Le associazioni economiche sono per il Sì al referendum del 15 maggio sul pareggio di bilancio entro il 2025 da raggiungere con interventi sulla spesa
Le associazioni economiche ticinesi si schierano per il Sì al referendum sul Decreto Morisoli, che prevede il raggiungimento del pareggio del conto economico entro il 2025 agendo prioritariamente con misure di contenimento della spesa, in votazione il prossimo 15 maggio 2022.
Secondo la Camera di Commercio del Canton Ticino (Cc-Ti) nel comunicato odierno, il decreto non taglia alcuna spesa né penalizza le fasce più deboli, e non riduce nessun aiuto rispetto a quanto previsto dalle leggi attualmente in vigore.
Per il mondo economico ticinese, si tratta "semplicemente" di un’opera di risanamento delle finanze pubbliche spendendo "con più oculatezza" i soldi dei contribuenti senza un aumento delle imposte. E, d’altra parte, con il decreto in votazione si intende evitare che, come accade oggi, lo Stato spenda più di quanto incassi e di utilizzare invece meglio le risorse necessarie intervenendo in modo "mirato ed equilibrato" dove necessario.
"Impiegare con maggiore senso di responsabilità le risorse messe a disposizione dello Stato dai cittadini e dalle imprese è un dovere anche verso le generazioni future", sostengono gli imprenditori ticinesi, secondo i quali "la presunta ‘macelleria sociale’ sbandierata dai referendisti è pura demagogia": secondo la Cc-ti, "non vi saranno tagli nel sociale, nella sanità, nella formazione e in generale nei servizi al cittadino, settori per i quali la crescita della spesa è al contrario costante".
Per le associazioni economiche contenere la spesa vuol dire non tagliarla, ma utilizzare in modo più ponderato i mezzi a disposizione per fare in modo che essa cresca più lentamente. "L’aumento incontrollato della spesa è spesso legato a decisioni politiche più dettate da un calcolo opportunistico che da reali necessità", sostiene la Cc-ti, per la quale la situazione delle finanze cantonali rimane "fragile" anche se le manovre di rientro hanno avuto successo nel riequilibrare i conti pre-pandemici dello Stato.
È un fatto però, sostengono le associazioni economiche, che oggi le tre voci sulle quali si può agire con misure di contenimento, ovvero la spesa per i dipendenti pubblici, per il funzionamento della macchina dello Stato e per i sussidi, in dieci anni sono aumentate di oltre il 30%, ovvero di 709 milioni di franchi. Stesso discorso per il carico fiscale per i contribuenti ticinesi, che dal 2010 è aumentato di 364 milioni di franchi in un decennio. E, ancora, per le varie tasse (non imposte) aumentate senza necessità di consultazione popolare (voce "spesso ignorata" secondo la Cc-ti) e che sono lievitate di 63 milioni di franchi rispetto al 2010.
Per gli imprenditori ticinesi è "significativo" che i salari e i costi derivanti dai salari degli impiegati pubblici non riescono a essere coperti con le imposte pagate dai contribuenti ticinesi (senza tenere conto delle imprese).
In questo contesto, sostengono gli attori del mondo economico, è "più che ragionevole" sostenere una proposta che mira a limitare l’aumento incontrollato della spesa, senza toccare le fasce più deboli e le necessità manifeste, che obbliga a utilizzare i soldi dei contribuenti solo per interventi necessari e che impedisce aumenti di imposte che colpirebbero in maniera importante le cittadine, i cittadini e le aziende.
Per la Cc-ti le accuse al mondo economico di "avere sfruttato lo Stato durante la pandemia", tagliandone ora le risorse sono "strumentali" e non hanno alcun fondamento per tre motivi: primo, perché i crediti concessi alle aziende andranno rimborsati e "non costituiscono regali"; secondo, perché "non sono stati regali" nemmeno gli aiuti Ipg e del lavoro ridotto, essendo comunque assicurazioni finanziate con i mezzi delle aziende e dei dipendenti a tutela dei posti di lavoro; infine, perché è "più che dovuta" l’indennità percepita a fondo perduto da chi per decisione e ordine dell’Autorità è stato costretto a chiudere e non ha potuto esercitare la propria attività.
Per questi motivi, in conclusione, le associazioni economiche sostengono il Sì al Decreto legislativo "per il pareggio del conto economico del Cantone entro il 31 dicembre 2025, con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni", in votazione il prossimo 15 maggio 2022.