Il Consiglio di Stato non ritiene al momento necessario potenziare la Procura con personale dedito a questo strumento previsto dal Codice di procedura
Dati alla mano, in Ticino la conciliazione in ambito penale funziona: il Consiglio di Stato ritiene quindi non necessario, allo stato attuale, potenziare il Ministero pubblico con personale dedito a questo strumento previsto dal Codice di procedura penale. Insomma, l’odierna situazione è "adeguata". Ragion per cui invita il Gran Consiglio a respingere la mozione presentata dalla democentrista Roberta Soldati e sottoscritta da Sabrina Aldi (Lega), dalle deputate del Centro/Ppd Maddalena Ermotti-Lepori e Sabrina Gendotti, da Cristina Gardenghi dei Verdi, dalla socialista Daria Lepori e dal liberale radicale Matteo Quadranti.
In base all’articolo 316 del Codice di procedura penale, ricorda il governo, se il procedimento concerne reati perseguibili a querela di parte, il procuratore pubblico può convocare il querelante e l’imputato a un’udienza di conciliazione. La mancata comparizione del querelante vale quale ritiro della querela. "Le fattispecie al centro delle procedure conciliative – prosegue il Consiglio di Stato – sono costituite, nella stragrande maggioranza dei casi, da reati contro l’onore: ingiurie, diffamazioni e calunnie, contestuali a liti di vicinato ma anche molestie telefoniche" non ancora configuranti il reato di coazione o lo stalking. Non tutti gli illeciti perseguibili a querela di parte sono però oggetto di procedura conciliativa: infatti "compete al procuratore pubblico valutare, in base al suo potere di apprezzamento, la situazione e, se del caso, convocare le parti per la conciliazione". Se quest’ultima avviene, è allora messa a verbale e l’accordo è firmato dagli interessati: il Ministero pubblico abbandona così il procedimento. Se non c’è conciliazione, il pp avvia l’istruttoria. "Va rilevato – tiene a evidenziare l’Esecutivo – che ogni conciliazione riuscita permette al procuratore pubblico (e alla Polizia cantonale) di evitare l’esecuzione di atti istruttori. Inoltre in caso d’intesa fra le parti il magistrato non dovrà redigere alcuna decisione: decreto d’accusa, decreto di non luogo a procedere o d’abbandono. Il risparmio di tempo è pertanto significativo".
Dalla fine del 2018 è attivo in seno al Ministero pubblico un segretario giudiziario – "giurista e d’esperienza" – che si occupa a tempo pieno della conciliazione in ambito penale. I procuratori pubblici propongono la conciliazione ogni qual volta la considerano possibile e gli trasmettono i relativi incarti per l’udienza. "Nel corso del 2018 (tre mesi) e durante l’intero 2019 gli incarti oggetto di conciliazione – spiega ancora il Consiglio di Stato – sono stati 311: nel 90,7% vi è stato accordo fra le parti". Nel 2020 gli incarti sono stati "293" e la percentuale di conciliazioni riuscite "ammonta al 90,2%", mentre lo scorso anno 284 sono stati gli incarti oggetto di conciliazione, riuscita nell’88% dei casi. "Da indicazioni del Ministero pubblico, il 95% circa dei casi sottoposti a conciliazione" proviene dalla sezione di procuratori pubblici impegnati nel perseguimento dei cosiddetti reati di polizia (tutti gli illeciti non finanziari), "la quale tratta la maggior parte dei reati perseguibili a querela di parte". Il 5% circa degli incarti proviene dalla sezione del Ministero pubblico che persegue i reati economici e finanziari, sezione che "si occupa quasi esclusivamente di reati perseguibili d’ufficio".
Non tutte le fattispecie con alla base un reato a querela di parte, ribadisce il governo, "si prestano di primo acchito alla conciliazione. In determinati casi, poi, vi sono fatti sussumibili contemporaneamente non solo sotto reati perseguibili a querela di parte ma anche d’ufficio". Riconoscendo la potenzialità dello strumento della conciliazione nel contesto penale e gli sforzi della Direzione del Ministero pubblico per favorire i tentativi di conciliazione, con il "conseguente sgravio per l’apparato giudiziario da casi di semplice risoluzione", il Consiglio di Stato reputa "adeguata" l’attuale situazione.