Caso preavvisi negativi, parla il già procuratore per il Ticinogate. 'Contrasto tra autorità, sms inaccettabili, spiegazioni al di fuori delle sedi opportune...'
«Sono sconcertato». Sulla bufera che ha travolto il Palazzo di giustizia in seguito ai durissimi preavvisi negativi del Consiglio della magistratura alla rielezione di cinque procuratori e dopo gli annessi e connessi, interviene l’avvocato ed ex magistrato inquirente Luciano Giudici. Classe 1938, nel 2000 si è occupato come procuratore pubblico straordinario, designato dal Consiglio di Stato, dell’affaire 'Ticinogate', sfociato nella condanna dell’allora presidente del Tribunale penale cantonale per corruzione passiva. Dal 1964 al 1975 è stato dapprima sostituto pp e poi procuratore sopracenerino, trattando fra gli altri il caso Zylla. Sul versante politico è stato, dal 1983 all'87, in Consiglio nazionale per il Plr.
Cos’è che la sconcerta in particolare di questa vicenda, avvocato Giudici?
Un po’ tutto. Mi sconcerta il contrasto sorto tra vari organi dello Stato: il Tribunale penale cantonale, la Procura, il Consiglio della magistratura, la commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’. È un momento molto delicato sul piano istituzionale. In questa storia legata ai cinque preavvisi non c’è per ora chiarezza. Sono sconcertato anche per i messaggi WhatsApp scritti dal presidente del Tribunale penale Mauro Ermani al procuratore generale Andrea Pagani. Anche le loro successive spiegazioni a suon di interviste e comunicati stampa, e non fornite nelle sedi istituzionalmente preposte, creano sconcerto. Prima affermano di non poter parlare e poi parlano, dando l’impressione di mettere le mani avanti. E sono sconcertato pure per l’inusuale tono dei preavvisi, benché non vincolanti per l’autorità di nomina dei magistrati, ossia il Gran Consiglio, a carico dei cinque pp. Bisogna supporre che per esprimerli il Consiglio della magistratura abbia avuto solidi elementi.
Il Consiglio della magistratura, presieduto dal giudice Werner Walser, ha però negato l’accesso agli atti anche alla commissione parlamentare.
Immagino che quei cinque pareri, di cui hanno riferito i media, siano la sintesi di un rapporto articolato e argomentato, dunque motivato, elaborato dal Consiglio della magistratura. Il quale, per l'appunto, ha anche il compito, stabilito dalla Legge sull’organizzazione giudiziaria, di preavvisare all’attenzione del parlamento le ricandidature dei magistrati, in questo caso procuratori, a un nuovo mandato decennale nella stessa funzione. In questa particolare procedura agisce, ritengo, praticamente su mandato del Gran Consiglio. La commissione parlamentare ’Giustizia’ ha pertanto il diritto, anzi il dovere di consultare il rapporto del Consiglio della magistratura, i cui componenti non togati, ricordo di transenna, sono designati dal parlamento. Attenzione: non parlo dei documenti stilati da altre autorità giudiziarie della cosiddetta catena penale sollecitati, come ho letto, dal Consiglio della magistratura in vista della formulazione di tutti i preavvisi, perché non credo che l’esame di quelle carte rientri nelle competenze dei deputati. Alludo soltanto al rapporto che il Consiglio della magistratura avrà sicuramente redatto e del quale i cinque preavvisi sono, penso, una sintesi.
Nel rifiutare la trasmissione dell’incarto alla commissione del Gran Consiglio, il Consiglio della magistratura ha invocato la separazione dei poteri. La sua opinione?
Gran Consiglio e Consiglio di Stato non devono interferire con le sentenze e le decisioni che gli organi giudiziari emanano e prendono nell’ambito della loro attività giurisdizionale. Ma qui la commissione parlamentare non sollecita al Consiglio della magistratura documenti concernenti un provvedimento che ha adottato nei confronti di questo o quel magistrato nell’esercizio del proprio potere disciplinare. Qui la ’Giustizia e diritti’ chiede il rapporto inerente ai cinque preavvisi. E questo per poter fare con cognizione di causa, dopo aver anche ascoltato i pp interessati affinché possano esercitare il loro diritto di essere sentiti, delle proposte di elezione o di non rielezione al plenum del Gran Consiglio. Peraltro vien da domandarsi, alla luce dei severissimi preavvisi, come mai gli organi che per legge devono vigilare non siano intervenuti prima.
Da ex magistrato che idea si è fatto dei messaggi del presidente del Tribunale penale cantonale al procuratore generale?
Almeno uno è sicuramente inopportuno. Mi riferisco a quello in cui Ermani aggiunge “se no ricomincio a parlare male di voi”, cioè del Ministero pubblico.
Ha detto che era una battuta.
Del tutto inaccettabile. A me sembra una velata minaccia. Non vanno bene neppure le lavate di capo ai procuratori in aula durante i processi, semmai vanno fatte nelle sedi opportune, nonché le ingerenze, più o meno esplicite, di un’autorità giudiziaria nell’attività di un’altra.
Intanto a fine anno scadono i mandati in seno al Ministero pubblico.
Spero che la commissione parlamentare dia il massimo per concludere i lavori per tempo. Prorogare le cariche sarebbe incostituzionale, genererebbe ricorsi e sarebbe imbarazzante anche per i pp preavvisati negativamente. Il sistema di elezione vigente non è forse il migliore, ma non ne vedo di migliori. Auspico che i partiti recuperino autorevolezza e si assumano le loro responsabilità nella scelta dei magistrati. Confido inoltre in una procedura chiara, trasparente.