Ticino

Le pensioni degli statali si finanzieranno anche con la Borsa

Intesa raggiunta nella commissione parlamentare sul risanamento dell’Istituto di previdenza del Cantone. Firmato il rapporto. Con qualche riserva

Ora si attende l’avallo del Gran Consiglio (Ti- Press)

È stato un lavoro lungo e complesso. Ma alla fine la commissione parlamentare della Gestione ha firmato all’unanimità il rapporto, elaborato dalla sottocommissione Finanze, sul risanamento dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (Ipct), già Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato. «Siamo coscienti che non si tratta della soluzione definitiva per il riequilibrio degli impegni dell’istituto di previdenza. È un cerotto sì, però bello grande», commenta Samantha Bourgoin (Verdi) tra i relatori del rapporto. «L’obiettivo era di trovare un percorso di risanamento condiviso tra tutte le forze politiche, scevro da ideologie. Credo che il risultato sia soddisfacente per tutti: non si pesa né sui dipendenti, né sulle finanze del Cantone. Del resto già le norme attuali prevedono che il capitale delle casse pensioni sia alimentato oltre che dai contributi dei dipendenti e del datore di lavoro, anche dalle performance dei mercati finanziari. Con questa iniezione anticipata di contributi del datore di lavoro, si aumenta l’investimento sui mercati finanziari con un orizzonte temporale di trent’anni», aggiunge la deputata ecologista che auspica, da parte dell’Ipct, «una maggiore attenzione agli investimenti sostenibili anche dal punto di vista ambientale e sociale». Una sorta di uovo di Colombo.

I contenuti

Ma in cosa consiste l’intesa siglata stamattina in Gestione e sulla quale il Gran Consiglio si pronuncerà durante la prossima seduta? Per prima cosa si abbandona la proposta di un versamento unico all’Ipct, a carico delle finanze pubbliche, di 500 milioni. Il Cantone, invece, raccoglierà sul mercato monetario 700 milioni di franchi attraverso l’emissione di una o più tranche obbligazionarie. Ve ne saranno tre di emissioni trentennali (due da 250 milioni e una da 200) in dodici mesi a partire dal prossimo giugno. Questi capitali entreranno nella disponibilità dell’Ipct e investiti sui mercati finanziari nel quadro delle possibilità e delle restrizioni che la Legge federale sulla previdenza professionale pone. Sono di fatto dei contributi previdenziali anticipati da parte del datore di lavoro. «Non è il fondo sovrano gestito dal Cantone che proponevo io, ma è un modo per cercare di ottenere - nel lungo periodo - risultati finanziari più elevati a favore della cassa pensioni senza chiedere nulla al contribuente e ai dipendenti», sottolinea Paolo Pamini (Udc), anch’egli relatore del rapporto e autore di un’appendice al documento sui rendimenti pluridecennali dei mercati finanziari mondiali. Alcuni commissari temono che le analisi di Pamini siano troppo ottimistiche, da qui la firma con riserva dei socialisti. «Le serie storiche dimostrano che sul lungo periodo i mercati finanziari pagano. Tra il 1927 e il 2020, la peggiore serie trentennale, quella che comprende la crisi del 1929, la seconda guerra mondiale e il periodo di forte inflazione e bassa crescita della seconda metà degli anni ‘40, ha fatto registrare un rendimento annuale reale del 4,5%», replica il granconsigliere democentrista. Il rapporto non sollecita modifiche legislative e nemmeno la concessione di crediti da parte del parlamento. "Si tratta di decisioni e azioni che possono essere espletate su mera base amministrativa nonché contrattuale tra il Consiglio di Stato e il Consiglio di amministrazione dell’Ipct", si legge nel documento commissionale. «Considerata la portata finanziaria dell’operazione, è corretto chiedere l’avallo politico del Gran Consiglio», riprende Pamini.

Con la soluzione approvata dalla Gestione, il Cantone, aggiungiamo noi, pur non avendo esborsi nell’immediato si assumerà il rischio di dover rimborsare a prezzi di mercato futuri, magari più alti degli attuali, il prestito obbligazionario. Ipotesi, va anche detto, remota, dato che la credibilità finanziaria del Cantone sui mercati è assai elevata.

Sono due, si afferma nel rapporto, gli atti formali da intraprendere una volta che il Gran Consiglio si sarà espresso favorevolmente: deve essere sottoscritta una convenzione fra Cantone e Istituto di previdenza "in cui vengono regolati i dettagli relativi alla costituzione, remunerazione, scioglimento e utilizzazione della Riserva di contributi del datore di lavoro (Rcdl)"; l’Ipct dal canto suo dovrà modificare il proprio regolamento di previdenza che dovrà contenere la possibilità di costituire delle Rcdl. Dopo di che, come scrivono gli stessi commissari bisognerà "armarsi di pazienza e disciplina" affinché l’Ipct si incammini verso il risanamento e magari in futuro – se le cose andranno più che bene – si potrebbe abbandonare la garanzia dello Stato.

’L’unico compromesso possibile per trovare un accordo’

«Ci sono voluti più di due anni di approfondimenti e discussioni, ma finalmente siamo riusciti in commissione a raggiungere un’intesa che non era per nulla scontata, viste le diverse sensibilità dei partiti sul tema - osserva la capogruppo del Plr e correlatrice Alessandra Gianella -. Dal nostro punto di vista si tratta di un passo avanti rispetto a quanto previsto inizialmente. La soluzione individuata consente alla cassa pensione di investire, si spera generando rendimenti. Ma soprattutto ci permette di tornare sul cammino di finanziamento. Poi è chiaro, il periodo attuale è contrassegnato dall’incertezza per quel che riguarda i mercati finanziari e comunque è difficile fare delle previsioni. Intanto abbiamo raggiunto un primo importante, condiviso, risultato su uno dei dossier principali di questa legislatura». Commenta a sua volta il popolare democratico Fiorenzo Dadò, correlatore: «Quello oggetto del rapporto è un compromesso, l’unico possibile per approdare a un accordo generale tra i partiti. È un primo passo: il risanamento vero e proprio della cassa pensione è in divenire, tenuto ovviamente conto del periodo di grande incertezza, non solo a livello economico, che stiamo vivendo». Rileva il leghista Michele Guerra, pure lui correlatore: «Dopo due anni e mezzo di lavori complessi siamo arrivati al dunque con una proposta innovativa e condivisa. La nostra sottocommissione era stata incaricata di elaborare un rapporto tecnico per capire come affrontare il risanamento della cassa pensioni. E per affrontarlo avevamo individuato cinque vie. In seguito siamo stati incaricati di sceglierne una e di elaborarla. In collaborazione con il Consiglio di Stato e la cassa pensioni stessa abbiamo così elaborato una soluzione ibrida». E cioè «non più dare a fondo perso mezzo miliardo di soldi pubblici, ma fare un anticipo remunerato di 700 milioni. Dunque, sostanzialmente e a grandi linee, quasi una forma di prestito. Remunerata. Una soluzione che tutela l’interesse del contribuente e del Cantone».

‘Rendite da non penalizzare’

Ricorda un altro correlatore, il capogruppo socialista Ivo Durisch: «A breve ci sarà la decisione del Cda dell’Ipct di ridurre il tasso di conversione. Senza misure di compensazione a carico sia del datore di lavoro sia degli assicurati attivi ci sarebbe una riduzione delle rendite di vecchiaia di circa il 20 per cento. Come Ps abbiamo dunque ritenuto fondamentale inserire questo aspetto, peraltro già noto, nel rapporto come una sorta di impegno futuro del parlamento a trovare queste misure di compensazione, che sono appunto di competenza del Gran Consiglio». Restando in casa Ps, Frabrizio Sirica evidenzia: «Oggi (ieri, ndr) credo che la politica abbia dato un segnale di responsabilità verso migliaia di lavoratrici e lavoratori, giungendo a un risultato sostanzialmente condiviso da tutta la commissione». Nel plenum della Gestione i commissari del Ps, che non hanno fatto parte della sottocommissione, hanno però firmato il rapporto con riserva. La riserva, indica Sirica, «è per il tipo di analisi, allegata al rapporto, svolta dal collega Pamini sui mercati finanziari. È però un aspetto tecnico che non inficia l’operazione di fondo che ha portato a una soluzione che considero positiva. Comunque un tema che andrà trattato è quello delle rendite per i dipendenti che vanno in pensione: senza adeguate compensazioni rischiano di subire un taglio per noi inaccettabili». Nel plenum commissionale hanno firmato con riserva anche i deputati leghisti. «La Lega - spiega Guerra - è sempre stata contraria a un risanamento della cassa pensioni tramite un contributo a fondo perso. Tuttavia, a fronte del grande lavoro fatto dalla sottocommissione che ha trasformato il citato contributo in quello che può essere considerato quasi un prestito, anche i commissari leghisti hanno assunto una posizione favorevole, esprimendo un sì critico con una riserva». Riserva, precisa ancora Guerra, «riconducibile pure ad alcune frasi inserite, per volontà della maggioranza, nel rapporto».