Scarsità e rincaro. Bagnovini (Ssic): i costi dei materiali su del 30-40%. Albertoni (Camera di commercio): così i margini di guadagno si assottigliano
«Siamo preoccupati», dice Nicola Bagnovini. Penuria e rincaro delle materie prime non risparmiano il settore della costruzione. Certo, dinamiche economiche internazionali. Ma con inevitabili ripercussioni locali. «L’aumento dei prezzi ha toccato praticamente tutti i materiali, e sono diversi, che interessano l’attività del ramo economico che rappresentiamo – riprende il direttore della sezione ticinese della Ssic, la Società svizzera impresari costruttori –. Agli inizi di quest’anno l’incremento concerneva soprattutto l’acciaio d’armatura, poi ha riguardato il legname e i derivati del petrolio. Per i materiali impiegati nell’edilizia – rileva Bagnovini – parliamo di rincari importanti, in alcuni casi anche del 30, del 40 per cento». Insomma, non basta(va) il Covid-19. Eloquente il presidente della Ssic Ticino, l’ingegner Mauro Galli: “Siamo ancora alla ricerca della normalità perduta a causa della pandemia che già un altro tsunami si abbatte sul nostro settore – scrive fra l’altro nell’editoriale che apparirà sul prossimo numero di ‘Metrocubo’, la rivista dell’associazione –. Una situazione dettata da un lato da una ripresa a regime di molti settori, con il conseguente aumento della domanda, e dall’altro lato dal fatto che alcuni eventi hanno accresciuto delle strozzature sulle forniture”.
Galli riferisce di rincari “che non si vedevano da oltre un decennio e che ci penalizzano soprattutto sui contratti in essere, con base d’offerta antecedente questa escalation di prezzi”. Un aspetto evidenziato anche da Bagnovini. «Quando l’impresario inoltra l’offerta al potenziale committente, non ordina i materiali, per la semplice ragione che in quel momento non sa se otterrà l’appalto, ma li ordinerà una volta stipulato il contratto – spiega l’ingegnere e direttore della Ssic –. Questo in una situazione normale. Che oggi normale non è, considerato il consistente rincaro delle materie prime. Potrebbe allora succedere che l’imprenditore si trovi di fatto costretto ad aggiornare l’offerta ‘verso l’alto’, col rischio però di non ottenere il lavoro perché il potenziale committente, disponendo di un determinato budget, rinuncia a costruire. Ma le cose potrebbero farsi ancor più complicate per l’impresario se il contratto è stato nel frattempo firmato facendo riferimento a prezzi inferiori a quelli che si vedrà rifatturare dai rivenditori». Per l’imprenditore «si farebbe veramente dura, perché è tutt’altro che scontato che il committente si prenda a carico completamente o anche solo in parte il maggior onere, oltretutto essendo i contratti spesso a prezzi fissi». Va comunque fatta una distinzione fra committenti privati e pubblici. «Con quest’ultimi – precisa il direttore della Ssic Ticino – si possono fare contratti adattabili a degli indici sull’evoluzione dei costi dei materiali». C’è di più. Bagnovini: «A fine maggio la Kbob, ossia la Conferenza di coordinamento degli organi della costruzione e degli immobili dei committenti pubblici, ha emanato delle raccomandazioni sulla fatturazione delle variazioni di prezzo straordinarie relative ai lavori di costruzione per non penalizzare, in questa situazione appunto straordinaria, le parti contraenti».
A proposito di commesse pubbliche, ricorda dalla Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio Carlo Celpi, capo Area del supporto e del coordinamento: «I prezzi sono formati da più componenti: tempi di lavorazione, salari, materiali, macchinari eccetera. Per l’allestimento di un’offerta sono calcolati dalle ditte in base alle condizioni del momento e alle loro peculiarità. Per le variazioni di prezzo durante i lavori, la Divisione delle costruzioni di regola applica un indice per ogni capitolo dell’offerta (ad esempio “costruzioni in calcestruzzo”), sul totale delle prestazioni di quel capitolo e nel periodo considerato. L’indice utilizzato dalla Divisione – annota ancora Celpi – è l’Icp (indice dei costi di produzione) ed è pubblicato trimestralmente dalla Ssic. La variazione dei prezzi pertanto è calcolata in base alle prestazioni di un trimestre per una determinata categoria di lavori e non sulla base della variazione di prezzo di un singolo materiale».
«È un problema che abbiamo già denunciato circa un mese fa, e purtroppo la situazione non è affatto migliorata. Anzi, resta davvero critica». È preoccupato pure il direttore della Camera di commercio ticinese Luca Albertoni che afferma come molti dei timori derivino dall’incertezza: «La nostra speranza è che sia una difficoltà congiunturale, del momento, dovuta a motivi come la ripartenza dei Paesi più grandi e industrializzati che si sono aggiudicati larga parte delle materie prime disponibili sul mercato», analizza Albertoni. Ma questa, lo ripete, «è una speranza». Perché al momento non c’è molto di cui sorridere. «Qualche giorno fa ho parlato con alcune persone nel ramo dell’industria elettronica – spiega il direttore della Camera di commercio – e mi hanno raccontato che alcuni fornitori parlano di consegne addirittura oltre l’anno. Si possono cercare vie alternative, ma a volte le componenti sono talmente specifiche che diventa davvero arduo. E, nel caso in cui ci si riesca, spesso si ha bisogno di certificazioni particolari e quindi bisogna riprendere anche quel percorso. Ma la questione interessa tutti i settori». Con conseguenze sia per le aziende sia per i committenti. «Per il momento so che le aziende stanno cercando di non ribaltare sui clienti questo effetto», sottolinea Albertoni. Ma questo «porta poi alla conseguenza di una perdita grave, perché i margini che a volte sono già aleatori si assottigliano ancora di più». In un momento delicato, quello della (seconda) ripartenza dopo l’emergenza Covid. «Già – sospira Albertoni –, le aziende oggi hanno bisogno di lavorare e quindi anche se i costi aumentano si mettono comunque a disposizione». Come prima? «Ciò che ho notato di diverso è la validità dei preventivi con una durata sempre più breve: se prima valeva tre mesi, ora due o quattro settimane. Il motivo è dettato dai costi e dalle forniture che un’azienda non è in grado di prevenire».
Ma la scarsità di materie prime non si traduce soltanto in una maggiorazione dei prezzi. «Non vi sono più garanzie sui tempi di consegna dei materiali – sottolinea Bagnovini –. E questo incide sulla programmazione dei cantieri: se i loro tempi si allungano, anche i costi lievitano». Osserva al riguardo l’architetto Marco Del Fedele, alla testa dell’Ordine ingegneri e architetti del Canton Ticino (Otia): «C’è effettivamente oggi un problema di reperibilità dei materiali in generale. Alcuni tempi di consegna, dall’ordinazione, si sono allungati fino al doppio del tempo usuale. Tempi lunghi che oltretutto – avverte il presidente dell’Otia – rischiano di diventare indefiniti, se sul piano internazionale questa penuria di materie prime e semilavorati dovesse continuare. Tutto ciò ovviamente ha importanti conseguenze, a cominciare dall’aggiornamento dei preventivi e degli investimenti. Senza dimenticare il prolungamento dei cantieri, cosa che genera maggiori costi pure per chi si occupa, come architetti e ingegneri, anche della direzione lavori. Programmare un cantiere con queste premesse è assai complesso».
Aggiunge il vicedirettore della Ssic Alex Farinelli, che è anche deputato Plr al Consiglio nazionale: «Il tema è noto alla Confederazione, se la situazione dovesse perdurare lo Stato dovrebbe riflettere su come intervenire. Adesso mi pare prematuro. In ogni caso la situazione va monitorata». E se dovesse perdurare e aggravarsi, gli fa eco Bagnovini, «la scarsità di materie prime potrebbe rientrare fra le condizioni per il riconoscimento delle indennità per lavoro ridotto».