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Fotovoltaico, Passalia e Dadò per la posa di pannelli bifacciali

Vista la verosimile crisi energetica all’orizzonte, i due deputati Ppd con una mozione chiedono al governo di attivarsi guardando al parco Gondosolar

L’obiettivo è sfruttare la produttività in montagna
(Ti-Press)
5 marzo 2022
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Sulle energie alternative, e in particolare il fotovoltaico, occorre fare un salto di qualità. Ne sono convinti i deputati del Ppd Marco Passalia e Fiorenzo Dadò che con una mozione inoltrata al Consiglio di Stato intendono "porre l’accento sulla possibilità di produrre elettricità in Ticino anche in inverno, rifacendosi alle tecnologie consistenti in moduli fotovoltaici bifacciali e sfruttando le zone molto soleggiate del nostro territorio". Questo, "perché le campanelle d’allarme suonate da più enti e in particolar modo dal Consiglio federale, dimostrano chiaramente che non si può più aspettare e che la politica deve spingere per creare le condizioni quadro affinché si possa investire maggiormente e celermente nella produzione di energia elettrica rinnovabile".

Cosa sono questi moduli solari

Ma cosa sono i pannelli bifacciali di cui scrivono Passalia e Dadò? Sono gli stessi granconsiglieri popolari democratici a sottolineare che "si tratta di moduli solari speciali che possono utilizzare la radiazione solare da entrambi i lati in quanto sono rivolti sia a est che a ovest, generando elettricità sia al mattino che alla sera". In più, "questi sistemi, se posati in luoghi idonei, non deturpano eccessivamente il paesaggio e sono particolarmente rispettosi della natura e dell’agricoltura, visto che le aree tra le file di moduli possono essere utilizzate per scopi agricoli come in precedenza (pascoli, strisce fiorite per gli insetti ecc...).

L’esempio del progetto di Gondo (Vs)

La proposta del Ppd parte da un esempio concreto, quello progettato dal gruppo energetico Alpiq nel villaggio vallesano di Gondo. "Il più grande impianto fotovoltaico della Svizzera, per un investimento previsto di circa 42 milioni di franchi" scrivono i mozionanti. Che, rifacendosi al sito internet del parco Gondosolar, informano come "grazie alla posizione ottimale a più di 2mila metri sul livello del mare e alla radiazione solare particolarmente favorevole, produrrà circa 23,3 milioni di chilowattora all’anno – più della metà nel semestre invernale (...). Gondosolar sostiene gli obiettivi energetici e climatici a lungo termine della Svizzera e del Canton Vallese – e, con la sua alta percentuale di elettricità invernale, rafforza la sicurezza dell’approvvigionamento interno con elettricità da energie rinnovabili".

Requisiti ambientali rispettati, se andrà in porto energia per 5’200 famiglie

Questo progetto, si legge ancora nel testo della mozione popolare democratica, "soddisfa i requisiti legati alle condizioni favorevoli e all’impatto minimo sull’ambiente, la natura e il paesaggio". Perché a essere protagonisti sono i pannelli bifacciali prima menzionati, con 4’500 elementi su 200 file "montati verticalmente, con una distanza dal suolo di almeno 1,5 metri, quella tra due file di almeno 3,5 metri. Questo assicura che la fauna e la flora trovino condizioni favorevoli in termini di biodiversità, che l’uso agricolo sia possibile in futuro (pecore, capre) e che i moduli fotovoltaici non siano danneggiati da uno spessore di neve molto alto". Se il progetto verrà approvato e avrà seguito, "l’energia prodotta potrà soddisfare il fabbisogno di ben 5’200 famiglie".

Quando si parla di energia non bisogna peccare di superficialità, dal momento "che nella quotidianità le nostra attività ci spingono a un consumo energetico che ci permette di avere praticamente sempre a disposizione tutto ciò di cui necessitiamo: il telefono, il tablet, la televisione, la radio, i mezzi di trasporto, gli edifici riscaldati, l’acqua calda, e poi ancora le scuole, i negozi, i centri commerciali, i bar e i ristoranti e così via senza dimenticare gli uffici e le attività industriali". Ovvio? Certo che è ovvio, ma attenzione: "In Ticino l’approvvigionamento energetico è assicurato dalle fonti rinnovabili indigene, ossia l’energia idroelettrica, l’energia fotovoltaica, il calore ambientale, il solare termico e la legna. Per il resto facciamo capo a importazioni di gas naturale via tubo e di carburanti e combustibili fossili, trasportati via strada o ferrovia" annotano Passalia e Dadò.

Se ci si concentra sulla questione dell’energia elettrica, "la disponibilità non deve essere data per scontata in quanto, soprattutto d’inverno, quando le temperature si abbassano, nevica e ghiaccia, la domanda aumenta e la generazione di energia elettrica del nostro Paese non è in grado di coprire questo maggior fabbisogno". Di conseguenza, ed ecco il nucleo del tema, "durante l’inverno la Svizzera dipende dalle importazioni dall’estero". In un contesto geopolitico inquietante dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e col fatto che a partire dal 2025 i gestori delle reti di trasporto europei dovranno mantenere almeno il 70% delle reti per il commercio interno all’Unione europea, per il nostro Paese potrebbero esserci problemi.

Le richieste inoltrate al governo

Quindi, "con una verosimile crisi energetica nei prossimi anni, e sulla base delle tecnologie a disposizione" il Ppd chiede al governo di "identificare delle possibili ubicazioni in Ticino (caratterizzate da forte soleggiamento) dove poter installare questi pannelli verticali in modo da non deturpare il paesaggio, l’agricoltura e la natura; una volta individuate le possibili ubicazioni, analizzare e approfondire la possibilità di installare moduli fotovoltaici solari verticali e bifacciali nel territorio ticinese idoneo facendo capo alle competenze offerte dai nostri istituti universitari; definire le procedure per prevedere un investimento da parte di enti parapubblici (Aet, Banca Stato eccetera...), da parte di investitori privati o da parte di una collaborazione tra pubblico e privato".