Ticino

Fiscalità dei frontalieri, i dubbi dei sindacati

Le organizzazioni dei lavoratori a cavallo del confine sono preoccupate dei tempi giudicati troppo brevi per la sigla

(archivio Ti-Press)
21 ottobre 2020
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È iniziato da una parte e dall'altra del confine il processo di consultazione in merito all'imminente accordo sulla tassazione dei redditi dei lavoratori frontalieri conseguiti in Svizzera. Le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil Savt, Unia, Ocst, Syna) fanno notare che una discussione così complessa sta avvenendo in un quadro sanitario che limita la possibilità di condividere le posizioni con le lavoratrici e i lavoratori direttamente interessati. Anche l'onda lunga del lockdown pone le parti di fronte a un quadro economico e sociale non facilmente prevedibile. Da qui la richiesta di maggiore cautela ai governi (svizzero e italiano) per tempi e modi di attuazione dell'intesa, “invitandoli a non porre limiti temporali stringenti in un quadro di grandissima incertezza”, si legge in una nota congiunta.

In linea generale si condivide l'idea di salvaguardare la situazione degli attuali frontalieri, “entrati nel mercato del lavoro con regole fiscali ben precise e che, sulla base di queste, hanno impostato la tenuta finanziaria dell'economia familiare”. Si critica quindi il 'doppio binario' che punta a salvaguardare le condizioni attuali, rideterminando altre regole per i 'nuovi'. Si cita, per esempio, la disparità di trattamento tra lavoratori. Per questo si chiedono interventi di mitigazione per le aliquote fiscali o di rimodulazione della franchigia. Anche la definizione di 'vecchi' frontalieri non fa l'unanimità. Per i sindacati dovrebbe far stato l'iscrizione all'Avs svizzera anche se pregressa rispetto all'attuale posizione lavorativa. Il superamento del regime dei ristorni, obiettivo dichiarato fin dall'inizio delle trattative tra Svizzera e Italia, secondo le organizzazioni sindacali potrebbe creare problemi ai Comuni e alle Province di confine, beneficiarie ultime di queste somme.