Ticino

Preture di protezione, sì al voto preliminare dei cittadini

Riorganizzazione tutorie: la commissione parlamentare firma il rapporto stilato da Luca Pagani e Sabrina Aldi. Sei i correlatori

La riforma prevede di sostituirle con autorità giudiziarie (Ti-Press)
23 maggio 2022
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Prima votino i cittadini. È ora ufficiale, nero su bianco, la proposta della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ di interpellare preliminarmente il popolo sulla ‘cantonalizzazione’ del settore tutele e curatele prospettata dal Consiglio di Stato. E meglio, sull’introduzione nella Costituzione ticinese del modello giudiziario, con l’entrata in funzione di Preture ad hoc, le Preture di protezione. Modello al centro della riforma concepita dal Dipartimento istituzioni e tradotta nel corposo messaggio licenziato lo scorso dicembre dal governo.

Quattro preture specifiche distribuite sul territorio al posto delle attuali sedici Autorità regionali di protezione (Arp), sulle quali si basa il vigente modello amministrativo e che fanno capo ai Comuni. Prima di procedere con l’esame dei vari aspetti della riorganizzazione tratteggiata dall’Esecutivo, la ‘Giustizia e diritti’ ritiene opportuno sondare l’opinione dei cittadini sulla questione di fondo: l’adozione del sistema giudiziario, che comporta (anche) alcune modifiche costituzionali. Nella riunione di stamattina ha quindi firmato il rapporto elaborato dal popolare democratico Luca Pagani e dalla leghista Sabrina Aldi. La parola ora al plenum del Gran Consiglio, che dovrebbe pronunciarsi nella sessione al via lunedì 20 giugno. L’approvazione del rapporto sembra comunque scontata, considerato che il documento è stato sottoscritto dall’intera sottocommissione che si sta occupando della riforma e che è composta, oltre che dai coordinatori Aldi e Pagani, dal liberale radicale Giorgio Galusero, dalla democentrista Roberta Soldati, da Marco Noi dei Verdi e dal socialista Nicola Corti, che in ‘Giustizia e diritti’ aveva suggerito il ricorso preliminare alle urne. Sei correlatori.

Alle urne a settembre o a novembre

Se ci sarà l’ok del plenum, cosa come detto altamente probabile, la votazione popolare si terrà a settembre o a novembre. Nel messaggio il Consiglio di Stato chiede sostanzialmente di ancorare alla Costituzione una nuova figura di magistrato, ovvero il Pretore di protezione, e l’autorità di nomina. I Pretori di protezione, i Pretori di protezione aggiunti e i membri specialisti che affiancheranno i magistrati nel decidere le misure di protezione da implementare saranno eletti, stando alla riforma che il governo ha messo a punto, dal Gran Consiglio, che già adesso designa tutti gli altri giudici e i procuratori pubblici.

‘Riforma storica e importante’

La commissione ‘Giustizia e diritti’ non ha dubbi sulla validità della riforma del settore tutele e curatele proposta dall’Esecutivo: la definisce "storica e importante". Importante perché "le Autorità di protezione sono chiamate a prendere decisioni particolarmente delicate, che incidono sui diritti fondamentali delle persone, quali ad esempio l’istituzione di una curatela, la privazione dell’autorità parentale o il ricovero a scopo di assistenza". L’odierna organizzazione, incentrata sulle Arp, "si rivela eterogenea, con notevoli differenze non solo a livello di prassi, ma anche di risorse organizzative e finanziarie, a volte con effettivi di personale non adeguati per far fronte al sempre più complesso e accresciuto carico di lavoro, così come di spazi logistici non sempre adatti e adeguatamente rappresentativi dal punto di vista istituzionale, ciò che può pure incidere sulla percezione dell’autorevolezza di queste autorità amministrative comunali". La riforma pertanto è "necessaria", sottolinea la commissione. E questo "per una migliore tutela delle fasce più fragili della popolazione e per una risposta dello Stato al passo con i tempi, celere e di qualità". Ed "è proprio per l’importanza del tema" che la ‘Giustizia e diritti’, si legge nel rapporto, "ha deciso di voler sottoporre preventivamente" al giudizio dei cittadini "quello che è il punto principale della riforma proposta", ossia "la creazione delle Preture di protezione". Aggiunge la commissione: "Si tratta di chiedere al cittadino un avallo preventivo, una sorta di mandato popolare per proseguire sulla via tracciata dal messaggio". Questo modo di procedere "ha pure il pregio di permettere di prendere spunto dalle discussioni che potrebbero emergere in vista del voto popolare e andare eventualmente a correggere alcuni punti quando si tratterà di discutere maggiormente nel dettaglio il messaggio (governativo, ndr) pendente". Insiste la ‘Giustizia e diritti’: "L’approvazione del principio della riforma da parte della popolazione non si tradurrebbe unicamente in un semplice indicatore per la politica di procedere in un determinato modo, ma in un chiaro e preciso obbligo di applicare quella che sarà la volontà popolare e la modifica costituzionale". Significherebbe "blindare anche dal punto di vista giuridico la volontà di procedere in questo senso eliminando totalmente il rischio che, a causa di questioni secondarie litigiose, la politica possa fallire nell’intento di mettere in campo una riforma quanto mai necessaria". E urgente, dato che "l’emergenza sanitaria", innescata dalla pandemia, "rischia di aver acutizzato alcune situazioni rendendo le persone fragili ulteriormente bisognose". Le quali potrebbero rivolgersi più di prima alle autorità di protezione.

«Attendiamo nel frattempo dal Consiglio di Stato – dice Sabrina Aldi, da noi contattata – il messaggio aggiuntivo riguardante una serie di aspetti procedurali e organizzativi della riforma, così da poter evadere completamente il messaggio dello scorso dicembre e quello aggiuntivo subito dopo il sì dei cittadini, come spero, al modello giudiziario». Degli aspetti procedurali e organizzativi, ricorda, interpellata dalla ’Regione’, la direttrice della Divisione giustizia (Dipartimento istituzioni) Frida Andreotti, si occupa «un gruppo di lavoro coordinato dal giudice Franco Lardelli (presidente della Camera di protezione al Tribunale d’appello sino alla fine del mese, poi andrà in pensione, ndr) e incaricato dal governo di presentare un rapporto entro il prossimo 30 settembre».