Ticino

‘Crisi materie prime, lo Stato non può restare passivo’

Interrogazione Plr, Gianella e Maderni chiedono al Consiglio di Stato se non sia opportuno intervenire ‘tempestivamente’ presso le autorità federali

La capogruppo dei liberali radicali Alessandra Gianella (Ti-Press)
9 febbraio 2022
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È il tema di adesso: la crisi delle materie prime. Che rischia di mettere in ginocchio l’economia. Scarsità e rincaro preoccupano imprese e cittadini. E la politica, anche quella cantonale. Da qui l’atto parlamentare inoltrato da Alessandra Gianella e Cristina Maderni per il gruppo liberale radicale in Gran Consiglio. “Pur consapevoli che si tratta di una problematica internazionale, a nostro avviso lo Stato non può rimanere passivo di fronte a questa situazione, ma deve mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per tentare di ritornare a una situazione di normalità nell’approvvigionamento, con coraggio e lungimiranza”, scrivono Gianella, capogruppo, e Maderni in un’interrogazione al Consiglio di Stato, cui chiedono anzitutto quali sono gli effetti di questa crisi sull’economia ticinese e quali sono “le maggiori ripercussioni in relazione ai settori più trainanti”.

Da un po’ di tempo, si ricorda nell’atto parlamentare depositato oggi, si assiste “a una preoccupante crisi nel settore delle materie prime e di determinati componenti indispensabili per la nostra economia e per la nostra vita quotidiana”. Una situazione che ha causato “penuria, ritardi e un aumento generalizzato dei prezzi: basti pensare ai settori della carta, del ferro o dei microprocessori, così come tanti altri prodotti e materiali”, sottolineano le due deputate del Plr. Che avvertono: il problema è “grave”. Lo è “per le aziende così come per molte persone e famiglie”. Il “perdurare” della crisi delle materie prime, evidenziano Gianella e Maderni, “rischia di produrre ulteriori effetti negativi, forse irreversibili, in un momento in cui il nostro sistema economico deve già fare i conti con altre conseguenze della grave crisi sanitaria che stiamo attraversando”.

‘Anche modifiche legislative per meno burocrazia’

Le autrici dell’interrogazione riconoscono che “il livello di intervento principale è quello federale, poiché la Confederazione dispone di un’importante rete di contatti e rappresentanze all’estero, come pure della competenza doganale in materia di dazi all’importazione”. Ciò, si osserva, “dovrebbe permettere di individuare eventuali canali di approvvigionamento alternativi rispetto a quelli attuali e, al contempo, di intervenire per regolare i dazi all’importazione laddove contribuiscono in questo momento ad aumentare eccessivamente i prezzi”. E “va peraltro rammentato che un approccio del genere rispecchia la nuova strategia di politica economica esterna che il Consiglio federale ha adottato lo scorso mese di novembre”. Stando ai nuovi orientamenti, aggiungono le parlamentari, la Svizzera “persegue infatti una politica economica esterna mirata, rilevando e specificando le proprie esigenze in modo trasparente e auspica scambi il più possibile aperti e regolamentati sul fronte sia delle importazioni sia delle esportazioni”. Per garantire “il benessere” e “l’occupazione”, la Svizzera “mira a fornire alle sue imprese - soprattutto alle Pmi (piccole medie imprese ndr) - un accesso ampio, giuridicamente sicuro e non discriminatorio a mercati internazionali funzionanti”.

Gianella e Maderni ritengono comunque che “anche un Cantone come il nostro - la cui economia dialoga in vari settori con l’estero - possa attivarsi”. Al Consiglio di Stato chiedono allora se considera opportuno “intervenire tempestivamente” presso le autorità federali “affinché si attivino per individuare canali di approvvigionamento alternativi, in particolare nei settori dove sono attive aziende che risiedono in Ticino”. Inoltre: “Dal momento che dal 1. gennaio 2024 l’importazione di prodotti industriali in Svizzera non sarà più soggetta a dazi, converrebbe attivarsi affinché siano sospesi anche i dazi in altri settori economici?”. E ancora: “Sono prevedibili delle modifiche di legge (in senso di alleggerimento normativo) affinché i settori più colpiti possano perlomeno essere aiutati indirettamente con semplificazioni legislative?”. Un alleggerimento normativo, spiega Alessandra Gianella contattata dalla ‘Regione’, «anche per ridurre la burocrazia e permettere così alle imprese di adattarsi con una certa rapidità a nuovi scenari».