La richiesta al governo delle commissioni ‘Giustizia’ e ‘Carceri’ è ora nero su bianco. La mozione firmata da tutti i gruppi parlamentari
Ora è nero su bianco. È la mozione, firmata dalle commissioni parlamentari ‘Giustizia e diritti’ e ‘Carceri’, che sollecita "un’adeguata presa in carico" delle persone detenute sottoposte a misure terapeutiche
stazionarie, misure disposte dai giudici. Le due commissioni chiedono al Consiglio di Stato di "progettare un’appropriata soluzione in Ticino che consenta di eseguire misure terapeutiche stazionarie fuori dal penitenziario, ponendo così fine a una situazione insoddisfacente, lesiva dei diritti delle persone sottoposte a misure, ma anche a un insufficiente contenimento del rischio di recidiva e all’esposizione al rischio di soppressione della misura proprio per l’assenza di un’istituzione adeguata". Ritengono insomma "necessaria" la creazione nel cantone di "un’istituzione psichiatrica appropriata o di una vera e propria istituzione per l’esecuzione delle misure che possa raggiungere e garantire gli standard richiesti di presa a carico, con personale specializzato per offrire terapie adeguate con conseguente riduzione del rischio di recidiva". Vi è tuttavia da considerare pure l’aspetto costi. In altre parole, continua l’atto parlamentare, "sarà importante valutare anche l’impatto finanziario di una tale istituzione, facendo un’analisi dei costi attuali, rispettivamente di quelli futuri, considerando pure possibili ricadute finanziarie nel caso persone di lingua italiana sottoposte a misure in altri Cantoni dovessero trovare posto nella nuova istituzione in Ticino".
La mozione – primi firmatari Ivo Durisch (Ps) e Luca Pagani (Centro/Ppd) – è stata sottoscritta dalla ‘Giustizia e diritti’ nella riunione di stamattina. L’ok della commissione preposta alla sorveglianza delle condizioni detentive nel cantone è giunto già nelle scorse settimane. Nell’atto parlamentare si citano anche gli articoli del Codice penale in materia. In Ticino, annotano i mozionanti, "non esiste un reparto di psichiatria forense all’interno dell’istituzione psichiatrica cantonale, ma neppure, più in generale, un’istituzione chiusa per il trattamento". Oggi le misure stazionare "vengono eseguite o in carcere, secondo la possibilità data dalla legge ma a titolo eccezionale, o in strutture chiuse fuori Cantone". Entrambe le soluzioni "di ripiego" generano tuttavia dei problemi, affermano le due commissioni del Gran Consiglio: "Come abbiamo appurato, il trattamento terapeutico in carcere è insufficiente e la giornata normale della persona pur sottoposta a misure è praticamente identica a quella di un detenuto in esecuzione di pena": Cosa, secondo i firmatari dell’atto parlamentare, "inappropriata per offrire davvero un percorso terapeutico e riabilitativo". Far capo a strutture d’oltralpe? "Pone non solo il problema di una lista di attesa molto lunga ma, anche trovando posto, si aggiunge il problema della lingua come della distanza dai famigliari, oltre ai costi a carico del Cantone". Questa situazione "ha fatto sì che in alcuni casi recenti la misura stazionaria è stata revocata per assenza di un’istituzione adeguata".
Da qui la mozione. «Stamattina in commissione ‘Giustizia e diritti’ tutti i gruppi parlamentari hanno firmato l’atto – osserva soddisfatto Ivo Durisch, da noi contattato –. I deputati delle due commissioni hanno capito la delicatezza della situazione e la necessità, nonché l’urgenza, di correttivi per dar seguito alla legge. Al Consiglio di Stato il compito di tradurre in pratica, in tempi possibilmente brevi, quanto propone la mozione». Evidenzia a sua volta il presidente della commissione Giorgio Galusero: «Il problema si è acutizzato negli ultimi anni: è dunque assolutamente necessario, e urgente, intervenire».