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’Ndrangheta, rito immediato per 43 presunti affiliati

Si tratta del filone lombardo-svizzero dell’operazione antimafia denominata ‘Cavalli di razza’ con addentellati in Ticino e Toscana

(Archivio Ti-Press)
2 febbraio 2022
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Forte accelerazione della Direzione distrettuale antimafia di Milano (Dda), guidata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci: in meno di tre mesi ha chiesto il processo con rito immediato per 43 delle 54 persone arrestate lo scorso 16 novembre, nell’ambito del filone lombardo-svizzero dell’operazione ‘Cavalli di razza’ contro la ’ndrangheta. Arresti allora eseguiti dalla Squadra mobile di Milano e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Como. Furono centoquattro gli arresti nel corso del blitz: oltre che in Lombardia (ma soprattutto nel Comasco dove le manette erano scattate attorno ai polsi di 36 presunti ’ndranghetisti), anche in Toscana (16 gli arresti, due dei quali a Lugano) e in Calabria (34 gli arresti).

La scorsa settimana il questore di Como ha disposto la chiusura di due bar della Bassa comasca (uno a Cirimido, l’altro a Cadorago), considerati basi logistiche della potentissima cosca Molè, ’ndrina della piana di Gioia Tauro, alla quale risultano affiliati una ventina delle persone che a breve finiranno a processo per essere giudicate con rito immediato.

La richiesta di processo con rito immediato, che significa non passare al vaglio del giudice delle udienze preliminare, sottintende che la Dda milanese è convinta di aver raccolto elementi probatori sufficienti per poter processare i 43 imputati accusati a vario titolo di un grappolo di reati, quali associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di sostanze stupefacenti (una tonnellata di cocaina sequestrata nel corso dei tre filoni d’indagine, oltre 30 chili nei cantoni Ticino, Zurigo e San Gallo) e armi (acquistate in Svizzera, con i soldi della droga e poi traghettate nel comasco e sulle quali gli investigatori hanno messo le mani), bancarotta fraudolenta, frode fiscale ed estorsione con modalità mafiose).

Il filone lombardo dell’inchiesta ‘Cavalli di razza’, oltre a confermare, casomai fosse stato necessario, il radicamento della ’ndrangheta nel Comasco, con metastasi in Ticino, sembra aver riunito vecchi e nuovi ’ndranghetisti in un unico capo di imputazione. Lo conferma il fatto che nel blitz dello scorso novembre sono rimasti impigliati tutti i presunti affiliati della ’ndrina di Fino Mornasco, della quale si è incominciato ad avere notizia in occasione dell’operazione ‘La notte dei fiori di San Vito’ (estate 1994, quattrocentocinquanta arrestati, trecentocinquanta nel Comasco) e successivamente con l’operazione ‘Insubria’ (novembre 2014, una quarantina di arresti, fra cui un singolare personaggio, frontaliere a Bellinzona, volontario della Croce Rossa a Cermenate, sul cui comodino era solito tenere la Bibbia). Una ’ndrina capitanata da Bartolomeo Jaconis, già in carcere dove sta scontando l’ergastolo per essere stato il mandante di un omicidio legato al traffico di cocaina nel 2019 a Bulgarograsso. Fra gli imputati per i quali è stato chiesto il rito immediato ci sono tre presunti affiliati alla locale di Fino Mornasco, arrestati oltre San Gottardo, dove avevano trasferito i loro affari sporchi legati al traffico di stupefacenti, estradati dopo il blitz della scorso novembre. Un quarto calabrese è ancora in carcere in Svizzera. Ancora nessuna decisione da parte dei magistrati di Firenze.

Un filone legato al colossale traffico di cocaina dall’Ecuador ai porti di Livorno e Vado Ligure. In questo filone sono coinvolti i due arrestati a Lugano. Il più anziano dei due, un 59enne, in Ticino con permesso B, è stato estradato, l’altro, un 41enne in riva al Ceresio con un permesso G per quanto è dato sapere ancora non avrebbe accettato l’estradizione.

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