Dopo il niet di Speziali e le critiche di sindacati e docenti, il direttore del Decs: ‘Pronto a fugare ogni dubbio, la politica non meni il can per l’aia’
«Confido che la politica in questo cantone non sia così incapace di prendere decisioni: adesso si deve fare una scelta di fondo, per passare dalle parole alla pratica. Perché sono sicuro che questa pratica dissiperà moltissimi dubbi o incertezze». Una politica che «deve dare un segnale chiaro, smettendo di menare il can per l’aia». Dopo la sortita del presidente del Plr Alessandro Speziali – "Il Decs ritiri il messaggio sul superamento dei livelli" – e le critiche emerse ieri nella commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’ con le audizioni di sindacati e associazioni magistrali, a prendere la parola è il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport Manuele Bertoli che, a colloquio con ‘laRegione’, si mostra fermo ma «aperto a spiegare e fugare ogni dubbio».
Andiamo con ordine, direttore. Come ha accolto le affermazioni di Speziali e i dubbi venuti fuori ieri in commissione? Il giorno della presentazione del progetto il clima era molto più sereno…
Qualche settimana fa sono stato sentito in commissione, tutto il resto l’ho appreso tramite i media. Il mio dipartimento, per decisione della commissione stessa, non ha più accesso ai verbali commissionali, per cui non posso sapere i dettagli di come questa discussione stia procedendo. Detto questo, sono pronto a tornare in audizione e chiarire tutte le perplessità che possono essere nate durante gli incontri. Ma quali siano i contenuti precisi di questi incontri, di queste audizioni, per me non è ancora assolutamente chiaro.
Passa il tempo, ma sul superamento dei livelli c’è l’eterno ritorno dell’uguale: appena sembra esserci uno spiraglio, si torna alla casella di partenza. Avverte un po’ di frustrazione?
La mia funzione non è quella di manifestare frustrazione o gioia, ma quella di insistere sui progetti politici. Su questo tema io, e con me tutti quelli che hanno depositato iniziative parlamentari o popolari, pensano che finalmente esso vada risolto. In questo discorso ritengo che se la commissione intende entrare troppo nei dettagli rischia di incartarsi, perché naturalmente, come di fronte a ogni cambiamento, ci sono anche voci critiche o semplicemente preoccupate che si esprimono, che vanno ascoltate ma non subite. Il confronto con le criticità non dovrebbe comunque condurre a dire che il progetto deve essere fermato: le criticità, se ci sono, vanno gestite, affrontate e risolte in un percorso che va avanti. Fermarsi per me sarebbe inspiegabile, soprattutto se si pensa agli allievi e alle loro famiglie, perché all’inizio e alla fine di tutti i ragionamenti sulla scuola ci sono e ci devono essere loro. E loro hanno diritto, finalmente, ad avere una soluzione, o un inizio di soluzione, perché strumenti, forze e capacità per gestire questo cambiamento la scuola li ha. Poi la politica deve dare un segnale chiaro, senza nascondersi e smettendo di non arrivarne mai a una. Sarebbe una cosa molto triste. Io semplicemente chiedo di dare il nulla osta, in modo che la scuola, in maniera ragionata e prudente, si possa organizzare per tempo.
Quindi di ritiro del messaggio come chiesto dal Plr non se ne parla?
Non vedo per quale ragione si debba ritirare un messaggio che chiede un nulla osta politico. Se non lo si vuole dare non lo si dia e si spieghi per quale ragione, ma naturalmente questo non è il mio auspicio. Ricordo comunque che, anche se ci si fermasse, il tema non scompare; chiunque verrà dopo di me alla direzione del Decs, e con qualsiasi modalità vorrà affrontarlo, dovrà comunque scontrarsi con quella parte, che penso sia minoritaria ma presente, che esprime una visione conservatrice, che fuori e dentro la scuola i cambiamenti nei fatti non li vuole. Ma alla fine, in caso di blocco, ad andarci di mezzo, insisto, saranno purtroppo ancora una volta allievi e famiglie.
Alle critiche di Speziali si sono aggiunte anche quelle di sindacati e associazioni magistrali. Il messaggio viene ritenuto vago. Come replica?
Dire che il messaggio è vago e che non si capisce, senza dire dove sia vago e dove non si capisca, credo sia semplicistico. Il messaggio per me è chiaro, e sono pronto a spiegarlo a chiunque. Sottolineo che stavolta la dinamica è stata diversa, perché il messaggio risponde a vari atti parlamentari e popolari, e quindi per sua natura doveva avere un percorso più politico. Poi tutte le questioni più "tecniche" possono naturalmente essere discusse, io sono pronto, ma credo sia improduttivo volere i dettagli definiti fino in fondo prima di partire. La fase sperimentale serve anche a correggere e migliorare. Se mi si dice che si parte, quindi con un progetto che ha risolto il tema annoso dei gruppi, omogenei o eterogenei, e della separazione con un sistema flessibile che può essere declinato in vari modi, sono pronto a dare tutte le spiegazioni. Dire che le cose sono vaghe per finire con un no mi pare un po’ facile, una scorciatoia per non dire che dietro c’è più la volontà di rimanere fermi rispetto a quella di affrontare le questioni man mano, pezzo per pezzo, con chi vuole starci.