Il Dipartimento istituzioni scrive agli enti interpellati e stila un bilancio della consultazione. 'Entro fine anno il progetto di messaggio in governo'
L’obiettivo del Dipartimento istituzioni “è di sottoporre il progetto di messaggio governativo aggiornato all’attenzione del Consiglio di Stato entro la fine del corrente anno”. Vale a dire il progetto di messaggio sull’attesa riforma del settore tutele e curatele in Ticino. È quanto indica la Divisione giustizia in una lettera inviata qualche giorno fa agli enti (soggetti pubblici, associazioni, partiti) chiamati nei mesi scorsi a esprimersi sulla riorganizzazione delle autorità di protezione prospettata dal Dipartimento. Un paio gli elementi principali della riforma: il passaggio dai Comuni al Cantone delle autorità di protezione e pertanto della competenza di stabilire e applicare le misure per adulti e minori previste dal Codice civile; l’abbandono del vigente modello amministrativo e l’adozione di quello giudiziario, con l’introduzione di Preture specifiche, le Preture di protezione (e la conseguente uscita di scena delle odierne sedici Arp, le Autorità regionali di protezione).
La bozza di messaggio concernente la riorganizzazione è stata posta in consultazione dal Dipartimento istituzioni tra il 1° febbraio e il 30 aprile. “Oltre a riscontrare un’ottima partecipazione – su circa 200 interessati, 130 hanno presentato, anche in modo congiunto, le loro osservazioni –, la consultazione ha consentito di approfondire e verificare i contenuti della riforma con un’ampia cerchia di attori coinvolti”, scrive la Divisione. “In generale – si afferma nella recente missiva – si evidenzia l’approvazione, da parte della maggioranza dei consultati, della ‘cantonalizzazione’ delle attuali Autorità regionali di protezione di competenza comunale, con la ‘giudiziarizzazione’ del sistema mediante l’istituzione di una nuova autorità giudiziaria specializzata nel diritto di protezione”. Le Preture di protezione, appunto.
“L’approvazione generale dei contenuti della riforma – annota ancora la Divisione giustizia nella lettera in cui riassume l’esito della procedura di consultazione – è correlata in particolare a due tematiche”. Due tematiche emerse “in modo significativo” dalla consultazione. E cioè “il finanziamento della riorganizzazione, con le discussioni politiche in atto tra Cantone e Comuni nella riforma denominata ‘Ticino 2020’ (la ridefinizione dei flussi finanziari e delle competenze fra il primo e i secondi, ndr), e il ruolo futuro dei Comuni nel settore della protezione del minore e dell’adulto”.
Riguardo dunque al finanziamento, “la maggior parte dei Comuni, anche per il tramite dell’Associazione dei comuni ticinesi e dell’Ente regionale per lo sviluppo del Luganese, ritiene che la compensazione degli oneri finanziari a carico del Cantone riferiti alle nuove Preture di protezione dovrà essere approvata politicamente nella riforma ‘Ticino 2020’, contemplando pure la funzione futura del Comune” nel settore della protezione di adulti e minori. In questo contesto “la consultazione ha rimarcato da più parti l’importanza del ruolo assunto dai prestatori di servizio delle Autorità di protezione (a titolo esemplificativo uffici e servizi cantonali, servizi e curatori comunali, curatori privati professionisti/volontari ecc.), che assicurano un compito essenziale nell’ambito dei provvedimenti di protezione dei minori e degli adulti”. Un’importanza “colta dal Consiglio di Stato, che in marzo ha istituito un apposito gruppo di lavoro con il compito di effettuare un’accurata analisi in questo peculiare campo”, gruppo che “ha già intrapreso la propria attività”.
Ma dalla consultazione sono scaturiti anche altri dati. Come “una particolare attenzione al tema della ‘prossimità’ nel settore del diritto della protezione dei minori e degli adulti, intesa con visioni differenti dai vari attori, da un lato quale capacità di rispondere in modo adeguato e tempestivo ai bisogni dei cittadini, dall’altro quale vicinanza territoriale e conoscenza diretta delle persone”. Sono stati poi segnalati alcuni aspetti giuridici che, fa sapere dal Dipartimento la Divisione giustizia, richiedono “un esame con riferimento segnatamente alla modifica della Costituzione cantonale, della Legge sull’organizzazione giudiziaria e della Legge sull’assistenza sociopsichiatrica”.
Preso atto di quanto emerso dalla procedura di consultazione, la Divisione giustizia ha avviato “gli approfondimenti necessari per affinare la proposta di riforma”, che terranno conto anche delle “risultanze preliminari dell’analisi inerente ai prestatori di servizio delle Autorità di protezione compiuta dal predetto gruppo di lavoro”. Questi approfondimenti, prosegue la lettera, “saranno accompagnati da incontri puntuali con i principali attori interessati dalla riorganizzazione, a iniziare dai Comuni e dalle Autorità regionali di protezione stesse, che verranno promossi dalla Divisione della giustizia”. Il Dipartimento istituzioni intende portare in governo “il progetto di messaggio aggiornato” entro fine anno. Se il Consiglio di Stato darà luce verde, la parola passerà al parlamento. «La materia è complessa e delicata – ricorda alla ‘Regione’ la direttrice della Divisione Frida Andreotti –. Le misure di protezione toccano i diritti e le libertà fondamentali della persona: parliamo infatti e ad esempio di curatele, di tutele, di privazione dell’autorità parentale, di collocamenti, di ricoveri a scopo di assistenza».
Nell’attesa della riforma, si sostiene nella missiva firmata, oltre che da Andreotti, dal capoprogetto Cristoforo Piattini, “la Divisione della giustizia, d’intesa con la Camera di protezione del Tribunale d’appello e coinvolgendo le Arp e i Comuni sede delle medesime, verificherà nuovamente l’introduzione dell’applicativo informatico Agiti/Juris presso le autorità, come da richiesta giunta dalla consultazione, proseguendo quindi con ulteriori misure tese a rafforzare il funzionamento delle Autorità regionali di protezione”.