Ticino

Quote di genere nelle liste per le elezioni? In commissione è no

Per ora il rapporto di Filippini (Udc) ha il sostegno di democentristi, Plr e Lega. In parlamento sarà discusso col rapporto di Lepori (Ps), a favore

Il Gran Consiglio si esprimerà in dicembre
(Ti-Press)
15 novembre 2022
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"L’imposizione di quote di genere non deve essere normata all’interno della Legge sull’esercizio dei diritti politici". A sostenerlo è la maggioranza della commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’ che ha firmato il rapporto della democentrista Lara Filippini. Con l’Udc quindi, verosimilmente, anche in Gran Consiglio Lega e Plr si opporranno alle due mozioni del deputato socialista Raoul Ghisletta che chiedeva come "per ogni elezione, in ogni lista partitica presentata nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%".

Nel suo rapporto, Filippini sottolinea che "tutto è migliorabile, tutto è perfettibile, ma un dato è certo: l’aumento della rappresentanza femminile c’è, ed è avvenuto senza alcuna normativa stringente volta a obbligare i partiti a seguire la via che si vorrebbe rendere obbligatoria. Dal 2007 a oggi, in parlamento siamo passati da 10 a 31 donne".

Verso questo tema "la sensibilità di ognuno di noi è diversa", scrive ancora Filippini. Ma "è innegabile che questa battaglia per la parità anche nelle liste elettorali si sta trasformando purtroppo in altro, come la demonizzazione dell’uomo o la mutazione della femminilità in un groviglio di recinti e tutele che non produce un aumento". Senza dimenticare che "diritti e doveri sono due facce della stessa medaglia e non hanno genere". Ogni partito, si legge ancora nel rapporto di Filippini, "se sensibile a tale tema è libero di proporre al proprio interno una riflessione sull’imporre delle quote rosa, azzurre, multicolor e via discorrendo sulle proprie liste elettorali".

Lepori (Ps): ‘Cambiamenti necessari’

Di parere opposto il rapporto di minoranza, firmato dalla deputata socialista Daria Lepori, la quale rileva come "i dati dimostrano che conviene dare alle candidate lo spazio e l’incentivo giusto affinché si mettano a disposizione per figurare su una lista elettorale". Tuttavia, scrive Lepori, "fino a quando le condizioni quadro rimarranno discriminatorie per le donne in quanto a salario, suddivisione dei ruoli domestici, conciliabilità tra le attività extrafamiliari e familiari, rimane ben più facile trovare candidati che candidate". D’altra parte, "l’accresciuta presenza di donne nei legislativi e negli esecutivi faciliterà e velocizzerà questi cambiamenti che nessuno può più definire non necessari".

Il Gran Consiglio si esprimerà su questi rapporti nella sessione di dicembre.