La riforma proposta dal Dipartimento istituzioni convince l'Oati: riorganizzazione 'necessaria e urgente'. Chiusa la consultazione: circa 130 le prese di posizione
Il termine era stato fissato inizialmente per la fine di marzo. Alla luce però di alcune richieste di proroga, il Dipartimento istituzioni ha prolungato di un mese la procedura di consultazione. Che a fine aprile si è quindi chiusa definitivamente. Più o meno duecento gli interpellati fra enti pubblici, associazioni e partiti: circa centotrenta coloro che hanno risposto. Centotrenta prese di posizione sulla proposta di riforma del settore tutele e curatele in Ticino uscita dal Dipartimento. Due gli assi portanti del progetto di riorganizzazione. Il primo: il passaggio dai Comuni al Cantone delle autorità di protezione e dunque della competenza di stabilire e applicare le misure per adulti e minori contemplate dal Codice civile. Il secondo: la rinuncia al vigente modello amministrativo e l’adozione di quello giudiziario, con l’introduzione di Preture ad hoc, le Preture di protezione. "Cantonalizzazione" e "giudiziarizzazione" del sistema, con conseguente cancellazione delle odierne sedici Arp, le Autorità regionali di protezione. «L’alta partecipazione alla procedura di consultazione dimostra che la riforma del settore è importante e sentita – rileva il capoprogetto Cristoforo Piattini, nello staff della Divisione giustizia –. Come ho già avuto modo di dire, più osservazioni abbiamo, meglio riusciamo ad affinare quanto proponiamo. E di osservazioni ne sono arrivate molte».
Tra le prese di posizione, quella dell’Ordine ticinese degli avvocati. L’Oati accoglie "favorevolmente" la riforma delle autorità di protezione indicata. La ritiene "necessaria" e "urgente", dato che attualmente vi sono delle "criticità". Sì quindi alla prospettata 'cantonalizzazione', con "l’abbandono dei regionalismi che oggi ancora sono radicati su gran parte del territorio ticinese”. L'Ordine degli avvocati si augura che la 'cantonalizzazione' “permetta di avere, già in primo grado, maggiore uniformità nelle decisioni" e questo "nel rispetto del principio della sicurezza del diritto che oggi troppo spesso è leso”. L’Oati condivide anche “la ’giudiziarizzazione’", con la creazione delle Preture di protezione: rappresenta "un importante e quanto mai necessario correttivo al sistema attuale”. Secondo l’Ordine, "l’iniziale introduzione di un sistema giudiziario nell’ambito della protezione del minore e dell’adulto, come quello proposto dalla riforma, conferirà maggiore autorevolezza all’autorità preposta e ne migliorerà l’efficienza e l’efficacia".
Stando al progetto, presentato dal Dipartimento istituzioni ai media ai primi di febbraio quando ha posto in consultazione la relativa bozza di messaggio governativo, in ogni Pretura di protezione un collegio di tre membri - il pretore di protezione, o l’aggiunto, e due specialisti, uno con formazione in psicologia/pedagogia e uno in lavoro sociale - deciderà le misure volte a tutelare gli interessi e il bene della persona vulnerabile. “La prospettata elevata specializzazione potrà solo portare dei benefici alle persone che necessitano di interventi di protezione, persone che sono in momenti di fragilità e che devono essere tutelate dal sistema - scrive l'Oati -. Purtroppo fino ad oggi non sempre questo è accaduto a causa di errori procedurali, prassi diverse adottate dalle numerose Autorità regionali di protezione sparse sul territorio, mole di lavoro, ma anche a causa della ridotta preparazione specifica a fronte di casi sempre più complessi con cui sono confrontate la nostra società e la sua cellula primaria, la famiglia”. Per l’Ordine degli avvocati, "sarà molto importante la scelta accurata degli specialisti (giuristi, operatori in ambito sociale e psicologico) per non rendere vano il primo passo di una così importante riforma e il suo aspetto determinante della pluridisciplinarità".
L’Oati si sofferma pure sull'aspetto logistico. Le Preture di protezione "dovranno avere sedi adeguate e vicino alle Preture ordinarie che si occupano di diritto di famiglia". Le udienze, continua l'Ordine, "dovranno essere svolte in luoghi istituzionali, così che i fruitori possano avere una percezione più autorevole dell’autorità con cui si trovano confrontati”.
Il Dipartimento istituzioni, avevano spiegato il direttore Norman Gobbi e collaboratori nella conferenza stampa di febbraio, intende dar vita a un “sistema Preture di famiglia": con le Preture di protezione e quelle ordinarie, si vuole “rafforzare le sinergie fra le autorità giudiziarie nel campo del diritto di famiglia”. La realizzazione del citato sistema, osserva dal canto suo l’Ordine degli avvocati, “nella misura in cui da un lato include dal profilo organizzativo le Preture e le nuove Preture di protezione, e dall’altro lascia immutata l’attuale suddivisione di compiti e competenze, costituisce sicuramente un primo e importante passo”.