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Ambiente, il Plr: ‘Forniture sicure, economicità, sostenibilità’

Sarà presentato stasera al Comitato cantonale il documento programmatico dei liberali radicali per la politica ambientale. Terraneo: ‘Base di partenza’

L’obiettivo finale: aumentare la produzione indigena di energia
(Ti-Press)
10 marzo 2022
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"La sicurezza dell’approvvigionamento energetico, perché il Paese non può fermarsi; l’economicità, perché dobbiamo evitare di creare nuove crisi sociali; la sostenibilità ambientale, perché questo è il pianeta in cui abitiamo". Verte su questi tre pilastri il documento programmatico del Partito liberale radicale in materia di ambiente che verrà discusso dal Comitato cantonale nella riunione fissata stasera a Locarno.

Un approccio ‘non ideologico né irreale, ma pragmatico’

L’approccio liberale radicale "non persegue un programma ideologico irreale, ma vuole presentare soluzioni pragmatiche che garantiscano la sicurezza nell’approvvigionamento e la nostra qualità di vita", partendo da un presupposto: "L’affossamento della Legge sul CO2 ci insegna che la popolazione non è pronta ad accettare eccessivi rincari in materia d’energia e non intende farsi dettare il proprio stile di vita". Quindi, "bisogna trovare una via alternativa".

E, di conseguenza, "dobbiamo curare le nostre condizioni quadro, abbandonando la tentazione di una rigida politica di proibizioni e tasse. Una politica ambientale liberale radicale – si legge ancora nel documento – è anche una politica economica, capace di creare posti di lavoro e, quindi, coesione". Troppo spesso, per il Plr, "la politica ambientale assume toni ideologizzati e viene usata come grimaldello per scardinare il sistema liberale".

Ma "una politica ambientale efficace va di pari passo con la politica economica; solo un’economia forte garantisce prosperità e qualità di vita. Solo in questo modo possiamo garantire il finanziamento di misure per l’ambiente, le assicurazioni sociali, le pensioni di vecchiaia, la ricerca o le infrastrutture".

L’importanza dell’Accordo di Parigi

Ribadita la loro posizione "all’insegna di un approccio concreto e pragmatico", i liberali radicali partono dalla "consapevolezza" del fatto che "il cambiamento climatico, indotto direttamente o indirettamente dall’uomo, è un problema globale". Appunto per questo, "il Plr sostiene l’Accordo di Parigi sul clima: le emissioni di gas devono essere dimezzate entro il 2030 (rispetto al 1990) e ridotte a zero entro il 2050". Ma, allo stesso tempo, andrà anche migliorata "la qualità dell’acqua, dell’aria e del suolo e fermata l’erosione della biodiversità. Occorre adattare le nostre attività economiche, riflettere sui nostri stili di vita e ridurre il consumo di combustibili fossili".

‘Investire nelle energie alternative, ma il nucleare non deve essere un tabù’

E dopo tante parole, come tradurre gli auspici in concretezza? "Investendo nelle risorse esistenti, ovvero fotovoltaico, eolico, idroelettrico senza dimenticare il potenziale dell’idrogeno". La tecnologia nucleare, aggiunge il Plr, "non può essere considerata un tabù, perché la scienza progredisce e una visione liberale non può negarlo". Un approccio, questo, che però "non relativizza lo sviluppo e l’importanza delle energie rinnovabili, che deve rimanere primario". Semmai, pensando al futuro e tornando al tema della concretezza, permette "di riflettere apertamente, senza preconcetti, su come far collimare il crescente consumo di energia elettrica, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la decarbonizzazione della società".

L’approccio del Plr è "ancorato" alla Costituzione, si rileva del documento. Ponendo, in particolare, l’attenzione alla parte dell’articolo 87 che cita espressamente "un approvvigionamento energetico sufficiente, diversificato, sicuro, economico ed ecologico". Dove è ‘diversificato’, il termine cui il programma liberale radicale gira attorno: "Questa diversificazione ci permetterà di coniugare il bisogno di energia e la necessità di salvaguardare l’ambiente, abbandonando rigidità ideologiche e teorie accattivanti, che si sciolgono davanti alla realtà delle cose".

L’obiettivo finale: ‘Rafforzare la produzione indigena’

Tutti punti che portano all’obiettivo finale del Partito liberale radicale: "Rafforzare la produzione sicura, pulita e indigena di elettricità, combinando una maggiore autosufficienza con l’integrazione completa nel mercato europeo dell’elettricità". Quell’Europa da dove, a partire dal 2025, sarà molto più difficile importare energia. E in un contesto in cui il forte rincaro del prezzo del carburante e la difficoltà nel reperire le forniture di energia a causa dell’inasprimento del conflitto in Ucraina preoccupano tutto l’Occidente.

Terraneo: ‘Una buona base di partenza per le future iniziative a livello politico’

Questo documento è stato messo a punto dal Gruppo di lavoro ‘Ambiente, territorio ed energia’. Il coordinatore, il deputato al Gran Consiglio Omar Terraneo, ricorda alla ‘Regione’ che «si tratta di un programma nato davvero dal basso, non solo da politici ma dalla società civile e dagli esperti che abbiamo coinvolto nei cinque sottogruppi in cui è stato articolato il lavoro, con lo scopo di portare spunti concreti a livello di politica cantonale e dare una linea al partito perché, su questo tema, non ci siamo mai profilati molto». Si trattava di «costruire un’identità» e di gettare le fondamenta, le basi «per tutte quelle che saranno le iniziative che presenteremo anche a livello di Gran Consiglio. Che partiranno da queste linee guida».