Consegnate in Cancelleria di Stato le firme per chiederne l’abolizione. Gli iniziativisti mirano a ‘una scuola dell’obbligo con più giustizia sociale’
Ottomila firme per chiedere di abolire un sistema "discriminatorio". Sta in questo aggettivo la principale motivazione che ha portato un buon numero di cittadini a sottoscrivere l’iniziativa popolare "Basta livelli nella scuola media" lanciata dal sindacato Vpod e sostenuta dalla maggior parte dei partiti di sinistra e da alcuni rappresentanti della società civile. Grande la soddisfazione del comitato promotore per la riuscita dell’iniziativa, che stamattina ha riunito in piazza alcuni suoi membri in occasione della consegna delle firme – mille in più di quelle necessarie – alla Cancelleria dello Stato.
L’essenza della proposta di modifica legislativa riguarda la sostituzione della divisione degli allievi per livelli in tedesco e matematica, che avviene nel secondo biennio in base alle note, con un insegnamento fatto per gruppi eterogenei. L’obiettivo è di "creare più giustizia sociale e culturale nella scuola dell’obbligo ticinese, abolendo la separazione precoce degli allievi in terza e quarta media", si legge nel testo della raccolta firme, che spiega come i corsi B siano frequentati maggiormente da allievi di estrazione sociale medio-bassa. Una separazione definita "precoce", che "spesso blocca la crescita scolastica di ragazze e ragazzi in fase di maturazione, penalizzandoli nell’accesso alle scuole postobbligatorie e al mondo del lavoro". Con l’iniziativa si punta pertanto a "rafforzare l’istruzione di base in Ticino nell’interesse di tutta la società e dell’economia cantonale".
«Abbiamo riscontrato l’importante partecipazione di una parte di genitori e di giovani che hanno vissuto molto male la questione dei livelli nella loro esperienza e che quindi erano molto interessati a firmare l’iniziativa – ha rilevato il segretario cantonale Vpod Raoul Ghisletta –. Sicuramente questo denota l’esistenza di un problema profondo che crea anche sofferenza. È importante che se ne parli e che si trovino delle alternative». Secondo Marcello Ostinelli del comitato direttivo della Società demopedeutica l’iniziativa ha già raggiunto un risultato importante che è quello di mettere sul piano del dibattito pubblico il tema dei livelli: «Sono state presentate anche altre proposte, tra cui qualcuna che dovrà essere meglio chiarita come quella del Plr, mentre altre arriveranno dal Centro e dei direttori di scuola media. Dopo l’estate sarà quindi il momento di iniziare a fare una discussione approfondita per cercare di trovare una soluzione confacente e accettabile da più parti».
Felice dell’esito anche il copresidente del Partito socialista Fabrizio Sirica: «La raccolta firme è andata molto bene specialmente fuori dalle scuole elementari, quindi con mamme e papà di bambini piccoli che sono forse la fascia più preoccupata per il futuro. Molti genitori hanno anche dato spontaneamente una mano auto-organizzandosi e raccogliendo un migliaio di sottoscrizioni». Contenta si è detta pure la compagna di partito e di Gran Consiglio Daniela Pugno Ghirlanda, presidente della Commissione formazione e cultura, «per aver potuto parlare con le persone che ritengono ingiusto il sistema dei livelli e per aver potuto spiegare loro che la scuola ha le possibilità per integrare tutti senza perdere nella qualità della formazione». E se si desidera una vera crescita di tutti, ha puntualizzato, «è fondamentale che ogni allievo sia stimolato dagli interventi degli altri». Il riferimento, insomma, è al concetto di eterogeneità.
«C’è stata grande adesione anche da parte di persone di una certa età che ritengono che questa modalità d’insegnamento non funzioni più – ha dal canto suo evidenziato Maura Mossi-Nembrini, di Più Donne –. E questo è vero non solo all’interno della scuola media ma anche per le medie superiori, dove molti ragazzi che vi accedono grazie ai livelli A ad un certo punto non riescono a proseguire il percorso e rischiano di diventare concorrenziali nei posti di apprendistato con i giovani provenienti dai livelli B. È un paradosso. Quello che serve è una scuola media più forte per tutti». A sollevare un ulteriore aspetto legato al concetto di ingiustizia è stata l’altra granconsigliera di Più Donne Tamara Merlo: «Originariamente l’idea era che la maggior parte degli alunni frequentasse i livelli di base, mentre solo i più dotati i corsi attitudinali. Poi però la situazione si è ribaltata, e ora solo chi ha più difficoltà si trova segregato nei corsi B».
Concordi nelle valutazioni i tre rappresentanti più giovani del comitato iniziativista presenti alla consegna delle firme: «L’obiettivo dell’iniziativa è di abolire un sistema che va a ripercuotersi negativamente su tutto l’apparato studentesco – ha sostenuto Monica Müller, del Sindacato indipendente studenti e apprendisti (Sisa) –. È molto importante riuscire a superare i livelli e con loro la selezione sociale che alimentano». A ribadire il concetto Angelica Forni, della Gioventù comunista: «Ci siamo accorti che è un’iniziativa molto sentita dalla popolazione perché i livelli A e B rappresentano un ostacolo a una scuola che sia veramente equa e democratica. Si tratta di un sistema discriminatorio perché favorisce la selezione sociale all’interno delle scuole, peraltro in età ancora non abbastanza mature». Sulla stessa lunghezza d’onda Niccolò Mazzi-Damotti, della Gioventù socialista: «Nonostante i diversi temi rilevanti attualmente al centro dell’attenzione, quello dei livelli è risultato comunque molto sentito dalla popolazione. Si è capita l’importanza di abolirli per garantire un futuro ai giovani che intraprendono una formazione dopo la scuola media, spesso pregiudicata dall’attuale sistema». Sostegno alla raccolta firme è stato dato anche dal Forum alternativo e dal Partito operaio e popolare.