Il deputato socialista propone una modifica per ‘mettere al sicuro dai rischi finanziari i 15mila assicurati dell’Ipct senza garanzie’
In vista della sessione del Gran Consiglio al via lunedì prossimo, al cui ordine del giorno figura anche il dibattito sul complesso dossier relativo al risanamento dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (Ipct), dopo i quattro emendamenti preannunciati da Matteo Pronzini a firma Mps, anche il deputato socialista Raoul Ghisletta ne presenta uno. Teso a rafforzare la soluzione del rapporto complementare del Consiglio di Stato al messaggio 7’748 e del rapporto della commissione parlamentare della Gestione – che liberano una riserva di contributi del datore di lavoro per 700 milioni di franchi –, l’emendamento proposto da Ghisletta ha lo scopo di "mettere al sicuro dai rischi finanziari i 15mila assicurati dell’Ipct senza garanzie e l’Ipct stesso, i quali non hanno responsabilità di sorta nel problema del finanziamento delle garanzie determinate dalla norma transitoria dell’articolo 24 della legge sull’Ipct votata dal Gran Consiglio" una decina di anni fa.
In virtù di tale norma, in vigore dal 1° gennaio 2013, il parlamento ha infatti garantito i diritti acquisiti agli assicurati che al 31 dicembre 2012 avevano un’età di 50 anni o più, in caso di pensionamento anticipato o vecchiaia tra i 58 e i 65 anni, dopo l’entrata in vigore della modifica di legge. Dunque ha garantito loro l’importo annuo di pensione stabilito al 31 dicembre 2012. "È evidente – scrive Ghisletta – che non è possibile far pagare queste garanzie alle assicurate e agli assicurati che non ne beneficiano, ossia farle pagare a coloro che al 31 dicembre 2012 avevano un’età di meno di 50 anni o che sono stati assicurati successivamente dall’Ipct (assicurati in primato di contributi senza garanzie)".
Da qui, secondo il parlamentare e sindacalista della Vpod, la necessità di un piano di intervento del Cantone per coprire il disavanzo tecnico creato all’Ipct da tali garanzie concesse dal Gran Consiglio. "Il messaggio 7’784 del governo del 15 gennaio 2020 – ripercorre l’iter il deputato socialista – prevedeva di riconoscere all’Ipct una somma di 500 milioni di franchi, che non sarebbe stata versata nell’immediato: il riconoscimento di debito avrebbe colmato il buco nella copertura e avrebbe permesso all’Ipct di ricevere nei prossimi anni da parte del Cantone interessi per 12,5 milioni di franchi annui". Si trattava per Ghisletta di "una soluzione equa, semplice e senza rischi" che il Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari Vpod sosteneva. Tuttavia, sotto la minaccia di un referendum leghista, la commissione della Gestione ha scelto un’altra strada, definita dal granconsigliere del Ps "un poco più complicata e rischiosa", che consiste nell’anticipare all’Ipct 700 milioni di franchi di contributi pensionistici del datore di lavoro, "contando sul fatto che la cassa pensioni cantonale li investa in azioni redditizie (ma sostenibili) e ottenga un tasso di rendimento positivo, che finanzierà la parte scoperta delle garanzie sopracitate volute dal parlamento".
Di tali 700 milioni di anticipo di contributi del datore di lavoro, 250 sono con rinuncia all’utilizzazione, "ciò significa che questi 250 milioni rimarranno nelle casse dell’Ipct come capitale proprio fino al raggiungimento del grado di copertura dell’Ipct fissato dalla legge cantonale (ossia l’85%, grado che dovrebbe essere raggiunto nel 2051)". L’emendamento suggerito da Ghisletta chiede di "aumentare in caso di necessità tali 250 milioni, e questo fino a un massimo di 500 milioni, nella misura in cui al 31 dicembre 2029 l’obbligo del primo grado di copertura del 75% secondo legge federale Lpp non venisse raggiunto da parte dell’Ipct". Questo per creare un "paracadute rafforzato" in modo da "mettere maggiormente al sicuro da rischi finanziari i 15’000 assicurati senza garanzie e l’Ipct stesso".