Deputato liberale radicale dal 2003 al 2019, l‘avvocato locarnese proverà a tornare in Gran Consiglio: ’I democentristi rappresentano meglio le mie idee’
Dopo 16 anni in parlamento nelle file del Plr, tra 2003 e 2019, Andrea Giudici ha deciso di tornare in pista e sarà della partita nella corsa per il Gran Consiglio alle elezioni del prossimo 2 aprile. E lo farà spostandosi a destra, candidandosi con l’Udc. «L’interesse per la cosa pubblica, quindi per la politica, è rimasto inalterato – spiega lo stesso avvocato locarnese a colloquio con ‘laRegione’ –. Una pausa di riflessione sulla mia esperienza in Gran Consiglio mi ha permesso di valutare successi e difficoltà. Tra i primi essere riuscito a confermare l’istituto della giuria popolare nei processi penali e a promuovere un’iniziativa cantonale per l’espulsione in via penale dei condannati per gravi crimini. Per contro, non trovai sostegno nel partito e nel gruppo per fermare il progetto della "Scuola che verrà", poi però respinto largamente in votazione popolare. Così avvenne anche con l’iniziativa ‘Prima i nostri!’ approvata dal popolo contro il volere del Plr».
Già nella sua ultima legislatura Giudici da cronisti e addetti ai lavori veniva considerato sempre più un corpo estraneo al Plr, appunto per molte sue posizioni. E lo conferma: «La mia candidatura nell’Udc è la conseguenza del fatto che le mie posizioni, sebbene poi confermate dal popolo, non hanno trovato sostegno nel mio ex partito. Decisiva è stata la questione sul futuro della scuola pubblica, come dicevo. Ai tempi – ricorda Giudici – fui l’unico a votare contro in Gran Consiglio nel gruppo Plr. Mi spesi molto anche sulla stampa. Qui non si tratta di destra o sinistra, ma di questioni di fondo per i principi liberali».
Principi liberali che vede in difficoltà nel Partito liberale radicale? Come è possibile? «Nell’attualità non vedo chiarezza nella politica fiscale, sebbene una riforma sia dichiarata necessaria da tempo – risponde Giudici –. Come registro nuove esitazioni sulla scuola da parte del Plr nei confronti delle soluzioni ideologiche proposte dalla sinistra. Annoto anche vecchi e nuovi problemi con la cassa pensione cantonale: la mancata sottoscrizione delle obbligazioni previste per risanarla non ha disturbato nessuno, mentre dovrebbe preoccupare». In tutto questo, «ravviso più coerenza nell’Udc anche in ambito federale, su questioni vitali come la neutralità del nostro Paese, l’opposizione all’accordo quadro con l’Ue, il tema del miliardo di coesione per l’Unione europea, il freno alla migrazione in costante aumento, nella politica ambientale positiva e non punitiva con l’aggiunta di nuove tasse, e a dimostrazione porto la votazione popolare sul CO2 fortunatamente respinta dal popolo nel 2021. L’Udc vuol porre un freno all’estremismo ecologico, dietro il quale c’è una volontà di cambiare il nostro sistema, come evidenziato esplicitamente nelle manifestazioni di piazza».
Quattro anni lontano dal parlamento, con in mezzo una pandemia globale e la guerra in Ucraina ad aver stravolto agende politiche e umori popolari. Quattro anni in cui per forza di cose è cambiato anche il modo stesso di far politica. Pensando a una nuova candidatura questi spunti rappresentano un limite o una motivazione in più? «Intanto ho seguito attentamente la vita politica attraverso i media – risponde Giudici –. Ritengo che il dibattito si sviluppa in modo semplicistico, con un declino del confronto politico. La polemica personale accesa prevale nei talk show a imitazione di quanto ormai succede sempre più spesso in Italia. La forma prende il sopravvento sui problemi, l’accento è sugli annunci populisti, mentre la politica manca di respiro sui veri problemi del futuro come occupazione per i giovani, quale scuola per il futuro, quali progetti fra 10-15 anni, quale fiscalità eccetera». Guardando alle prossime elezioni, e con un po’ di ottimismo al prossimo parlamento eletto, «vorrei portare più concretezza, uno sguardo al futuro in materia di formazione, di sviluppo economico, di università (quale università in armonia con le necessità del Cantone, quali risultati della ricerca). Con strumenti conformi a una visione liberale e democratica, non ideologica, nella trasmissione del sapere. Infine – conclude – si tratta di finalmente porre in atto una revisione delle strutture amministrative consentita dalla digitalizzazione, allo scopo di porre le crescenti spese correnti in linea con quelle di Cantoni a noi simili».
La notizia, quella di un ritorno in pista, «che certamente accolgo con piacere, sono soddisfatto della disponibilità di Andrea Giudici, persona che apprezzo e apprezziamo da tempo, già da quando era nel Plr sosteneva i nostri temi e le nostre battaglie» ci conferma il presidente cantonale Udc Piero Marchesi. Che aggiunge come «ciò rientra nella nostra strategia, cioè coinvolgere sempre più persone che simpatizzavano o arrivano da altri partiti come Plr o Centro/Ppd e che condividono i nostri ideali, per dare loro una casa più confortevole e adatta per portare avanti battaglie in cui credono e crediamo».