Il Partito socialista presenta tre atti parlamentari per incentivare persone e aziende, con una modifica di legge e buoni, a rimanere sempre aggiornati
È un’autentica offensiva formativa professionale quella che il Partito socialista lancia depositando tre atti parlamentari – un’iniziativa elaborata e due mozioni – che propongono misure concrete, proposte precise e obiettivi chiari cui tendere alla fine del loro classico, istituzionale iter in Gran Consiglio. Tre atti parlamentari firmati dalla vicecapogruppo Anna Biscossa, che compongono un pacchetto di misure che vanno a braccetto e che, sottolinea la stessa Biscossa alla ‘Regione’, «vanno interpretate come un unico, grande provvedimento sociale per la formazione e la riqualifica professionale: ci crediamo moltissimo».
Si parte con l’iniziativa parlamentare elaborata, già annunciata da Biscossa in aula mercoledì durante la discussione dell’emendamento Mps al Piano di sostegni alla formazione nel settore sociosanitario ‘Pro San 2021-2024’. Fondamentalmente, spiega la deputata socialista, «non facciamo altro che chiedere di agire sulla Legge sull’aiuto allo studio per alzare da 40 a 60 anni il limite di età massima per beneficiare di borse di studio concesse per una formazione per la quale viene chiesto un sostegno allo studio e, in generale, per tutti i sostegni alla formazione professionale. Molto semplice, ma molto importante».
Il secondo atto parlamentare, una mozione, chiede l’istituzione di un buono di formazione per far crescere le competenze di base delle residenti e dei residenti e migliorare le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori. Il tutto, «sul modello di quanto introdotto nel Canton Lucerna». Come funzionerebbe? «A Lucerna come in Ticino ci sono molte persone che faticano a livello di competenze di base – risponde Biscossa –, vale a dire hanno difficoltà nel leggere, nello scrivere, nel far di conto o con l’informatica». Ebbene, la proposta «è mettere a disposizione dei buoni formativi di 500 franchi, con un iter amministrativo snello, per percorsi di scrittura, calcolo e rudimenti di informatica. Ci saranno dei vincoli – annota la deputata del Ps –, come l’essere in età compresa tra 18 e 65 anni e l’essere residenti in Ticino». Il costo totale annuo previsto è di 350mila franchi, che assieme ai 150mila che arriverebbero dalla Confederazione «porta ad avere mille buoni da 500 franchi l’uno. Con una spesa molto piccola si aiuterebbero mille persone l’anno».
Anche l’altra mozione presentata prevede dei buoni, ma il discorso è molto allargato. «I bonus formativi che proponiamo in questa mozione andrebbero a coprire la metà dell’onere sostenuto da un partecipante a dei corsi di formazione e riqualifica. Ci sono già dei sostegni – riconosce Biscossa –, ma questi corsi possono arrivare a costare anche diverse decine di migliaia di franchi. Ecco, fatti salvi questi aiuti già presenti il Cantone rifonderebbe metà della spesa finale di ogni persona». Importante, per la vicecapogruppo socialista, è rilevare che «si tratta di adulti, con famiglia, magari con un’azienda, e questo sostegno potrebbe davvero essere importante. Ricordando che più i collaboratori son formati più cresce il valore dell’azienda».
Ma non si ferma qui la mozione. Perché ai buoni formativi si affiancano anche i buoni aziendali. Nel senso che, specifica Biscossa, «siccome più del 90 per cento delle aziende in Ticino ha meno di 10 dipendenti, se un’azienda piccola deve rinunciare a un dipendente perché vuole o deve seguire un corso di formazione continua può esserci un problema». La proposta, quindi, «è che qualora l’azienda permetta di svolgere la formazione al dipendente e, al contempo, si trovasse in difficoltà a livello di produzione, questa possa impiegare manodopera sostitutiva il cui onere sarebbe sostenuto per metà dal Cantone». Questo perché «si ritiene ancora una volta che acquisire competenze in azienda porta a essere più competitivi e più capaci di stare sul mercato». Questi buoni aziendali «sarebbero riservati ad aziende attive da almeno due anni in Ticino, con un massimo di 10 dipendenti, che rispettano condizioni salariali per il proprio settore e pagano regolarmente i contributi». Insomma, due buoni complementari con i quali «da un lato si incoraggiano collaboratrici e collaboratori a essere costantemente formati, dall’altro si aiutano le aziende nello sforzo per permettere ai dipendenti di formarsi». Il costo? 10 milioni annui sia per i buoni formativi sia per quelli aziendali.
Ci crede «molto, moltissimo» il Ps in questo pacchetto di proposte. «Perché – rileva Biscossa – l’unica ricchezza che abbiamo al di là del bel territorio è la materia grigia, e soprattutto oggi che è necessario un aggiornamento continuo per seguire nuove procedure, nuove prassi, imparare a usare nuovi macchinari è necessario che la formazione continua sia parte integrante della vita professionale dei cittadini». Anche perché «il ritardo del Ticino rispetto alle altre regioni svizzere è alto, questo gap va recuperato». E può essere fatto «capendo che abbiamo sì aziende di grande qualità produttiva, ma anche aziende con minor valore aggiunto, diciamo così, che richiedono un nostro sforzo come società per sostenerle in modo attivo e fare, economicamente, una scelta di campo». A questa mozione, nella fase di scrittura e di consultazione, si sono mostrate interessate anche le associazioni economiche, «perché potrebbe essere un incentivo significativo e importante per restare aggiornati sui sistemi di produzione».