Il Dss proporrà invece in Consiglio di Stato un inasprimento dell’obbligo della mascherina al chiuso per manifestazioni e luoghi accessibili al pubblico
Il numero dei contagi da Covid-19 in Ticino cresce, come pure quello di classi di scuola in quarantena. Oggi le nuove sezioni che hanno dovuto introdurre per qualche giorno la didattica a distanza sono 22. Le quarantene annunciate termineranno infatti fra il 2 e il 6 dicembre. Abbiamo chiesto al direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) Manuele Bertoli la sua opinione riguardo alla situazione. Secondo il consigliere di Stato è necessaria cautela nella lettura dei dati.
Come dipartimento siete preoccupati per il numero di quarantene di classe attuale?
È un dato che va preso con le pinze. Determinante è però il fatto che la maggior parte di questi contagi avviene nelle scuole elementari dove i bambini non indossano la mascherina. Infatti alle Medie e in altri istituti il numero è basso. Inoltre, a parte un caso che mi è stato comunicato oggi, non vi sono quarantene ripetute nella stessa classe. L’assenza da scuola dura alcuni giorni e non è problematica. Se si verifica più di una volta può rappresentare una difficoltà per lo svolgimento regolare delle lezioni, che potrebbe ripercuotersi sul processo di apprendimento di bambini e ragazzi.
Un caso però c’è stato.
Sì, è un fattore nuovo. Bisogna capire se è un fenomeno che si verificherà più spesso o se rimane qualcosa di sporadico.
Rispetto a un anno fa com’è la situazione?
Le quarantene di classe dipendono da alcuni criteri. Essi sono cambiati rispetto all’anno scorso, sono più restrittivi. Ciò era stato deciso già a inizio anno scolastico con il medico cantonale, a seguito della variante Delta che è più contagiosa di quella cinese precedente. Alla scuola dell’infanzia e alle Elementari è sufficiente un caso di coronavirus in una classe per mandare quest’ultima a casa. Dalle Medie in avanti, dove è obbligatorio l’uso della mascherina, sono necessari almeno tre contagiati.
Si parla di sezioni dove sono stati notificati casi di Covid, ma in esse quanti sono i bambini o i ragazzi contagiati?
Dipende molto. Non metterei l’enfasi su quanti casi vi sono per classe. È un altro il dato che secondo me è centrale, cioè quello dei ricoveri. Già tempo fa abbiamo detto che gli aspetti che contano sono gli ospedalizzati, il numero di persone in cure intense e i decessi. Il numero di persone contagiate dice che stanno crescendo le trasmissioni, ma rispetto ai criteri precedenti non è una cifra rilevante se presa da sola, soprattutto se riguarda i bambini. Secondo le ultime informazioni in mio possesso da inizio pandemia, parliamo di quasi due anni fa, sono stati ospedalizzati in Ticino 13 ragazzi fino ai 19 anni, nessuno in cure intense. Questo con migliaia di pazienti Covid nel cantone. Ciò per ricordare che, come si è sempre detto, i bambini non sono il problema per quanto concerne le complicazioni che può dare la malattia e l’occupazione di posti in ospedale.
Possono però essere dei vettori.
Qui non è chiaro quanto siano loro a trasmetterla ad altri o piuttosto quanto vengano contagiati. Sono dei soggetti anch’essi toccati dalla trasmissione del virus, ma per i quali la malattia non è pericolosa. La maggior parte dei 13 giovani citati prima aveva problemi di salute pregressi.
Avete intenzione d’inasprire le misure per contenere i contagi?
La discussione è aperta, ne parleremo mercoledì in governo in termini generali. Non voglio dunque né anticipare né comunicare qualcosa che non è stato ancora deciso.
Sulle misure per contrastare l’aumento dei contagi, per ora, la Confederazione passa la palla ai Cantoni. Ai microfoni della Rsi il direttore del Dipartimento sanità e socialità (Dss) Raffaele De Rosa ha affermato che mercoledì sottoporrà in Consiglio di Stato un’estensione dell’obbligo di mascherina. Sarebbero toccati i luoghi chiusi accessibili al pubblico e le manifestazioni al chiuso, nonostante per queste ultime sia già necessario presentare il certificato Covid valido. La proposta sarà presentata durante la seduta, poi sarà di competenza del governo decidere se entrare in materia. In caso affermativo verrà poi decisa l’eventuale tempistica dell’attuazione delle misure.