Il Barometro 2021 della Ssr mostra la ‘ripartenza’ democentrista. Tra le sfide, clima e Covid. Le reazioni di Chiesa, Farinelli, Carobbio, Gysin e Romano
È un sondaggio, e così va preso. Con le molle come ogni fotografia scattata nell’arco di una settimana a due anni dall’appuntamento elettorale. Ma a livello nazionale l’Udc sembra aver ripreso la propria marcia. Ad attestarlo è il Barometro elettorale 2021 elaborato da Sotomo per conto della Ssr. Una rilevazione - quasi 28mila persone interpellate tra 29 settembre e 3 ottobre (circa 24mila in Svizzera tedesca, attorno alle 4mila in Svizzera francese e 537 nella Svizzera italiana) - che parla chiaro: i democentristi tornano a crescere dopo un lungo periodo di flessione contando sul 26,6% delle preferenze. Ancora lontani dai clamorosi fasti delle elezioni federali 2015 quando sfiorarono il 30%, ma in risalita sia rispetto al 25,6% delle Federali 2019 sia, e ancor di più, rispetto all’ulteriore calo registrato dal Barometro elettorale 2020 che fissò l’Udc al 24,1%.
Una crescita, quella del partito presieduto dal consigliere agli Stati ticinese Marco Chiesa, che va di pari passo con la perdita non da poco che si registra in casa liberale radicale: -1,5%, con il 15,1% delle elezioni del 2019 e del Barometro 2020 che diventa un 13,6%, dato che non può che preoccupare l’appena nominato presidente Thierry Burkart. Per ragioni politiche, ma anche prettamente numeriche: perché stando a quanto emerge da questo sondaggio, a contendersi la seconda posizione dietro l’Udc - con tutto ciò che ne consegue - sono potenzialmente addirittura quattro partiti. Già, perché per un Ps che perde l’1% e viene stimato al 15,8% ci sono un Centro (Ppd+Partito borghese democratico) in leggerissima perdita stabile al 13,3% e i Verdi che, recuperando il punto percentuale perso dalle ultime Federali, si confermano al 13,2%. Quattro partiti in una forbice del 2,6% significano che i due anni che ci separano dalle prossime elezioni federali saranno un testa a testa continuo. Con un convitato di pietra: quel Partito verde liberale che, confermando il +2% rilevato dal sondaggio dell’anno scorso si ferma a un’incollatura dal 10%. Quindi lì, e a guardare con attenzione a cosa succede in casa liberale radicale e a come verrà trattato dalla nuova presidenza il dossier ambiente.
Stando all’analisi del Barometro elettorale 2021 importanti per la crescita democentrista sono stati il proprio posizionamento sul modo di condurre la lotta alla pandemia, l’affossamento da parte della Svizzera dell’Accordo quadro con l’Unione europea e lo schierarsi nettamente contro la Legge sul CO2.
Potendo dare tre risposte massime, gli interpellati da Ssr e Sotomo si sono espressi sulle principali sfide politiche. E al primo posto, col 44% di indicazioni, ci sono cambiamento climatico ed emissioni di CO2. Al 32% il grande tema dell’ultimo anno e mezzo, la lotta al Covid, mentre il 30% pensa che un tema importante sia la Riforma della previdenza. A ruota, col 24% le buone relazioni con l’Unione europea e col 20% l’immigrazione e le questioni legate agli stranieri. Tra il 18 e l’11% c’è un vasto campo che va dalla sicurezza sociale alle libertà civili, dall’indipendenza/sovranità alla protezione della natura e del paesaggio, dalla competitività economica a premi di cassa malati, imposte, tasse federali e criminalità.
A essere meno menzionati rispetto all’anno scorso, si legge nel commento del Barometro, sono soprattutto i temi legati alla competitività, all’economia, alla disoccupazione e alla pressione sui salari. Dopo la fase acuta della pandemia, infatti, “le preoccupazioni riguardanti l’economia e la situazione degli impieghi sembrano essersi molto sfocate. Questo ha ripercussioni soprattutto per Plr e Ps, perché economia e socialità sono (rispettivamente, ndr) i temi centrali per questi due partiti”.
Alain Berset è il consigliere federale valutato come più influente, e con distacco. Potendo nominare due esponenti del governo federale, il 74% delle indicazioni è andato al capo del Dipartimento federale degli interni (e della Sanità). Staccatissimi, si diceva, tutti gli altri esponenti. Il 31% è andato alla responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, il 29% al ‘ministro’ delle Finanze Ueli Maurer, il 25% alla direttrice del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazione Simonetta Sommaruga e il 21% al responsabile di Economia, formazione e ricerca Guy Parmelin. Solo l’8% considera come influente la capodipartimento federale della Difesa, della protezione della popolazione e dello sport Viola Amherd e, ultimo, il ‘ministro’ degli Esteri ticinese Ignazio Cassis raccoglie solo il 3%. A contare sui due numeri più polarizzati, quelli di Berset e di Cassis, sono sicuramente l’esposizione mediatica del ministro della ‘Sanità’ in questo lungo periodo pandemico e, per lo stesso motivo, il non aver giocato un ruolo di primo piano da parte del consigliere federale ticinese, impegnato sul fronte esteri.
Ma ‘influenza’ non sempre fa rima con ‘simpatia’. Perché se, appunto, ci si concentra sulla popolarità alcuni numeri si ridimensionano. A partire da quelli di Berset, che raccoglie il 59% staccando di pochissimo Amherd, 57%. Seguono Sommaruga (52%), Keller-Sutter (45%) e, in nettissima ascesa, Parmelin (dal 22 al 42%). Stabili Maurer (35%) e Cassis (24%).
Sondaggi, da prendere con le pinze, lo abbiamo già detto. Lo ribadisce anche da noi raggiunto il presidente nazionale dell’Udc Marco Chiesa, il quale però non nasconde una soddisfazione di fondo: «Quella di un’Udc che si posiziona senza paura su molti temi: indipendenza, sicurezza, sovranità, energia, combattendo ad esempio in solitaria la Legge sul CO2, il tutto in un solo primo anno di presidenza - continua Chiesa - e sempre mantenendo un profilo chiaramente identificabile e politicamente affidabile. Anche quando abbiamo dovuto portare avanti queste battaglie in solitaria». Insomma, per il presidente dell’Udc nazionale questo Barometro testimonia «che l’Udc è un partito coerente con i suoi valori e i suoi principi». Così facendo, «si rispetta il mandato attribuitoci da un quarto delle elettrici e degli elettori svizzeri e si rafforza la nostra credibilità come partito». In futuro, «senza sedersi sugli allori», Chiesa intende «far sì che sempre più l’Udc sia il punto di riferimento per il ceto medio e per le piccole e medie aziende. Come è già il caso in moltissimi cantoni svizzeri. Ho grande stima per imprenditori e liberi professionisti che si svegliano presto la mattina con l’esigenza quotidiana di portare avanti la loro attività e, non ultimo di come pagare gli stipendi alla fine del mese. Rappresentano la colonna vertebrale del tessuto economico del Paese e il nostro compito politico è quello di trasformare le loro preoccupazioni in soluzioni».
Per il consigliere nazionale del Plr Alex Farinelli «è un sondaggio, ma è evidente che se avesse mostrato un segno più saremmo stati più contenti». A ogni modo, «una fotografia come quella scattata da questo Barometro vive di contingenze, perché una parte degli elettori ha opinioni consolidate ma l’altra parte no, è più volatile e influenzabile: ecco - sottolinea Farinelli - in questo periodo segnato dalla pandemia posso immaginare che il fatto di aver preso determinate posizioni non necessariamente tra le più popolari, come quella di chiedere i test per asintomatici non più gratuiti, abbia avuto qualche conseguenza. Ovvio che questo può essere un fattore, esattamente come la nostra discussione interna su Europa o Legge sul CO2. Ma siamo in un momento dove è difficile fare un’analisi di quello che, ripeto, è un sondaggio». Sondaggio che, però, per il deputato liberale radicale al Nazionale, «è uno stimolo a darsi da fare in questi due anni che mancano alle elezioni, soprattutto per la nuova presidenza, e riprofilare il partito. In questo ultimo periodo non si è parlato molto dei temi che sono ‘più liberali radicali’, sui quali ci profiliamo, e magari il nostro elettorato non l’ha apprezzato: le Piccole e medie imprese sono sempre state un cavallo di battaglia del Plr, le riteniamo fondamentali sia per la creazione di posti di lavoro sia per l’ossatura economica, ora dobbiamo rimetterle al centro della nostra azione perché è l’ambito dove siamo maggiormente riconosciuti». Con un’Udc che torna a crescere e un Plr che cala, c’è un po’ di timore di finire in una sorta di cono d’ombra democentrista? «No - risponde secco Farinelli -, perché questo non è un problema finché hai temi che ti caratterizzano, e noi ne abbiamo. Poi, certamente, sul resto ci vuole un orizzonte ampio e tanta voglia di lavorare».
Come interpreta il Ps questo apparente calo d’interesse verso i temi più sociali e la situazione relativa agli impieghi? «Non penso ci sia scarso interesse - risponde la consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio -, ma che questa rilevazione sia stata fatta in un relativo momento, cioè quando uno dei temi caldi era sicuramente relativo alla questione Covid ma su ambiti più vicini alla libertà personale come l’utilizzo del certificato. La preoccupazione rimane alta, anche se magari non espressa, perché ad esempio la previdenza vecchiaia è tra le preoccupazioni principali che emergono dal Barometro». Sommando Ps e Verdi, comunque, l’Udc viene superata. «Vuol dire che l’area rossoverde ha tanto da dire, come testimoniano molte risposte nel sondaggio. La questione ambientale non può essere disgiunta dalla questione sociale, e pur con le nostre differenze intendiamo continuare a lavorare insieme». Insomma, per il Ps «la questione sociale resta al centro dell’azione, così come quella dei posti di lavoro. Anche il potere d’acquisto delle classi medio-basse ci sta a cuore, ed è per questo che insistiamo pure per quanto concerne i premi di cassa malati». E a proposito, Carobbio ricorda che «c’è ancora in campo la nostra iniziativa, e il relativo controprogetto del Consiglio federale, che però non mi soddisfa perché dicono che occorre agire, ma non aumenta i contributi della Confederazione per diminuire i premi. Ciò avrebbe anche un effetto sociale». Infine, per Carobbio «dal sondaggio emerge poco il ruolo del servizio pubblico inteso anche come settore sanitario, con la crisi del Covid abbiamo visto tutti l’importanza di un servizio pubblico forte ed è anche questo un tema su cui occorre lavorare».
«In tutte le elezioni comunali e tutte le elezioni cantonali dal 2019, e ora viene pure confermato da questo Barometro, i Verdi continuano a crescere», analizza la consigliera nazionale ecologista Greta Gysin. «Il fatto che tra le preoccupazioni principali della popolazione ci sia il cambiamento climatico mostra che questo tema era ed è attuale, e che è giusto che sia così: è la crisi che dobbiamo risolvere, il fatto che sia stata bocciata la legge sul CO2 non ci deve far rilassare, anzi. Deve spronarci, perché adesso più che mai abbiamo bisogno di trovare soluzioni nel minor tempo possibile e che trovino il favore della maggioranza». Verdi stabili, ma prospettive. Altri partiti che calano. Si riproporrà, andando avanti così, il tema di un seggio in Consiglio federale per i Verdi? «Non è dal 2019 che noi abbiamo più diritto ad avere un consigliere federale di quanto ne ha il Plr ad averne due a livello aritmetico, è chiaro che se nel 2023 riconfermeremo l’ottimo risultato del 2019, se non una crescita, gli altri partiti non potranno più avere scuse e dovranno per forza di cose concretizzare la volontà popolare anche a livello di esecutivo: un seggio per noi in Consiglio federale sarebbe la logica conseguenza». Infine, per Gysin nessun timore riguardo alla crescita dei Verdi liberali: «Non mi preoccupa, mi rallegra. Perché vuol dire che abbiamo, per quanto riguarda i temi ambientali e climatici, un alleato in più in parlamento e che pesca in un bacino elettorale che non è il nostro, ma dagli scontenti del Plr. Per il clima è una buona notizia e rafforza nel complesso l’agire a livello politico, che però vede comunque noi come referenti».
Per il vicepresidente del gruppo del Centro alle Camere federali Marco Romano «è molto interessante il fatto che la creazione del Centro, con la fusione di Ppd e Pbd, ci abbia permesso di staccarci dal 10% e guardare piuttosto verso il 15, iniziamo a vedere qualche piccolo frutto che se coltivato bene potrà essere colto». Si tratta di «un segnale positivo, che dimostra che l’esercizio fatto dalla presidenza nazionale è stato ben gestito ed è funzionale a rafforzare la posizione del Centro. Lo studio mostra che abbiamo un potenziale solido, si tratta di far passare il messaggio che c’è una forza di Centro cui si può riferire chi è stufo di questa polarizzazione sempre più diffusa nel Paese. Questa cifra e questo risultato ci devono far riflettere fortemente anche in Ticino, nel senso che l’esercizio ‘Centro’ non è stato affrontato completamente. Ora occorre mandare chiaramente all’elettorato il messaggio di una forza politica che sulla base di una storia secolare e di una funzione che ha sempre avuto in Svizzera, di costruttori di ponti e volontà di tenere insieme le parti, si propone come forza del Centro e anche in Ticino, alla luce del contesto politico, potrebbe generare dinamiche interessanti e secondo me potrebbe essere un elemento di discussione col Plr».