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Scuole musicali e costi alti in Ticino: ‘I Comuni danno poco’

Il Consiglio di Stato risponde a 6 deputati: ‘Fondi cantonali in media, ma quelli comunali sono all’8% contro il 42 nazionale. Tematizzeremo la questione’

Ti-Press
23 ottobre 2021
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“Risulta evidente che, se il contributo cantonale è mediamente in linea con quello medio intercantonale, il contributo dei Comuni ticinesi è invece complessivamente molto al di sotto della media”. È questo, in soldoni, il senso della risposta che ha dato il Consiglio di Stato alla preoccupata interrogazione interpartitica sui costi che comporta per le famiglie un’educazione musicale per i figli. Costi che in Ticino arrivano a essere il doppio rispetto alla media nazionale, scrissero al governo Maurizio Agustoni (Ppd), Anna Biscossa (Ps), Alessandra Gianella (Plr), Michele Guerra (Lega), Sergio Morisoli (Udc) e Nicola Schönenberger (Verdi) partendo dal rapporto ‘Le scuole di musica della Svizzera (con il Liechtenstein) in cifre’. Infatti, “se nella maggior parte dei cantoni la quota a carico delle famiglie è attorno al 30/40 per cento, in Ticino questa percentuale è del 75”. Questo, per gli interroganti, è uno scoglio non da poco poiché è un sistema “che pone il 75% dei costi a carico delle famiglie e che non consente a tutte di accedere a una formazione musicale di qualità”. Di rimpallo si apre anche un’altra questione, vale a dire che senza gli adeguati fondi alcune scuole non hanno le risorse per pagare i docenti indipendenti seguendo quanto previsto dalle tabelle della Società svizzera di pedagogia musicale, considerando anche la pressione dall’estero di docenti in grado di accettare compensi cui un docente residente non può dire di sì. Il tutto, era il leitmotiv dell’interrogazione, non soddisfacendo – eufemisticamente – l’articolo 67a della Costituzione federale, il quale prevede che la Confederazione e i Cantoni promuovano la formazione musicale.

Il 75% a carico delle famiglie

Nel suo rapporto del 2020 l’Associazione svizzera delle scuole di musica (Assm) ha affermato che il Ticino sarebbe di gran lunga il cantone nel quale gli enti pubblici contribuiscono di meno alla formazione musicale dei giovani. Ebbene, rispondendo alla domanda se ciò corrisponda al vero, il Consiglio di Stato mette qualche puntino sulle i e snocciola i numeri: “I dati presentati dall’Assm mostrano unicamente le voci di ricavo delle scuole di musica in un confronto intercantonale, con la suddivisione delle voci di ricavo presenti sul conto economico delle scuole in contributi ricevuti dal Cantone, contributi ricevuti dai Comuni e tasse d’iscrizione degli allievi. Secondo i dati riportati – scrive il governo – le otto scuole di musica ticinesi che hanno partecipato al sondaggio hanno dichiarato che il 75% dei loro ricavi deriva dalle tasse pagate dagli allievi, il 18% dai contributi cantonali e il 3% dai contributi dei Comuni”. Il dato del contributo cantonale “si attesta poco al di sotto della media intercantonale (21%), ma la raggiunge se si considera il rimborso ai Comuni di un terzo del loro impegno finanziario”. Per contro, “il dato dei contributi comunali è molto al di sotto della media di riferimento, che è del 42%. Dall’esiguità di quest’ultimo dato discende il saldo elevato inerente alla quota a carico delle famiglie ticinesi (75%)”. In breve: se le famiglie ticinesi per l’educazione musicale dei figli in una scuola di musica pagano il doppio rispetto alla media nazionale è (anche e soprattutto) per l’esigua partecipazione ai costi da parte dei Comuni. Pure se il governo annota che “il dato non considera i rimborsi effettuati dai Comuni non alle scuole di musica ma alle famiglie degli allievi, poiché le scuole di musica registrano esclusivamente i contributi che percepiscono direttamente”. Insomma, “confrontando i dati inerenti alle erogazioni notificate dai Comuni e togliendo il rimborso cantonale, i sostegni comunali alle famiglie degli allievi superano comunque di poco i cinque punti percentuali, che aggiunti al 3% rilevato dallo studio porta a un impegno comunale dell’8%”. Ben lontano ancora dalla media, però. E dai dati in possesso del Dipartimento educazione, cultura e sport “si riscontrano differenze sostanziali nell’erogazione di contributi da parte dei Comuni, ma anche all’interno dello stesso Comune: si richiama per esempio il caso di Locarno, dove delle due scuole riconosciute presenti sul territorio (e che hanno partecipato al sondaggio dell’Assm) solo una riceve contributi comunali”.

‘Tematizzeremo la questione invitando a fare di più’

Che fare, quindi? “Un intervento per aumentare significativamente questa quota di finanziamento comunale è senz’altro pensabile, ma arrischia di confrontarsi con le resistenze locali in nome dell’autonomia”, scrive il Consiglio di Stato nella risposta. Ma aggiunge come “va pur detto che, malgrado il rimborso cantonale ai Comuni di un terzo degli aiuti comunali alle famiglie, che quando introdotto intendeva proprio stimolare i Comuni a fare la loro parte, la maggioranza dei Comuni ticinesi dai dati in nostro possesso non eroga contributi: nel 2020 i Comuni che hanno ottenuto un rimborso dal Cantone erano 45”. In questo senso, ad ogni modo, “si concorda con gli interroganti sulla necessità di misure adeguate ed efficaci per coinvolgere i Comuni in modo più propositivo e con maggiori investimenti nel settore”. Il Consiglio di Stato afferma, quindi, “che si farà comunque parte attiva nel tematizzare la questione presso le rappresentanze degli enti locali, invitando i Comuni ad agire laddove non sono attivi e a fare di più dove l’intervento risulta insufficiente”. Per non fare in modo che, come più volte ricordato dall’esecutivo nelle cinque pagine di risposta ai sei interroganti, le lezioni di educazione musicale nella scuola dell’obbligo e in parte nel postobbligo siano l’unico modo che hanno i giovani di avvicinarsi a uno strumento e appassionarsi alla musica.

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