È quanto emerge dalle indagini coordinate dai magistrati Eugenio Fusco e Luigi Furno della Procura di Milano
Ci sono anche tre broker italiani residenti in Canton Ticino, due ad Ascona e il terzo a Lugano, tutti cittadini iscritti all’Aire, fra gli undici indagati dalla Procura di Milano per una maxi truffa delle polizze assicurative. Gli altri indagati risiedono a Milano, Roma, nel Pesarese e quattro in Austria.
La notizia dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Luigi Furno e condotta dagli investigatori del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza di Milano si è appresa dopo che su disposizione del giudice delle indagini preliminari le fiamme gialle hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, propedeutico alla confisca, per oltre 21 milioni di euro (equivalente all’entità della mega frode), nei confronti degli 11 indagati
Gli undici sono accusati di aver raggirato quasi 1’500 investitori, tra cui numerosi professionisti e imprenditori, residenti sull’intero territorio italiano, che erano stati fraudolentemente convinti a effettuare investimenti in fondi mobiliari costituiti alle Isole Bermuda e nel Liechtenstein. I broker promettevano investimenti sicuri con un rendimento non inferiore al 4 per cento. I fatti contestati risalgono al periodo compreso fra il 2011 e il 2016. Le indagini hanno consentito di ricostruire la truffa posta in essere dagli indagati, che avevano indotto gli investitori a impiegare le proprie risorse finanziarie, direttamente o attraverso la sottoscrizione di polizze assicurative del tipo ‘unit linked’ ovvero il cui rendimento è legato ad attività finanziarie sottostanti, emesse da compagnie estere, in fondi confluiti in Sicav (Società di investimento a capitale variabile) maltesi, che si sono rivelati nel tempo privi di liquidità.
L’attività investigativa ha permesso di riscontrare che il collocamento delle polizze è avvenuto attraverso una rete di distributori assicurativi italiani tra loro collegati, alcuni dei quali oggi non più esistenti per effetto di operazioni societarie straordinarie intervenute nel corso degli anni. Dalle indagini è emerso altresì che la rete di società finanziarie con sede in territorio maltese è stata nel frattempo completamente smantellata e il denaro degli investitori non è stato in realtà utilizzato per alimentare i fondi in questione, ma instradato verso l’Italia. I conti utilizzati, detenuti presso banche del Cantone Ticino, erano controllati dai tre italiani residenti a Lugano e Ascona, a beneficio dei medesimi soggetti ‘collocatori’ delle polizze assicurative, autori della frode. Parte del denaro rientrato in Italia dagli indagati è stato investito in una società quotata alla Borsa di Milano. Dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco un monito: “Attenzione ai guadagni facili, laddove ci sono proposte di facili guadagni attraverso strumenti finanziari. In casi d’investimento in fondi chiusi va prestata massima cautela”.