Cassa malati, il Ps interpella il Consiglio di Stato. Mentre la Lega ‘sta valutando’ il lancio di un’iniziativa popolare per agire sul piano fiscale
Contro il prospettato importante aumento dei premi di cassa malati per il prossimo anno, scende in campo una parte (al momento) della politica ticinese. I socialisti con un’interpellanza – primo firmatario il capogruppo in parlamento Ivo Durisch – rivolgono al Consiglio di Stato una ventina di domande: chiedono fra l’altro cosa intenda fare "a livello cantonale e federale" per mitigare l’impatto dell’incremento sulle economie domestiche e quali "misure concrete" abbia in mente per contenere l’offerta di quelle prestazioni sanitarie non soltanto "non necessarie", ma pure "costose". La Lega invece "sta valutando", segnala ‘il Mattino’, il lancio in Ticino di un’iniziativa popolare per agire sul piano fiscale, poiché, scrive il direttore del domenicale e consigliere nazionale Lorenzo Quadri, "la questione della deducibilità integrale dei premi di cassa malati dalle imposte deve tornare sul tavolo. Obiettivo: dare una mano al ceto medio".
Che l’anno prossimo ci sarà un rialzo sembra ormai assodato, soprattutto dopo le indicazioni in tal senso giunte di recente dall’Ufsp, l’Ufficio federale della sanità pubblica. Sono saliti i costi della salute: nel 2021 del 5,1 per cento, rilevano le associazioni mantello degli assicuratori malattia santésuisse e curafutura. Ancora però non è chiaro come questo aumento dei costi si rifletterà sulla crescita degli importi dei premi. Al riguardo l’Ufficio federale non si è sbilanciato: nessuna quantificazione, nessuna ipotesi. Restano allora le indiscrezioni giornalistiche e così qualche settimana fa è stata ventilata (‘Le Matin Dimanche’ e Ats) un’impennata del 7, forse del 9 per cento. Fatto sta che "se di solito la doccia era fredda, oggi è gelida", annota Durisch. È gelida non solo per l’aumento dei premi di cassa malati, "ma anche perché parallelamente ci aspetta un robusto incremento del prezzo di tutti i beni di prima necessità: dall’energia elettrica al gas, dalla benzina alla carne, ai latticini fino al pane".
E così, prosegue l’interpellanza del Ps, "la domanda che molte famiglie si pongono è come riuscire ad arrivare alla fine del mese". Peraltro, si ricorda nell’atto parlamentare, "la fattura dei premi di cassa malati è una di quelle che pesano di più! Il ceto medio si ritrova schiacciato tra l’inflazione da una parte e la stagnazione dei salari dall’altra". Nel 2003 "il premio di cassa malati per una famiglia con due figli ed entrambi i genitori che lavoravano rappresentava (considerando il salario mediano e i premi medi di riferimento) l’8% del budget famigliare, oggi con gli aumenti prospettati si potrebbe arrivare al 13%". Di più: "Sempre prendendo in considerazione il salario mediano, questa famiglia oggi non ha diritto ai sussidi di cassa malati". Diventa quindi "urgente dare una risposta ai cittadini, ad esempio limitando al 10% l’incidenza dei costi relativi ai premi di cassa malati sul budget famigliare, così come chiede un’iniziativa nazionale del Partito socialista e come chiede anche una nostra iniziativa parlamentare pendente in Commissione sanitaria" del Gran Consiglio. Inoltre "è necessaria informazione e trasparenza per quanto riguarda sia le prestazioni sanitarie erogate (numero e costo), sia il numero di operatori sanitari". Ciò perché, si afferma, "le cifre non ci tornano, infatti abbiamo trovato delle discrepanze tra il numero dei medici riportato nel Rendiconto statistico del Consiglio di Stato e quello riportato dall’Ufficio di statistica. Mentre purtroppo per quanto riguarda i dati sulla spesa sanitaria il sito cantonale dell’Ufficio di statistica si ferma al 2003". Spesa il cui contenimento "non può prescindere dai lavori sulla pianificazione ospedaliera cantonale, così come non può prescindere da una pianificazione adeguata al bisogno", sostiene il capogruppo del Ps in Gran Consiglio. Al governo i socialisti chiedono dati sull’"evoluzione (anno per anno) del numero dei medici e delle farmacie dal 2000 a oggi (in numero assoluto e pro capite)", a quale stadio "si trovano i lavori per la pianificazione ospedaliera" e come "intende regolare l’offerta di prestazioni sanitarie a livello ambulatoriale oltre a quanto deciso a livello federale (ad esempio con la regolazione dell’ammissione di medici)". E ancora: "La pianificazione delle attrezzature medico-tecniche di diagnosi e di cura a tecnologia avanzata o particolarmente costose (clausola del bisogno) funziona?" Quale la loro evoluzione "dal 2000 a oggi"? Vi sono "doppioni"?.
Dal Ps alla Lega. Per Quadri, "un aumento dei costi del 5,1 per cento sull’arco di due anni ben difficilmente può spiegare un’impennata dei premi tra il 2022 e il 2023. Tanto più che in questi primi mesi dell’anno non si vede chissà quale esplosione dell’attività ospedaliera dovuta al recupero degli interventi rinviati a causa della pandemia". E dunque: "Altro che mettere le mani nelle tasche dei cittadini con aumenti stratosferici di premio. Gli assicuratori devono prima restituire le riserve in eccesso". Le casse malati "dispongono infatti di riserve per circa 12 miliardi di franchi, quando il minimo legale, pur calcolato in modo generoso, ammonta a circa 4,3 miliardi". E qui il deputato leghista al Nazionale richiama, sempre dalle colonne del ‘Mattino’, la propria mozione, sulla quale il plenum del Consiglio degli Stati si pronuncerà a breve, che chiede "di rendere obbligatoria (non solo facoltativa come ora) la restituzione di queste riserve eccedentarie agli assicurati, tramite sconti sui premi".
Se la partita si gioca soprattutto a Berna, essendo federale la LAMal, la legge sull’assicurazione malattie, ci sarebbero comunque "margini di intervento" sul piano cantonale per attenuare le conseguenze del rialzo dei premi. Ed "è tempo di sfruttarli", scrive Quadri. Il movimento di via Monte Boglia "pensa a un’iniziativa popolare". Per la deducibilità – integrale – dalle imposte dei premi di cassa malati "effettivamente pagati".