Nomine in magistratura, il presidente Ppd: 'La commissione parlamentare ha indicato un nome, Se sconfessata, sosterrò la nomina popolare o il sorteggio'
Ultima seduta prima della pausa estiva e ancora nomine che concernono la magistratura. Nella sessione che si aprirà lunedì prossimo il Gran Consiglio sarà chiamato a eleggere un perito del Tribunale di espropriazione (la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ propone Vittoria Fattizzo-Marocco, specialista immobiliare, si precisa nel rapporto commissionale); un membro ordinario del Consiglio della magistratura quale subentrante di uno dei componenti non togati dell’organo che vigila sul funzionamento dell’apparato giudiziario ticinese, in questo caso la sostituzione riguarda Gerardo Rigozzi, che a fine mese lascerà la carica per raggiunti limiti di età (l’Ufficio presidenziale del legislativo suggerisce Beatrice Fasana, di area Plr, la stessa di Rigozzi). E un giudice del Tribunale d’appello, che prenderà il posto di Mauro Mini alla presidenza della Corte dei reclami penali, in seguito alle sue dimissioni annunciate per fine agosto. Nomina, quest’ultima, importante e delicata.
Alla successione di Mini, che si appresta dopo diciassette anni a uscire dalla magistratura, la ‘Giustizia e diritti’ propone al plenum del Gran Consiglio l’elezione di Nicola Respini, oggi uno dei due sostituti procuratori generali e vicepresidente del Consiglio della magistratura. Al Ministero pubblico da vent’anni, in precedenza vicecancelliere di quella che all’epoca si chiamava Camera dei ricorsi penali, Respini è in quota Ppd. Come lo è Mini. E come lo sono gli altri, o quasi tutti gli altri, quattro candidati al momento in corsa: Sonia Giamboni, ora pretore di Leventina; Carlo Iazeolla e Alessandra Mondada, vicecancellieri entrambi della Corte dei reclami penali; Claudia Solcà, giudice della Corte d’appello del Tribunale penale federale. Secondo rumors provenienti dal Palazzo della politica l’esito dell’elezione – la designazione di giudici e procuratori avviene tramite voto segreto – non sarebbe scontato. La partita è in casa popolare democratica, ma eventuali franchi tiratori e ‘strateghi’ di altri partiti potrebbero stravolgere le indicazioni della ‘Giustizia e diritti’. Il cui rapporto, redatto dalla presidente Sabrina Aldi (Lega), a favore dell’elezione di Respini è stato sottoscritto da tutti in commissione, tranne che da Udc, Verdi e dal socialista Nicola Corti.
Il deputato e presidente del Ppd mette le mani avanti. «Se il plenum del parlamento non designerà il candidato proposto da una netta maggioranza della commissione, cioè Nicola Respini, nonostante le rassicurazioni date dai capigruppo dei partiti di governo che hanno gestito la faccenda, significherà una volta per tutte che questo sistema di elezione dei magistrati, che attribuisce al Gran Consiglio la competenza di nominarli, non funziona, che il meccanismo è morto», avverte Fiorenzo Dadò. «Questa nomina sarà un banco di prova per la fiducia fra i responsabili dei gruppi parlamentari e i partiti di governo». Un’ipotetica bocciatura, nel segreto dell’urna, del nome indicato dalla ‘Giustizia e diritti’ non sarebbe tuttavia la prima. Ma per Dadò la misura è colma. «La commissione ‘Giustizia e diritti’ è stata istituita anche con l’obiettivo di affrontare la discussione politica per arrivare comunque in aula con un nome o al limite più nomi condivisi. Se dovesse essere ancora sconfessata, aderirò alla proposta di introdurre un diverso metodo di nomina di giudici e procuratori: l’elezione popolare o il sorteggio, previo esame delle candidature da parte di una commissioni di esperti allargata». Dadò ribadisce poi un concetto già espresso nel recente passato: «È inoltre avvilente apprendere di magistrati aspiranti o che postulano la rielezione che vanno a tirare la giacca a questo o quel politico per farsi nominare o riconfermare. Non va assolutamente bene. Ciò lo dico indipendentemente dall’area politica di appartenenza di questo o quel magistrato. Chi tira la giacca andrebbe segnalato al Consiglio della magistratura».
Nel frattempo si avvicina l’elezione per il dopo Mini. In vista di lunedì ha «sentori preoccupanti», Dadò. Impressioni declinabili anche come timori, sensazioni scomode che qualcosa appunto, lunedì, possa non andare liscia. La cosa dovrebbe andare come una lettera alla posta. E invece? «Invece no, perché pure nell’elezione dei magistrati nessuno dà niente per niente – risponde Dadò –. E chi magari ha sostenuto un candidato nelle precedenti elezioni adesso deve restituire il favore. La politica è fatta di compromessi e di dare per avere. Ma con la nomina dei magistrati bisognerebbe finirla di comportarsi in questo modo». E quindi? Perché spesso si assiste alle grandi manovre? «Non lo so, ma lo ripeto: il vantaggio di avere magistrati che rappresentano tutte le aree di pensiero è garantire la pluralità delle opinioni e delle sensibilità anche all’interno della magistratura. È per questo motivo che i partiti devono prendere sul serio queste procedure».
L’origine di questo clima per Dadò è chiara: «Con l’elezione del quinto giudice del Tribunale penale cantonale, quando il Plr ha assicurato il proprio sostegno alla candidata della Lega Frequin Taminelli, e poi quel sostegno non è arrivato». A questo si è aggiunto un problema «grave», rincara il presidente del Ppd: «Da fuori, chi si candida ha capito che se tira giacche e si mette a fare campagna elettorale all’interno del parlamento può farcela. È capitato in altre nomine per la magistratura, come è capitato anche con l’elezione della seconda vicepresidenza del Gran Consiglio… con questo andazzo i capigruppo fanno sempre più fatica a garantire che la loro parola venga rispettata dai deputati».
Sia nell’elezione del quinto giudice del Tribunale penale, posto poi andato al magistrato di area Ppd Siro Quadri, sia sulla questione che ha visto contrapposte Nadia Ghisolfi e Maddalena Ermotti Lepori per la vicepresidenza del parlamento, sia per la nomina di lunedì prossimo, come protagonista c’è il Ppd. Si sente attaccato Dadò? Sente ancora più sulla propria pelle questo clima? «Più che altro vedo sotto attacco il sistema. Non è solo un problema che riguarda il Ppd, ma tutto il parlamento. Oggi tocca a noi, l’altra volta è toccato alla Lega, la prossima volta saranno i liberali radicali o i socialisti».
Ieri nella sua riunione settimanale la commissione ‘Giustizia e diritti’ ha deciso di pubblicare “dopo la conclusione delle ferie giudiziarie di luglio-agosto” i bandi dei concorsi per l’elezione del quarto giudice dei provvedimenti coercitivi e per il o la subentrante del giudice Marco Kraushaar alla testa della Pretura penale. Di area Plr, Kraushaar ha annunciato le dimissioni per la fine di febbraio del prossimo anno. «L’uscita già dopo la metà di agosto del concorso per la sostituzione del giudice Kraushaar – spiega la presidente Sabrina Aldi – ci permetterà di esaminare attentamente le candidature, prendendoci il tempo necessario che una carica importante come questa impone». A breve, venerdì 18, scadrà il termine per l’inoltro delle candidature per l’elezione di due procuratori pubblici, in seguito alla decisione presa in marzo dal parlamento di potenziare l’autorità giudiziaria di perseguimento penale, con appunto due magistrati inquirenti in più come prospettato dal Consiglio di Stato.