Ticino

Chiusura dei locali notturni, GastroTicino se lo aspettava

Per Massimo Suter ora bisognerebbe ulteriormente facilitare l'ottenimento di aiuti economici per questo settore già colpito duramente

Visiere non più permesse, solo mascherine (Ti-Press)
8 ottobre 2020
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«Purtroppo i dati danno ragione a chi ha deciso di chiudere i locali notturni». Massimo Suter si riferisce al fatto che negli ultimi mesi le autorità hanno dovuto mettere in quarantena centinaia di persone (sia in Ticino, sia nel resto della Confederazione), dopo che uno o più clienti risultati positivi al coronavirus avevano frequentato discoteche o club. Una chiusura che fa decisamente male a un settore che era già «uno di quelli colpiti più duramente» dalle restrizioni imposte per limitare la diffusione della pandemia, sottolinea a ‘laRegione’ il presidente di GastroTicino. L'associazione di categoria auspica ora che gli imprenditori toccati ricevano anche gli aiuti economici necessari per sopravvivere. 

Quella del Consiglio di Stato “è una decisione che ci si poteva aspettare, visto quando accaduto in realtà simili alla nostra”, afferma Michael Lämmler – membro di GastroTicino e professionista specializzato nel settore dei grandi locali, degli eventi e dell’intrattenimento – citato in un comunicato. Da parte sua, Suter ricorda che già il limite di cento persone per serata (previsto per locali notturni e per i bar che servivano la clientela in piedi al bancone) era una misura «molto restrittiva». A ciò va poi aggiunto che «hanno potuto riaprire parzialmente solo in estate, un periodo sfavorevole per questi locali». Insomma, «gli ottimi numeri registrati in Ticino ad esempio dal turismo e dalla ristorazione negli ultimi mesi, per loro non valgono. Abbiamo dunque ancora dei settori che stanno piangendo, e questo dal primo lockdown». Per questo motivo bisognerebbe «facilitare» l'ottenimento di aiuti economici, come l'indennità per lavoro ridotto. Aiuti «che con una chiusura forzata da parte dell’autorità cantonale hanno ancora più ragione d'essere. Tuttavia, non è così evidente ottenerli, visto l'iter complicato». GastroTicino, così come GastroSuisse (di cui Suter è vicepresidente), sta quindi rendendo attente le autorità, anche a livello federale, «che il buon andamento del turismo fatto registrare da determinate destinazioni, Ticino compreso, non sono sintomo di guarigione totale del settore: la situazione è ancora molto complicata per tutto quanto ruota attorno alla vita notturna, ma anche agli eventi».

Per i ristoratori non cambierà molto

Durante la conferenza stampa odierna, il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi ha affermato che nell'ambito degli esercizi pubblici sono state riscontrate anche infrazioni gravi e che con le nuove misure saranno pure effettuati maggiori controlli. «Le infrazioni ci sono state», conferma Suter. «Ma ci si focalizza sempre sui quei pochi casi negativi, quando invece la grande maggioranza degli esercenti si è comportata in maniera ottimale. A dimostrarlo è il fatto che il numero di contagi non è esploso da quando abbiamo riaperto i ristoranti. In ogni caso, chi infrange le regole sarà sanzionato di conseguenza: si va dalle multe a un'eventuale chiusura del locale». E questo è proprio uno degli aspetti sui quali GastroTicino «sensibilizzerà ulteriormente i propri associati». Per quanto riguarda le nuove regole, «non cambierà tantissimo rispetto a prima: bisognerà in particolare garantire il tracciamento delle persone sedute a un tavolo e non sarà più permessa la visiera per il personale, ma solo la mascherina». Si tratta, insomma, di misure già conosciute e non troppo difficili da applicare. 

Ottimismo per quanto riguarda gli spazi all'aperto

GastroTicino chiede però anche a Cantoni e Comuni di venire loro incontro, concedendo facilitazioni per riscaldare gli spazi all'aperto o allestire tende, gazebi chiusi e strutture simili. Tende e gazebi che «permetterebbero agli esercenti di beneficiare di più spazio, che all’interno di certi locali è limitato, anche durante la stagione fredda». E in questo senso «diversi Comuni si sono dichiarati disponibili a valutare la richiesta. Altri ci hanno già confermato che faranno il possibile per garantire questa possibilità. Inoltre, alcuni Comuni hanno già permesso agli esercenti di utilizzare lo spazio pubblico (come ad esempio le piazze) più a lungo del previsto. Insomma, vi è un’apertura e una condivisione d’intenti e anche da parte del Cantone vi è comprensione in quest'ambito. Possiamo dunque guardare al futuro con un certo ottimismo per quanto riguarda gli spazi all’aperto».