Oltre la metà degli iscritti a una scuola di musica riconosciuta, quasi 1’300 ragazzi, risiede nei 59 Comuni che non prevedono un sostegno alle famiglie
Ben più di mille. Sono 1’298 gli allievi di scuole di musica riconosciute che vivono nei 59 comuni che non prevedono alcun sostegno diretto all’allievo o alla sua famiglia. Insomma, il 52 per cento dei giovani che stanno seguendo una formazione musicale non ha un aiuto in barba alla votazione federale che, il 22 settembre 2012, ha iscritto nella Costituzione l’articolo 67a che recita testuale come "la Confederazione e i Cantoni promuovono la formazione musicale, in particolare dell’infanzia e della gioventù".
Il dato emerge da una risposta che il Consiglio di Stato ha recentemente dato a un’interrogazione del deputato del Partito socialista Raoul Ghisletta, nella quale il governo quantifica anche l’ammontare del mancato contributo: "Moltiplicando la cifra pro capite versata dai Comuni nel 2021 (263 franchi) per il numero di allievi residenti in comuni che non partecipano al finanziamento si ottiene che i mancati contributi per le famiglie ammonterebbero a 341’374 franchi, di cui un terzo a carico del Cantone", scrive infatti l’Esecutivo nella sua risposta.
Certo, è lo stesso governo ad annotare che "va comunque detto che nell’elenco dei 59 comuni vi sono anche comuni di montagna o a bassa densità di popolazione, caratterizzati da pochi o nessun allievo". Ma la matematica non è un’opinione, e indipendentemente dalla densità di popolazione i numeri sono chiari: oltre la metà dei ragazzi che vogliono formarsi in ambito musicale seguendo la propria passione o la propria indole non hanno un contributo.
Gli allievi in totale sono 2’483, e il 48 per cento di loro – quindi 1’185 – risiede invece in un comune che partecipa invece al finanziamento: "Complessivamente – scrive ancora il Consiglio di Stato rispondendo all’interrogazione di Ghisletta –, questi Comuni nel 2021 hanno versato alle famiglie (non alle scuole di musica) 311’691 franchi. Un terzo della cifra totale, 103’885 franchi, pari a 88 franchi per allievo, è stato rimborsato dal Cantone ai Comuni. Si ricorda che il Cantone ha inoltre versato alle scuole di musica riconosciute 817mila franchi, pari a 329 franchi per ogni allievo sotto i vent’anni".
Una delle domande di Ghisletta verteva sulla possibilità da parte del governo di inviare una lettera ai Municipi dei 59 comuni mancanti per stimolarli a introdurre il contributo per gli allievi delle scuole di musica riconosciute. Ebbene, il Consiglio di Stato risponde come "rilevato che ogni anno, con la comunicazione dei contributi ai Comuni si sollecitano questi a farsi parte attiva, raccogliamo favorevolmente l’invito a scrivere ai Municipi".
Sebbene ovviamente benvenuto, potrebbe essere un po’ pochino alla luce di quanto si evince dal rapporto ‘Le scuole di musica della Svizzera (con il Liechtenstein) in cifre’ pubblicato dall’Associazione svizzera delle scuole di musica. Il rapporto, citato da un’interrogazione dello scorso settembre firmata da rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari in Gran Consiglio, testimonia che "il Ticino è il cantone con la minore partecipazione di Cantone e Comuni al finanziamento delle scuole di musica". Di più. "In particolare, se nella maggior parte dei cantoni la quota a carico delle famiglie è attorno al 30/40 per cento, in Ticino questa percentuale è del 75 per cento". In soldoni, la situazione è presto riassunta: "Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica nel 2018 Cantoni e Comuni hanno finanziato le scuole di musica (incluse scuole di canto corale e scuole bandistiche) con un importo di 511 milioni di franchi, pari a un contributo pro capite per iscritto di 60/61 franchi. Rapportando questo dato alla popolazione ticinese risulta che, per allinearsi alla media nazionale, nel nostro Cantone la mano pubblica dovrebbe erogare una cifra complessiva di 21,5 milioni di franchi".
Da tempo in prima fila a chiedere una corretta implementazione dell’articolo costituzionale 67a è il direttore del Conservatorio della Svizzera italiana Christoph Brenner che, contattato dalla ‘Regione’, spiega come «ci sono ancora aspetti non attuati a livello svizzero, come ad esempio la questione della promozione dei talenti. Dovrebbe presto uscire una proposta di ordinanza federale, che è in consultazione, la quale prevede contributi da Berna ai Cantoni che hanno messo in pratica un proprio concetto per la promozione dei talenti». Il problema è che «non è il caso del Ticino, questo». E quindi, riprende Brenner, «c’è il rischio che pure se l’ordinanza con questi sostegni passasse, il Canton Ticino dovrà sottoporre un suo concetto sennò questi sostegni si rischierebbe di non averli». Insomma, «a quasi dieci anni dalla votazione la Confederazione finalmente fa qualcosa, ma non sappiamo a che punto sia il Ticino».
Se in questo caso la competenza è prettamente federale, rimanendo nei confini cantonali il direttore del Conservatorio sottolinea che «un punto dove invece il Cantone è in fallo è sull’applicazione dell’articolo che già nel titolo parla di formazione musicale, non attività di tempo libero come talvolta è stata definita la nostra istruzione». C’è rammarico, quindi, perché una formazione che porta a seguire in una passione e a un lavoro venga considerata come un hobby? «Guardi – risponde serafico Brenner –, nella votazione del settembre 2012 il 73 per cento dei votanti a livello federale e il 76% in Ticino hanno detto sì. Da parte della popolazione, del sovrano, c’è stato un chiarissimo mandato. Il problema adesso è mettere in pratica quanto deciso del popolo, e credo che il sostegno pubblico sia molto superiore di quella che è la percezione della politica».