Violenza domestica, a un anno dalla presentazione del documento. Andreotti, Divisione giustizia: oggi reputiamo non necessaria una legge ticinese ad hoc
Un anno di applicazione del ‘Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica’. Con quali risultati? «In particolare ha stimolato i vari attori, pubblici e privati, impegnati sul territorio a contrastare il fenomeno, una vera e propria piaga, a fare meglio e a fare di più», dice dal Dipartimento istituzioni la responsabile della Divisione giustizia Frida Andreotti. Che per i dettagli rimanda a mercoledì 23 novembre, «quando consegneremo al Consiglio di Stato il bilancio di questo primo anno di attuazione del Piano in Ticino». Bilancio che «la Divisione giustizia sta allestendo d’intesa con la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del Dipartimento sanità e socialità». E che il governo, aggiunge, «intende illustrare sempre il 23 nel corso di una conferenza stampa».
Presentato alla stampa il 24 novembre 2021 dai consiglieri di Stato Norman Gobbi, Raffaele De Rosa e Manuele Bertoli, direttori rispettivamente dei dipartimenti Istituzioni, Sanità e socialità ed Educazione cultura e sport, il Piano d’azione, era stato spiegato, recepisce principi e raccomandazioni del trattato del Consiglio d’Europa ‘sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica’, meglio conosciuta come Convenzione di Istanbul. Che per la Svizzera è entrata in vigore nell’aprile del 2018. Il Piano cantonale consta di centoventi pagine ed è stato confezionato dalla Divisione giustizia in collaborazione con quella dell’azione sociale e delle famiglie e con il Gruppo permanente di accompagnamento in materia di violenza domestica costituito dal Consiglio di Stato: alla messa a punto del documento hanno preso parte anche organizzazioni private. "La violenza domestica è un problema universale e trasversale, nessuna società e nessun segmento di ognuna di esse ne è immune", si sottolinea nel Piano d’azione. "L’obiettivo principale che si prefigge il Consiglio di Stato nella lotta alla violenza domestica – prosegue il documento – è di rendere strutturale il sistema di prevenzione e di contrasto al fenomeno, migliorando così la risposta alla violenza e favorendo di conseguenza il suo decrescere. Il suo conseguimento sarà possibile agendo principalmente sui quattro assi d’intervento già identificati dalla Convenzione di Istanbul". Ovvero: "Prevenzione, protezione, perseguimento e politiche coordinate e declinati nel contesto cantonale: l’informazione e la sensibilizzazione, la formazione dei professionisti, la gestione delle minacce – con un lavoro parallelo a tutela delle vittime e di gestione degli autori – e la cura particolare e globale della posizione dei minori nelle dinamiche di violenza domestica".
Il Piano cantonale, riprende Andreotti, «permette anzitutto di avere un quadro della situazione: il contesto legislativo, quanti e quali enti operano in Ticino nel campo della consulenza e della prevenzione in generale, quali misure e strategie sono già adottate, da adottare e auspicabili». Nel suo primo anno di applicazione, rileva la direttrice della Divisione giustizia, «sono nate diverse iniziative nel cantone volte a sensibilizzare al tema della violenza domestica. Penso ad esempio agli incontri e alle conferenze promosse in queste settimane dal Centro professionale tecnico di Lugano-Trevano. Ripeto, le iniziative sono molte e anche spontanee. E sono state stimolate anche dal Piano d’azione cantonale, che consentirà inoltre un miglior coordinamento fra i diversi attori, istituzionali e non, dediti alla prevenzione e alla repressione del fenomeno».
Sfuma intanto l’idea di proporre una legge cantonale ad hoc, una legge sulla violenza. «Considerate anche le disposizioni del Codice penale e di quello civile entrate in vigore nel 2020, che accrescono la protezione delle vittime di violenza, e l’esistenza di un Piano cantonale, reputiamo, come Divisione giustizia, che non sia più necessaria una legge ticinese. Suggeriamo – continua Andreotti – di inserire delle norme specifiche nella nuova legge cantonale sulla polizia, il cui progetto di riforma è stato messo in consultazione in luglio dal Consiglio di Stato».