduta. «Lo diciamo da mesi e andremo avanti fino a quando sarà necessario: non accettiamo un altro taglio del 20%. Sarebbe il secondo nel giro di 10 anni. Una cosa mai vista in nessun altro cantone svizzero», ha affermato Enrico Quaresmini, docente liceale e portavoce della Rete per la difesa delle pensioni (ErreDiPi). Oltre «all’abbraccio simbolico al parlamento», i manifestanti hanno consegnato alla presidente del Gran Consiglio Gina La Mantia una risoluzione con sette richieste. Tra queste: una discussione pubblica sulla situazione della cassa e le sue prospettive, la presenza di una delegazione dell’ErrDiPi al tavolo dei negoziati avviati tra sindacati e Consiglio di Stato e la presentazione di una proposta per evitare il taglio da parte del governo entro la fine di febbraio.

‘Dal Consiglio di Stato un vergognoso gesto intimidatorio’

Una prima manifestazione – con 3’500 presenti – era andata in scena a fine settembre. «Da allora non è cambiato nulla – ha spiegato Quaresmini –. Ma noi andremo avanti, ci vuole perseveranza. Le pensioni non si difendono da sole». Dalla piazza si è anche alzato a più riprese il grido "vergogna" all’indirizzo del Consiglio di Stato per «il gesto intimidatorio nei confronti di due membri della Rete», ha detto Michel Petrocchi, educatore, riferendosi all’inchiesta amministrativa aperta dal governo nei confronti di due dipendenti cantonali, sospettati d’avere utilizzato l’indirizzario di posta elettronica dell’amministrazione pubblica per informare i colleghi sulle azioni di protesta.

‘Focalizzarsi sul tasso di conversione artificialmente alto è scorretto’

L’appello che giunge dalla piazza è quindi per trovare una «soluzione in tempi brevi. Non accettiamo temporeggiamenti politici in vista delle elezioni». La Rete ha quindi annunciato che si riunirà in assemblea a metà gennaio, e ha in programma un’altra manifestazione di protesta a marzo. «Ma saremo qui anche a maggio, a giugno e fino a quando servirà» ha assicurato Quaresmini. «Non chiediamo altro che avere quanto ci spetta. Non dobbiamo essere noi a pagare gli errori di altri. Anche perché lo stiamo già facendo, versando l’1% del salario assicurato come contributo di risanamento». Dalla piazza è anche stata respinta anche l’accusa di avere un tasso di conversione – che una risoluzione dell’Ipct vorrebbe portare progressivamente dal 6,17 al 5% – al di sopra della media degli altri istituti: «focalizzarsi sul tasso di conversione artificialmente alto è scorretto. Il nostro capitale è infatti scandalosamente basso per quello che paghiamo».

Vitta: ‘Estremizzare il dibattito non va a favore dei dipendenti cantonali’

A dare una prospettiva temporale sulla proposta del governo era stato la scorsa settimana, interpellato da ‘laRegione’, Christian Vitta: «tra aprile e maggio prossimi, al più tardi, dovremmo aver trovato, perlomeno così spero, un accordo sulle misure di competenza dell’Istituto di previdenza sia su quelle che richiedono un iter politico e quindi l’approvazione del Gran Consiglio per essere implementate: misure queste che verranno proposte dal Consiglio di Stato tramite messaggio». Il direttore del Dipartimento economia e finanze ha poi ricordato ieri in parlamento – a proposito dell’emendamento al Preventivo 23 dell’Mps (poi respinto) che chiedeva 40 milioni per un aumento dei contributi Ipct e per il supplemento istitutivo Avs – la necessità di una soluzione condivisa. «Sarà negli interessi dei dipendenti pubblici avere un pacchetto equilibrato. Estremizzando il dibattito c’è il rischio che, qualora si andasse a votare su questo tema e la popolazione si esprimesse negativamente, si dovranno operare dei tagli incisivi». Un’opzione, ha sottolineato Vitta, «che il governo non vuole».

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