Ticino

Violenza domestica, il Piano d’azione cantonale un anno dopo

Il governo ha approvato l’aggiornamento e presentato il bilancio della strategia per contrastare il grave fenomeno. Critico il collettivo ‘Io l’8’

(Ti-Press)
23 novembre 2022
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«Gli sforzi intrapresi dalle istituzioni e dalla società civile nell’ultimo anno contro la violenza domestica sono rilevanti e sono stati indirizzati sia a chi è direttamente confrontato con questo fenomeno, sia alla società nel suo insieme». Con la consapevolezza che per agire in maniera efficace «occorre favorire un cambiamento soprattutto culturale orientato alla parità». È con queste valutazioni che il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi – affiancato dai due colleghi di governo Raffaele De Rosa e Manuele Bertoli – ha introdotto in conferenza stampa la presentazione dell’aggiornamento del ‘Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica: misure, implementazione e attuazione’ approvato dal Consiglio di Stato a un anno di distanza dalla sua entrata in vigore.

«Lo scorso anno abbiamo voluto dare un segnale forte nell’ottica di collaborare con i vari partner istituzionali e con la società civile per affrontare questa tematica», ha detto Gobbi. L’obiettivo principale con cui è nato il Piano d’azione cantonale, ha ricordato, «è di rendere strutturale il sistema di prevenzione e di contrasto alla violenza domestica, migliorando la risposta alla violenza e favorendo di conseguenza il suo decrescere». Per raggiungere tale obiettivo sono stati definiti quattro assi di intervento, fondati sulla strategia "delle quattro P": Prevenzione attraverso la sensibilizzazione e la formazione dei professionisti; Protezione delle vittime; Perseguimento degli autori; e Politiche coordinate. «Perché non bisogna pensare per compartimenti stagni – ha sottolineato Gobbi riferendosi all’ultimo punto –, ma in modo trasversale». Una collaborazione da rafforzare «visto che spesso si rimprovera alle autorità e alle istituzioni cantonali di essere poco attive, anche se in realtà ognuno fa molto nei propri ambiti».

Dipartimento istituzioni: la modifica della Legge di polizia tiene conto del problema

E nell’ambito delle misure più prettamente di competenza del Dipartimento istituzioni (Di), quindi sull’asse del "perseguimento", Gobbi ha innanzitutto messo l’accento sulla modifica della Legge cantonale di polizia, ora in elaborazione dopo la consultazione pubblica, «che sarà finalizzata tenendo conto delle osservazioni svolte da chi si occupa di violenza domestica». Legge in cui ad esempio è stato introdotto «il processo di gestione delle minacce con l’obiettivo di riconoscere segnali premonitori e comportamenti specifici per valutare la probabilità del passaggio all’atto e prevenirlo, anche in ambito di violenza domestica», ha spiegato Gobbi, rammentando come già oggi la Polizia cantonale per il tramite del Gruppo di prevenzione e negoziazione si occupi di autori di violenza domestica. Il direttore del Di ha poi tenuto a ribadire l’importanza del lavoro svolto con persone violente condotto dall’Ufficio dell’assistenza riabilitativa della Divisione della giustizia: «A cavallo tra il 2021 e il 2022 è stato costituito all’interno dell’Ufficio un gruppo specialistico di operatori sociali per la presa a carico degli autori di violenza domestica. Tra gli obiettivi c’è la diminuzione della recidiva, favorendo quindi anche una maggior protezione delle persone coinvolte nella violenza domestica». Trentatré, nell’ultimo anno, i partecipanti alla specifica formazione antiviolenza, di cui 7 uomini indirizzati dal Ministero pubblico nelle situazioni di sospensione del procedimento penale e 15 a titolo volontario, «a dimostrazione della bontà di questa azione», ha commentato Gobbi.

Dal 1° gennaio di quest’anno, ha inoltre ricordato il direttore del Di, è possibile per la vittima di stalking e violenza domestica far dotare l’autore di un dispositivo elettronico ("braccialetto") per monitorare a posteriori i suoi spostamenti. Una misura di carattere civile e non penale che deve essere richiesta dalla vittima. Ad oggi però «non è mai stata ordinata», ha affermato Gobbi, aggiungendo che a gennaio 2023 è prevista la visita in Spagna per meglio conoscere il sistema adottato nel paese per la "sorveglianza attiva": «Un tema di cui si discute da tempo ma che non è scontato implementare a causa della frammentazione istituzionale svizzera. Vista la diversa giurisdizione tra catoni, il monitoraggio in tempo reale deve trovare una condivisione non solo a livello interno cantonale ma anche tra i cantoni», ha osservato Gobbi.

Dipartimento Sanità e socialità: prevenzione e protezione consolidate

A concernere il Dipartimento sanità e socialità diretto da Raffaele De Rosa, come da lui stesso illustrato, sono soprattutto gli assi della prevenzione e della protezione. «Le misure presentate nel Piano d’azione 2021 sono state in maggior parte realizzate – ha reso noto De Rosa –. Nel frattempo ne sono anche state individuate di nuove», ha specificato. Sul fronte della prevenzione, tra l’elenco fatto da De Rosa figurano il consolidamento del progetto "Face-à-Face" per minori e giovani adulti autori di violenza «che permette di ridurre la recidiva in caso di violenza giovanile fino all’80%». Il progetto di incontri con comunità straniere per informazione e prevenzione. Ma anche quello denominato "Viva Voce", per la formazione di professionisti in ambito sociale, «volta a rafforzare la partecipazione attiva e l’ascolto dei minori nell’elaborazione dei loro progetti di vita». Tra le nuove misure in fase di studio e da implementare nel 2023 ci sono ad esempio la partecipazione all’organizzazione di una giornata cantonale di sensibilizzazione e quella alla formazione per interpreti e mediatori culturali nonché per avvocati e praticanti.

Sul fronte della protezione, de Rosa ha citato la creazione del numero unico 0800 866 866 per il Servizio di aiuto alle vittime; il potenziamento del personale delle Case protette e il monitoraggio della loro occupazione per valutazione del bisogno (occupazione media nel primo semestre del 2022: 59,5%). «Abbiamo anche proceduto a un aumento del numero dei giorni riconosciuti in struttura protetta (da 21 a 35) e allineato i contributi per le vittime minorenni come per le mamme (a 80 franchi), riducendo pure la retta per la permanenza a partire dal 36esimo giorno». Di rilievo anche lo sviluppo e l’applicazione di un protocollo di presa a carico delle vittime di violenza domestica nei Pronto soccorso dell’Ente ospedaliero cantonale. Tra le nuove misure in fase di studio in questo ambito, si trova la promozione di un alloggio di transizione e di un accompagnamento alla gestione del quotidiano per le donne dopo la protezione: «Una soluzione intermedia tra le case protette e gli appartamenti autonomi». Quanto alle criticità, De Rosa ha lamentato la lentezza per la realizzazione di un numero di telefono unico a tre cifre per l’aiuto alle vittime, la cui competenza è nazionale: «Dopo il via libera del Consiglio federale abbiamo constatato che il progetto sta prendendo troppo tempo. Riteniamo sia prioritario e auspichiamo veramente si possa procedere con più celerità».

Dipartimento educazione, cultura e sport: la buona base del sistema formativo

Per quanto riguarda l’intervento del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs), «il focus viene messo sull’ambito formativo – ha spiegato il suo direttore Manuele Bertoli –. La formazione è fondamentale per generare il cambiamento culturale necessario». A scuola, ha ripreso, «ci sono una serie di aspetti e valori che vengono veicolati e riconosciuti dai Piani di studio. Penso all’ascolto, al rispetto dell’altro, alla gestione della diversità, alle pari opportunità, alla capacità di gestione dei conflitti. Sono elementi propri del sistema formativo da sempre, e sono una buona base su cui costruire anche un’attenzione sul fenomeno della violenza domestica che questi valori li calpesta».

Tra le misure del Piano d’azione riguardanti la scuola ticinese Bertoli ha citato la volontà di estendere i docenti mediatori nelle scuole post-obbligatorie, «figure a cui gli allievi possono rivolgersi». Ma anche l’attivazione poco più di un anno fa di Antenne «per aiutare i docenti a individuare i segnali che potrebbero essere indicatori di una violenza subita nell’ambio familiare». Il direttore del Decs ha poi ricordato un’iniziativa nel settore della formazione professionale: «Gli studenti e i docenti del Centro professionale tecnico di Bellinzona hanno realizzato sull’arco di 10 giorni nella primavera scorsa una mostra, momenti di discussione, uno spettacolo teatrale e diversi interventi di enti e associazioni attivi sul territorio attorno al tema della violenza domestica». Un accenno l’ha dedicato anche al progetto "Batticuore" volto a mettere in luce il fenomeno della violenza all’interno delle giovani coppie, «purtroppo in aumento», realizzato in collaborazione con Radix.

«Il Piano d’azione – ha detto in conclusione Gobbi – ha permesso di strutturare delle risposte frammentate che in parte erano già presenti, creando un quadro istituzionale contro il fenomeno della violenza. E al contempo ha dato uno slancio a nuove iniziative per un’azione coordinata e congiunta. La popolazione deve riporre fiducia nello Stato – ha esortato – perché nel contrasto al fenomeno le istituzioni ci sono. Ci sono e sostengono, aiutano, proteggono le vittime, e puniscono gli artefici di violenza».

Io l’8 ogni giorno

Critiche dal collettivo femminista: mancanza di volontà per misure realmente efficaci

Di avviso opposto è invece il collettivo femminista ‘Io l’8 ogni giorno’, che dopo la conferenza stampa del governo ha espresso forti critiche nei suoi confronti tramite un comunicato stampa: «A un anno dalla presentazione del Piano d’azione cantonale contro la violenza domestica ci vediamo costrette a esprimere nuovamente la nostra delusione e la nostra rabbia per l’incapacità – anzi la mancanza di volontà – del Cantone a mettere in campo risorse, strumenti e misure realmente efficaci». L’elenco delle recriminazioni è lungo: «Non c’è ancora nessun numero unico anti-violenza a livello cantonale»; «i posti letto nelle case delle donne restano ancora insufficienti»; «non vi è stato nessun reale rafforzamento dei servizi di accompagnamento e di consulenza»; «è ancora una volta rimasta inascoltata la nostra proposta di creare un reddito transitorio di emergenza per facilitare i percorsi di uscita da situazioni di violenza domestica». E ancora: «Vogliamo braccialetti a sorveglianza attiva, collegati a dispositivi salvavita per le donne, secondo il modello applicato con buoni risultati in Spagna»; «occorrono campagne di prevenzione e informazione capillari e martellanti»; «serve l’attivazione immediata di un sistema di codice rosa come avviene in altri paesi, la creazione di punti di ascolto all’interno degli ospedali e delle strutture mediche». Il collettivo conclude domandando: «Quanto vale, per il nostro Cantone, la vita delle donne? Lo abbiamo già chiesto lo scorso anno senza ottenere risposta e allora riformuliamo la domanda: ‘Quante sono le risorse che il Cantone destina alla prevenzione e alla lotta contro le violenze sulle donne? Quante nuove risorse intende erogare?’».