La campagna del laboratorio cantonale è stata condotta su 21 campioni di vini svizzeri e italiani. Rilevate tre dichiarazioni non corrette sul grado alcolico
Il Laboratorio cantonale ha condotto una campagna di monitoraggio del contenuto di pesticidi e metalli particolarmente tossici nei vini di produzione svizzera e di importazione, che ha visto anche la verifica della corretta indicazione del grado alcolico sull’etichetta. L’indagine è stata condotta su 21 campioni di vini (13 rossi, 6 bianchi e 2 spumanti) di cui 16 provenienti dalla Svizzera e 5 dall’Italia di cui uno bio, prelevati sia da importatori e grossisti, sia dalla vendita al dettaglio.
I risultati mostrano valori di residui di pesticidi conformi ai requisiti legali. I vini bianchi hanno mostrato da zero fino a un massimo di due residui. I vini rossi da un minimo di uno fino a un massimo di sette residui, valori tutti in linea con quelli degli anni scorsi. Il contenuto totale medio di residui, ovvero la somma di tutti i prodotti fitosanitari usati per la protezione della vite dalle malattie, è di 165µg/L, in diminuzione rispetto ai dati degli anni passati anche riguardo l’ampiezza dei dati, cioè la differenza dal valore minimo a quello massimo. I pesticidi più utilizzati sono i fungicidi Folpet e Boscalid. Tutti i prodotti rilevati sono conosciuti per il loro largo impiego in viticoltura.
Quanto alla presenza di metalli pericolosi per la salute, essi possono contaminare il vino sia in quanto presenti nel suolo come nel caso dell’arsenico, anche in alcune zone del Ticino, sia in seguito a inquinamento di origine umana come ad esempio per l’uso che se ne faceva in passato nella benzina, o anche attraverso i vari stadi del processo di vinificazione in particolare con l’impiego di particolari materiali filtranti. Nelle analisi effettuate, arsenico e cadmio sono risultati non rilevabili analiticamente o a livelli di assoluto sottofondo in tutti i vini esaminati, mentre il piombo è presente in tracce (in media 0.010 mg/kg) chiaramente sotto al valore massimo.
Tre vini, pari al 14% dei campioni esaminati, sono risultati non conformi all’Ordinanza del Dfi concernente le informazioni sulle derrate alimentari (Oid) per una designazione in «% vol.» non corretta del tenore alcolico effettivo (che si discosta di più dello 0,5 per cento in volume dal valore indicato sull’etichetta), mentre per altri quattro questa indicazione è stata giudicata ancora corretta grazie all’incertezza di misura. L’ordine di grandezza degli scostamenti del tenore alcolico effettivo di tutti i vini esaminati dai rispettivi valori indicati in etichetta sono riportati nel grafico seguente con evidenziati in rosso i valori superiori a ±0,5% vol.
I risultati della campagna, secondo il Laboratorio cantonale, sono “molto confortanti per quanto riguarda la presenza di residui nel vino”, dato che tutti i vini sono risultati conformi. I tenori totali di residui ritrovati nei vini sono in diminuzione rispetto agli anni passati, “probabilmente un primo effetto del lavoro che è stato fatto negli ultimi anni in questo ambito”. Riguardo al numero di residui non si vede ancora una tendenza rispetto al passato. “Va però detto che quest’indagine è parziale e prende in considerazione solo una minima parte dei vini in commercio”, precisa il Laboratorio, aggiungendo che questo tipo di risultato dipende molto dal tipo di vino (ad esempio: monovitigno o assemblaggio). Bene anche il livello molto basso dei tenori di arsenico, cadmio e piombo, quest’ultimo tendente al ribasso già dagli anni 90 in virtù della scomparsa della benzina con l’additivo e dell’impiego di materiali più idonei al contatto alimentare nel processo di vinificazione e imbottigliamento.
“Rispetto alla dichiarazione del tenore alcolico del vino c’è per contro margine di miglioramento” osserva il Laboratorio cantonale che informa che queste verifiche verranno ripetute nei prossimi anni. Per quanto riguarda i residui di prodotti fitosanitari saranno prese in considerazione anche le uve da vino per le quali l’Oaova prevede dei valori massimi specifici.