Luca Albertoni, Camera di commercio: ‘Siamo favorevoli alla limitazione del Covid, ma fermare tutte le attività non avrebbe senso’
C’è attesa per le decisioni che il Consiglio federale comunicherà oggi in materia di contrasto al coronavirus. Tutti si attendono un’ulteriore stretta, in particolare per quanto riguarda le aperture dei negozi. Dalla lettera di risposta del Consiglio di Stato da noi pubblicata ieri (cfr. laRegione del 17 dicembre, ndr) emerge la possibilità di una chiusura dei negozi il sabato e anche quella di un parziale lockdown per quanto riguarda bar e ristoranti. Il mondo economico, almeno stando alle posizioni delle principali associazioni mantello, appare diviso con Economiesuisse più possibilista, con tanti distinguo e più intransigente l’Usam (Unione svizzera delle arti e dei mestieri).
«La nostra posizione è simile a quella della scorsa settimana, nel senso che con tutta la comprensione per l’evoluzione della pandemia e che tutti noi, evidentemente, abbiamo una certa apprensione per la salute, ci chiediamo se le aziende e i luoghi di lavoro siano o no un focolaio», afferma Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio del Cantone Ticino. «A noi non sembra. È probabile che siano più i comportamenti sbagliati durante eventi privati, le fonti di contagio principali», continua Albertoni che precisa che le imprese - di tutti i settori - «hanno investito molto per la prevenzione e la sicurezza, riorganizzando gli spazi e i turni di lavoro». Per quanto riguarda il settore alberghiero, della ristorazione e dei bar «per il momento nessuno ha potuto stabilire o ha mai indicato questi luoghi che uniche fonti di trasmissione. La responsabilità delle persone continua a essere al primo posto nel bene e nel male di questa pandemia». «Francamente non so qual è la soluzione, ma non crediamo che l’unica via sia quella della chiusura totale». «Temo molto di più - continua Albertoni - i cenoni di Natale e di fine anno nelle case che i ritrovi al ristorante dove stanno tutti seduti al proprio posto dopo essersi disinfettate le mani».
La posizione critica delle Camere di commercio latine, di cui anche quella ticinese fa parte, era dovuta al fatto che le restrizioni erano state comunicate dopo un processo di consultazione molto rapido e - aggiunge Albertoni - «senza tener conto di certe realtà. Poi è chiaro che il compito dell’autorità politica, a tutti i livelli, è difficile. Ma è giusto fermare tutte le attività economiche, soprattutto in un periodo dove l’economia gira già a rilento? Secondo noi, no».
Però è vero che se non si supera completamente la questione sanitaria, e il vaccino potrebbe aiutare, c’è il rischio che la tanto prospettata ripresa rapida non ci sarà nemmeno nel 2021.
Le previsioni economiche per il 2021, stando a quanto comunicato dalla Seco (Segreteria di Stato per l’economia), sono positive. Alcuni dicono che visto che tra fine e inizio anno c’è da sempre un rallentamento delle attività economiche, allora si potrebbe tranquillamente chiudere. Io sono dell’opinione che proprio perché si rallenta, quel poco che resta attivo è più facilmente controllabile.
Si pone però il problema dei risarcimenti. In caso di blocco deciso dall’autorità, le indennità di qualsiasi genere sono praticamente certe. Non è così con questa sorta di lockdown indotto. Limitando gli orari, il pubblico agli eventi sportivi e culturali, si incide sui ricavi e si ipoteca il loro futuro economico.
Mi aspetto che anche il Consiglio federale se le sia fatte queste domande e qualche risposta ci sarà nella legge sui cosiddetti casi di rigore (la settimana prossima il CdS presenterà il messaggio per l’attuazione della legge federale, ndr. I settori più colpiti sono gli eventi culturali, lo sport e anche la ristorazione e il piccolo commercio. In pratica tutto ciò che è rivolto al pubblico. La produzione industriale è, tra virgolette, meno toccata dipendendo dalla congiuntura internazionale che comunque non è delle migliori in questo periodo. Le difficoltà dell’industria, inoltre, sono date dal fatto che non ci sono fiere internazionali. La ricerca di nuovi clienti è di fatto impossibile.
Terminata questa fase, vi attendete un rapido ritorno alla normalità economica?
Temiamo che l’onda negativa per l’economia sarà molto più lunga di quella del virus e i fallimenti aumenteranno. È probabile che certe aziende che già erano un po’ al limite purtroppo spariranno. Questo a volte fa parte quasi della natura delle cose. La crisi pandemica ha accelerato magari delle difficoltà che già erano latenti e le ha rese definitive. Magari ci sbagliamo e tra qualche mese ci sarà un rimbalzo deciso della dinamica economica perché le persone vorranno mettersi in fretta questo periodo, ma ho il timore che la coda lunga per l’economia lunga sarà dolorosa.