Preture di protezione, la presidente della commissione Giustizia: ‘Come deputati non dobbiamo perdere tempo’. Agna intanto propone dei correttivi
«Credo che come deputati dobbiamo ora spingere sull’acceleratore per quel che riguarda il futuro del settore, importante e delicato, delle tutele e delle curatele - dice la leghista Sabrina Aldi -. Lo scorso mese il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio con cui propone una nuova organizzazione in Ticino delle autorità di protezione, che io reputo nel complesso valida. Adesso tocca al Gran Consiglio fare la sua parte, senza perdere tempo. Perché la riforma del sistema è urgente. Perché in ballo ci sono persone fragili, alcune divenute ancor più fragili a causa dei contraccolpi della pandemia, le quali necessitano delle misure di protezione previste dal Codice civile. Allo Stato il compito di decidere con sollecitudine i provvedimenti adeguati nell’interesse e per il bene di tali persone. Da questo punto di vista le Arp hanno mostrato i loro limiti». La presidente della commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’ condivide quanto prospettato dal governo, e cioè l’abbandono del (vigente) modello amministrativo, incentrato sulle Arp, le Autorità regionali protezione, che fanno capo ai Comuni, e l’adozione di quello giudiziario, con l’istituzione di Preture specifiche, le Preture di protezione. Sulla “cantonalizzazione” del settore tutele e curatele la parola passa così al Gran Consiglio. Il messaggio è stato varato poco prima di Natale dal Consiglio di Stato e verrà formalmente attribuito, per essere esaminato, alla ‘Giustizia e diritti’ settimana prossima, nella prima sessione parlamentare del 2022.
Sarà una sottocommissione della ‘Giustizia e diritti’, sottocommissione coordinata dalla stessa Aldi e dal popolare democratico Luca Pagani, a vagliare la riforma tratteggiata dal governo. «Con i colleghi commissari, e in particolare con Pagani, discuterò come procedere - riprende Aldi -. Esprimendomi sempre a titolo personale, non vedo comunque la necessità di rifare il lavoro che ha già fatto il Consiglio di Stato». Il messaggio «è infatti frutto anche di una consultazione che il Dipartimento istituzioni aveva avviato sul progetto interpellando circa duecento interessati fra enti pubblici e privati. Ovviamente se ci saranno degli aspetti del messaggio che riterremo opportuno approfondire lo faremo, anche con delle audizioni». L’obiettivo di Aldi, tuttavia, «è di procedere con una certa celerità, per arrivare, come spero, ad avere un rapporto commissionale entro l’estate, un documento solido anche in vista della votazione popolare», dato che la riforma implica dei cambiamenti pure nella Costituzione cantonale.
Nei giorni scorsi intanto l’Associazione genitori non affidatari (Agna) ha scritto alla ’Giustizia e diritti’, suggerendo alcuni correttivi alla riforma. «Sia chiaro, siamo perfettamente d’accordo con il passaggio al modello giudiziario - tiene a precisare il presidente di Agna Pietro Vanetti -. Certo, avremmo preferito la creazione di un Tribunale di famiglia, ma anche le Preture di protezione rappresentano un passo nella giusta direzione. Proponiamo delle modifiche legislative che secondo noi potrebbero migliorare la riforma». L’associazione chiede per esempio di inserire nella Legge sull’organizzazione giudiziaria la disposizione per cui le Preture di protezione “assicurano un servizio di picchetto per consultazioni urgenti nei fine settimana dal venerdì sera al lunedì mattina e nei giorni festivi infrasettimanali”. Un altro aspetto sul quale Agna pone l’accento è la mediazione. "Le Preture di protezione, laddove possibile, favoriscono la conciliazione e la mediazione“, recita l’articolo di legge confezionato dal Consiglio di Stato. L’associazione suggerisce la seguente versione: “Le Preture di protezione, laddove ritenuto utile, ordinano una mediazione”. La proposta, spiega Agna, “toglie solo in parte il potere di apprezzamento al giudice, perché dapprima deve comunque valutare se la mediazione è utile”. Non sono gli unici correttivi formulati dall’associazione. «Affinché il modello giudiziario si riveli efficace, sarà determinante - sottolinea Vanetti - la scelta delle persone che comporranno i collegi giudicanti chiamati a decidere le misure di protezione e che saranno designate dal Gran Consiglio. Per questo proponiamo che gli aspiranti pretori di protezione, i loro aggiunti e i candidati membri specializzati in psicologia, pedagogia, medicina e lavoro sociale siano sottoposti preliminarmente a un assessment».