L’Asib ha tenuto la sua assemblea nazionale a Lugano. I delegati chiedono il riconoscimento dell’home office
È stata la cornice del Lac a ospitare la 103esima assemblea nazionale dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (Aisb). Nel suo saluto iniziale, il presidente della sezione locale, Matteo Gianini, ha sottolineato l’importanza di riunirsi a Lugano, nel cuore della piazza finanziaria ticinese, dove negli ultimi anni Asib ha sostenuto le migliaia di collaboratrici e collaboratori confrontati loro malgrado con la perdita del posto di lavoro e la difficoltà di trovare un altro impiego.
Dopo aver assolto i compiti statutari durante la mattinata, i delegati, tutti dipendenti della piazza finanziaria provenienti da tutta la Svizzera, nel pomeriggio hanno partecipato a un approfondimento sul tema del mercato del lavoro e dell’evoluzione della piazza finanziaria. A dirigere i lavori il presidente nazionale, Michael von Felten, insieme alle due neo co-direttrici, Anne–Wienke Palm e Natalia Ferrara, già responsabile regionale dell’associazione negli ultimi cinque anni.
Con la partecipazione dei ricercatori della Fachhochschule Nordwestschweiz i delegati si sono confrontati apertamente sulle posizioni e le linee guida che dovranno ispirare il sindacato in vista delle prossime negoziazioni del contratto collettivo del settore che verrà rinnovato all’inizio del 2022.
Natalia Ferrara, responsabile dei soci e delle relazioni con i datori di lavoro, a capo della delegazione che condurrà i negoziati, ha posto l’accento sull’importanza del partenariato sociale e la ricerca di soluzioni condivise che vadano oltre le situazioni di crisi. «Le ristrutturazioni nel settore sono ormai una costante e diventa sempre più impellente lavorare all’impiegabilità dei dipendenti e alla possibilità di riqualificarsi e, se necessario, cambiare settore», ha affermato a laRegione. «Questo per dire che la formazione continua deve essere pensata come un modo per aggiornare sempre le competenze dei dipendenti che possono poi utilizzare anche in un’ipotesi di cambio di lavoro», continua Ferrara. «Il contratto collettivo attuale – che non è di forza obbligatoria – dev’essere rafforzato in diversi ambiti, affinché il personale non paghi sempre sulla propria pelle le rivoluzioni del settore senza beneficiare dei risultati straordinari, come è stato il caso in questo periodo di pandemia. Un periodo in cui i dipendenti – con tutte le difficoltà del caso – hanno lavorato in modo produttivo anche a distanza, garantendo l’operatività delle aziende», precisa Ferrara che quindi si aspetta un riconoscimento economico per i dipendenti dal futuro Ccl. «Anche i delegati presenti hanno condiviso la visione degli oltre 5mila partecipanti al sondaggio promosso da Asib all’inizio dell’anno e stabilito che il contratto collettivo vigente dev’essere rafforzato in relazione a più aspetti, in particolare per rapporto all’impiegabilità dei dipendenti (anche a fronte dell’età pensionabile che tende ad aumentare), alle nuove forme di lavoro (flessibilità, home office, ecc.) ma anche nell’ambito della politica salariale (bonus e assegni familiari sono due aspetti tuttora critici) e non meno importante, anche in relazione alla parità». Il lavoro a distanza, riconosciuto come un valore anche dai vertici dell’Associazione bancaria ticinese, potrebbe diventare un benefit per permettere la conciliabilità tra lavoro e vita privata. «Una flessibilità, quella data dal telelavoro, che deve essere però regolamentata», commenta Natalia Ferrara. «E questo perché diventi veramente un’opportunità per i collaboratori e non un’opzione in mano solo alle aziende».
La direzione generale, coinvolgendo l’insieme dei gremi dell’associazione in tutta la Svizzera, elaborerà misure concrete per la delegazione che condurrà i negoziati, l’obiettivo è siglare entro il mese di giugno del 2022 un Ccl più articolato e adeguato all’evolversi del mercato del lavoro.
Così anche il presidente, Michael von Felten, che a chiare lettere ha affermato che Asib continua a credere nel partenariato sociale, nella risoluzione dei problemi insieme alle commissioni del personale e ai datori di lavoro, ma senza dare nulla per scontato e, anzi, rafforzando in futuro la collaborazione ripensando anche a temi centrali quali il finanziamento e l’accesso agli istituti per entrare in contatto diretto con le collaboratrici e i collaboratori.