In un libro le esperienze di Carobbio, Gysin, Boschetti Straub e Giacometti e altre 17 politiche svizzere. Intervista alla coautrice Simona Cereghetti
Due anni fa, prendendo parola durante una sessione delle Camere federali, la consigliera nazionale socialista del canton Vaud Ada Marra aveva gettato nello sgomento l’intero parlamento. Lo aveva fatto leggendo al microfono alcuni degli innumerevoli insulti e minacce ricevuti su Facebook, prevalentemente di carattere sessista e infarciti di una violenza inaudita. Quella di Ada Marra è una delle 21 storie raccolte nel libro ‘Schweizer Politfrauen’ - ritratti di donne politiche svizzere, scritto da tre giornaliste esperte di politica federale: la svizzera tedesca Nathalie Christen, la romanda Linda Bourget e la ticinese Simona Cereghetti, da una decina d’anni corrispondente della Rsi da Palazzo federale. «In occasione del 50° anniversario del suffragio femminile in Svizzera abbiamo incontrato 21 donne attive in politica a tutti i livelli istituzionali – federale, cantonale, comunale –, giovani e meno giovani, dei diversi partiti e regioni linguistiche, e abbiamo chiesto loro di raccontarci come hanno gestito la propria carriera politica, quali sono stati gli ostacoli e le sfide incontrati lungo il percorso e come li hanno fronteggiati», spiega Simona Cereghetti. Un libro – disponibile a breve anche in francese, mentre per l’italiano si cerca ancora un editore – che nelle intenzioni delle autrici si rivolge non solo a donne o esperti, ma a un pubblico più ampio. Dalla Svizzera italiana le voci sono quelle di Marina Carobbio, consigliera agli Stati Ps; Greta Gysin, consigliera nazionale dei Verdi; Claudia Boschetti Straub, prima sindaca leghista in Ticino per il Comune di Blenio; e Anna Giacometti, consigliera nazionale grigionese del Plr.
«Quello che emerge dalle varie testimonianze è che indipendentemente dai partiti, tutte queste donne si sono trovate confrontate con delle problematiche che non toccavano i colleghi uomini», dice Simona Cereghetti. A ricorrere spesso nelle storie è una sorta di svalutazione delle capacità: «Greta Gysin nel momento in cui è diventata granconsigliera in Ticino è stata avvicinata da un deputato leghista, ora non più in carica, che le ha detto "sei stata eletta perché sei carina"». Su un piano simile si colloca la dichiarazione di Corina Gredig, consigliera nazionale zurighese dei Verdi liberali: "Ich muss nicht mehr everybody’s darling sein", non devo più essere il ‘tesoro’ di tutti. «Ancora Greta Gysin – riprende Simona Cereghetti – racconta di aver ricevuto dei sex toys a casa e che per un certo periodo al mattino si alzava col timore di aprire la buca delle lettere. La sua reazione è allora stata quella di rivolgersi a una donna con maggior esperienza politica, Monica Duca Widmer, da tempo in Gran Consiglio per il Ppd, che l’ha rassicurata dicendole "il problema non sei tu, ma il fatto che sei donna"». Un altro degli aspetti che mette in luce il libro riguarda il valore di fare rete non solo per sostenersi a vicenda, ma anche per perseguire obiettivi comuni. «L’importanza dell’appoggio di altre donne viene spesso sottolineata nei vari ritratti. E fondamentale è anche l’esempio dato: Claudia Boschetti Straub cita le grandi politiche di successo che le sono state di ispirazione, come Angela Merkel, e altre donne che ce l’hanno fatta». E a farcela è stata anche Anna Giacometti che nel 2017, quando era sindaca di Bregaglia, ha dovuto gestire la tragedia della frana del Pizzo Cengalo nel comune di Bondo: «È riuscita a mantenere una grande calma e ha preso in mano anche la cellula di crisi. E questo nonostante diversi sguardi maschili inizialmente parecchio scettici».
Un altro tratto in comune di cui Simona Cereghetti ha avuto prova anche nel suo lavoro, è il fatto che le donne, rispetto agli uomini, esitano di più a esporsi e a partecipare a dei dibattiti. Questo perché vogliono essere precise e prepararsi al meglio in quanto faticano a sentirsi abbastanza all’altezza. «Tempo fa conducevo una trasmissione televisiva di dibattiti politici, e nel cercare gli ospiti, quando contattavo le donne, la risposta era spesso "non so, cosa mi chiede di preciso? mi devo preparare bene, non ho tempo"». Un esempio controcorrente e positivo è quello raccontato da Marina Carobbio nel libro: «Ai suoi esordi politici – riporta Cereghetti – si era preparata alla perfezione per un dibattito, ma all’ultimo momento le era stato chiesto di lasciare il posto a un uomo con più esperienza. Lei però non ha accettato, e alla fine è andata benissimo. A volte è dunque necessario imporsi, lanciarsi. Non bisogna aver paura di sbagliare. E se si sbaglia, si impara». Tra gli scopi della pubblicazione c’è proprio quello di incoraggiare coloro che stanno pensando di mettersi in gioco ma non osano farlo.
Le donne in politica a tutti i livelli sono ancora una minoranza. Tra i motivi principali, rileva Cereghetti, vi è il fatto che spesso sono ancora molto occupate a casa, soprattutto se ci sono dei figli. «È ancora diffusa una disparità nella suddivisione dei ruoli. Il carico maggiore è spesso sulle spalle delle donne e questo rende loro difficile organizzarsi per conciliare famiglia, lavoro e politica». C’è poi un setaccio a maglie fini, per le donne che si propongono in politica, che si insinua allo stadio della presentazione delle candidature. «Il posto in cui i nomi vengono messi nelle liste è determinante e a volte quelli delle donne non sono in cima. Fortunatamente però le cose stanno iniziando a cambiare; tutti i partiti, alcuni più alcuni meno, stanno capendo l’importanza della presenza femminile e la necessità di promuoverla e darle risalto». A livello nazionale nelle ultime elezioni si è riscontrata un’avanzata delle donne elette. Il merito è da ricondurre al grande movimento creato intorno allo sciopero nazionale femminile del 2019 ma anche alle organizzazioni come Helvetia ruft! e Alliance f che hanno sostenuto e consigliato donne di tutti i partiti che volevano partecipare alle elezioni federali. Un lavoro che ha dato i suoi frutti agendo sulla reticenza nel proporsi spontaneamente che emerge anche dalle pagine di ‘Schweizer Politfrauen’ in cui molte donne dicono di aver iniziato a fare politica perché è stato chiesto loro. Attualmente al Nazionale la presenza femminile è del 42%, agli Stati del 26%: «Si stanno facendo passi avanti – considera Simona Cereghetti –. Con l’entrata di giovani donne in parlamento si vede e si sente la differenza, c’è più freschezza anche nei dibattiti. Questo fa bene al cuore. Ma in generale c’è ancora molto da fare, basti pensare che in Ticino il Consiglio di Stato è tutto al maschile».
La Nzz am Sonntag del 20 febbraio riportava che gli uomini sempre più spesso sono stralciati dalle liste del Ps per dare preferenza a candidate donne, con il partito che nelle ultime 12 elezioni cantonali ha perso 31 seggi di cui 30 occupati da uomini. Con tutto questo puntare sulle donne, non c’è il pericolo di creare una discriminazione al rovescio? «Tradizionalmente – risponde Simona Cereghetti – il Ps ha sempre avuto un occhio di riguardo verso le donne. Rispetto a quanto riportato nell’articolo non posso esprimermi poiché non conosco a sufficienza le dinamiche interne al partito. Il ragionamento da seguire però non è "fuori gli uomini e dentro le donne", il ragionamento è quello di una condivisione del potere. Le donne come gli uomini possono e devono volere il potere in politica, non per comandare, ma per partecipare alla gestione della società». Per Simona Cereghetti si tratta di una questione di democrazia: «Siccome le voci femminili corrispondono a metà della popolazione, nella stessa proporzione dovrebbero essere presenti là dove si prendono le decisioni. Promuovere le donne non significa declassare gli uomini, ma creare una società migliore per tutti».