Dopo vari ritardi, accelera ora la sanità digitale. La storia clinica di ogni paziente ticinese accessibile con un clic, ma c'è chi fa resistenza
La sanità digitale è già una realtà in Israele, dove tutto ha potuto funzionare molto velocemente col vaccino Covid, perché i dati sanitari della popolazione erano informatizzati, tutto a disposizione in un clic, dalle vaccinazioni alle allergie, dalla terapia per il diabete all’operazione al menisco di dieci anni fa. Addirittura in Estonia c’è la cartella informatizzata del paziente, così in Danimarca e in alcune regioni dell’Austria.
In Svizzera se ne parla da quattro anni, la legge impone a ospedali, cliniche e case per anziani di aderire al sistema di cartella informatizzata. Doveva essere disponibile dal 2020, siamo nel 2021 e solo un centinaio di pazienti svizzeri ha avuto accesso al sistema e non tutti i cantoni hanno trovato una soluzione. Non è un sistema gestito centralmente da Berna (che sembrerebbe più semplice!) ma organizzato da singoli cantoni o regioni, che si appoggiano a chi (i provider sono di regola Posta o Swisscom) crea le piattaforme informatiche. Una volta fatte, serve una certificazione che ne attesti sicurezza e validità. Un iter insomma piuttosto complesso e nuove competenze tutte da costruire.
Perché la Svizzera è così in ritardo e a che punto è il Ticino, ce lo spiega Carlos Garcia, presidente dell’associazione e-Health Ticino che, costituita nel luglio 2016, raggruppa tutti i partner pubblici e privati e gestisce la realizzazione della cartella informatizzata del paziente. «Il passaggio dalla teoria (legge federale LCIP) alla pratica è risultato piuttosto difficile soprattutto per implementare le soluzioni a livello cantonale e intercantonale. I tempi tecnici sono stati lunghi sia per creare le entità che gestiscono il progetto (alcuni cantoni hanno scelto l’associazione, altri la SA, altri ancora formule miste pubblico-privato) sia per ottenere la certificazione. Non c’era il know how, che è stato costruito in questi anni».
Carlos Garcia, presidente dell’associazione e-Health Ticino
Attualmente in Svizzera ci sono 8 comunità di riferimento, di cui quattro hanno ottenuto la certificazione: Emedo per il canton Argovia, Dossier Santé per Neuchâtel, Cara per 5 cantoni romandi (Friburgo, Ginevra, Giura, Vaud e Vallese) ed eSanità per Grigioni, San Gallo, Glarona, Appenzello esterno e interno. «In Ticino il processo di certificazione è in corso ed è atteso per l’autunno, poi la macchina sarà autorizzata a essere usata. Dovremo promuovere la cartella informatizzata del paziente e convincere i cittadini a usarla».
Certo vien da chiedersi se non era meglio avere una comunità unica a livello nazionale. Una sola soluzione tecnica per tutti non era più semplice? «Effettivamente sì, penso che 8 milioni di cartelle cliniche andavano gestite da un sistema centrale, come in altre nazioni», precisa.
I medici tiepidi sulla rivoluzione digitale
Come sarà accolta la novità in Ticino è tutto da scoprire, soprattutto da parte dei medici. «Loro non sono obbligati ad affiliarsi alla rete, comunque sarebbe un progetto monco senza i medici di famiglia, che hanno tutta la storia clinica dei pazienti». L’associazione di categoria FMH è tiepida. «Alcuni medici lavorano ancora con cartelle cartacee, implementare un sistema informatico ha dei costi, altri forse non credono in una rete sanitaria; dove tutto diventa più trasparente».
Per ospedali, cliniche, case anziani e case per partorienti la cartella informatizzata sarà obbligatoria. «Stiamo fotografando la situazione delle case anziani con l’associazione ADiCasi, alcune sono già informatizzate altre no. I grossi ospedali e le cliniche private hanno già tutti un sistema informatizzato». Alla fine a decidere sarà il paziente, sarà lui a dover fare il passo, a richiedere la nuova cartella sanitaria digitale. «Stiamo definendo con l’autorità cantonale come e dove organizzare il tutto», precisa. Alcuni cantoni lo fanno nelle farmacie, altri negli ospedali, altri ancora alla Posta.
L’obiettivo della cartella informatizzata è quello di raccogliere tutti i dati che raccontano la storia clinica del paziente – ossia malattie attuali e passate, esami clinici, terapie farmacologiche, lista delle allergie, vaccinazioni e test vari… – in un fascicolo personale in rete, a disposizione immediata di quegli operatori sanitari, che sono autorizzati ad accedervi. A decidere chi entra, chi può visionare quali documenti sanitari, è solo il paziente. Infatti saranno disponibili tre gradi di confidenzialità per i dati. Il titolare della cartella informatizzata può anche delegarne la gestione a una persona di fiducia (ad esempio un familiare, un amico o un medico di fiducia).
La cartella del medico, quella del farmacista con i dati dei pazienti continueranno a essere fatte come ora. Si tratta del cosiddetto ‘sistema primario’. Quello che cambierà, sarà il ‘sistema secondario’: tutte le informazioni sanitarie del paziente saranno caricate su una sorta di ‘nuvola digitale’, che connetterà tutte le cartelle, sarà così possibile condividere tutte le informazioni per le cure. Ad esempio, l’infermiere che cura un anziano a domicilio, potrà leggere i referti caricati dal medico, che l’ha operato qualche giorno prima. Oppure chi ha un malore in vacanza può permettere al medico del Pronto soccorso di avere una panoramica sulla sua situazione sanitaria, sapere quali terapie prende ecc. «I vantaggi sono numerosi, prima di tutto il paziente può appropriarsi dei suoi dati sanitari, gestirli in modo consapevole», precisa Garcia.
Dunque sarà più facile per il paziente avere le sue informazioni sanitarie sotto mano e saranno sempre disponibili anche quando è in viaggio. «Grazie alla condivisione delle informazioni che saranno accessibili velocemente e scambiate facilmente tra i vari operatori sanitari ci saranno anche meno errori medici». Infatti l’innovazione digitale della sanità permette di migliorare la qualità delle cure mediche, ospedaliere, con processi più efficienti e interazioni più immediate tra paziente, medici, farmacisti, terapeuti, strutture ospedaliere e laboratori. «La gestione del paziente sarà più efficace. Oltre al miglioramento della qualità delle cure ci aspettiamo anche una migliore efficienza del sistema sanitario, infatti sarà possibile contenere i costi sanitari evitando ad esempio di ripetere esami già eseguiti e fare cure inefficaci», commenta.
Ma allora perché fatica a decollare? Si temono hacker? «Gli standard di sicurezza sono molto elevati, il sistema in Ticino è implementato dalla Posta», dice. Più precisamente, aggiunge il nostro interlocutore, «la protezione delle informazioni sanitarie è garantita attraverso costanti verifiche e l’implementazione di misure che ne attestano sicurezza e protezione dei dati, ad esempio audit di certificazione, la cifratura dei dati, la tracciabilità e la verbalizzazione del trattamento», conclude.
La legge federale sulla cartella informatizzata del paziente (LCIP), entrata in vigore il 15 aprile 2017, disciplina le condizioni quadro per l’introduzione e la diffusione della cartella informatizzata in Svizzera. L’adesione è obbligatoria per ospedali e cliniche (entro aprile 2020), per case di cura, istituti per invalidi e case per partorienti (entro aprile 2022), mentre l’adesione è facoltativa ma fortemente raccomandata per il settore ambulatoriale (studi medici, farmacie).