Lo chiede un’iniziativa elaborata dell’Mps. Movimento che inoltre lunedì in Gran Consiglio presenterà 5 emendamenti per aiuti allo studio fino ai 60 anni
Una modifica di cui "non bisogna certo esagerare la portata", ma che permetterebbe di "arricchire di competenze ed esperienza le discussioni in Gran Consiglio e nelle commissioni sui temi della scuola", oltreché di "eliminare una disparità di trattamento, dal punto di vista dei diritti, di cui sono vittime alcune migliaia di cittadine e cittadini del cantone". Sono gli effetti che secondo i tre deputati Mps avrebbe l’abolizione dell’articolo di legge che sancisce l’incompatibilità tra la funzione di docente con grado d’attività superiore al 50% e quella di membro del Gran Consiglio. Proposta avanzata dal Movimento in un’iniziativa parlamentare elaborata.
"L’attuale articolo 83a della Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti (Lord) – si legge nell’atto parlamentare – prevede espressamente l’incompatibilità tra la carica di membro del Gran Consiglio e l’attività di docente, superiore al 50%, nelle scuole cantonali". Una questione "che ritorna ed è ritornata a più riprese nella discussione politica", anche perché, scrivono gli iniziativisti, "come noto, questa incompatibilità riguarda solo pochi cantoni. Gli anni più recenti, tuttavia, hanno visto acuirsi il problema della rappresentanza degli insegnanti e della possibilità che persone appartenenti a questa categoria possano partecipare attivamente, direttamente e a pieno titolo alle attività legislative cantonali". I docenti, prosegue il testo, hanno lamentato la scarsa attenzione che la classe politica riserva loro, alle loro prese di posizione, alle loro proposte, e questo "in particolare nelle diverse discussioni sulle riforme della scuola (pensiamo al progetto di riforma ‘La scuola che verrà’, ma anche alla recente discussione sulla proposta di sperimentazione di insegnamento senza livelli)".
L’attuale articolo 83a "permette di risolvere individualmente la questione rinunciando a metà della propria occupazione", concedono i tre granconsiglieri, "ma si tratterebbe di rinunce definitive che non tutte e tutti – anche per le rispettive condizioni familiari – possono sopportare". Il fatto che diversi docenti siano diventati membri del Gran Consiglio solo in fase di prepensionamento, o dopo il pensionamento completo, secondo l’Mps "testimonia delle difficoltà che questa soluzione comporta". Alla luce di tali considerazioni, gli iniziativisti propongono di abrogare il citato articolo di legge che recita: "La funzione di docente di una scuola cantonale con un grado di occupazione fino al cinquanta per cento è compatibile con la carica di deputato al Gran Consiglio".
"Finché a una persona viene chiesto di lavorare, a questa persona deve essere pure offerta la possibilità di formarsi", aveva detto su queste colonne la scorsa settimana il deputato Mps Matteo Pronzini, contestando il compromesso a cui è giunto il rapporto sottoscritto all’unanimità dalla Commissione parlamentare formazione e cultura che chiede di alzare l’età massima per accedere agli aiuti allo studio, e quindi alla formazione professionale, dagli attuali 40 anni ai 55. La discussione si era aperta in parlamento nell’ambito del dibattito sul messaggio governativo Pro San 2021-2024 lo scorso 23 febbraio, dove era passato un emendamento Mps che proponeva di alzare l’età massima a 62 anni nel settore sociosanitario. A seguito di un’iniziativa parlamentare del Ps che chiedeva un innalzamento in tutti i settori a 60 anni, e un successivo messaggio del governo che invece auspicava di limitarsi ai 50, la ‘Formazione e cultura’ è giunta appunto al compromesso dei 55 anni. Ma l’Mps non ci sta e ha quindi elaborato cinque emendamenti che saranno discussi nella seduta di lunedì in Gran Consiglio. Emendamenti che intendono modificare la legge sugli aiuti allo studio (Last) in modo che le borse di studio, i sostegni alla formazione professionale, l’aiuto al perfezionamento linguistico, l’assegno di formazione terziaria possano essere richiesti da coloro che "nel corso dell’anno civile d’inizio della formazione non hanno ancora compiuto o non compiono il sessantesimo anno d’età", e non "il cinquantacinquesimo", come propone il rapporto commissionale.