Il presidente di GastroTicino chiede aiuti finanziari mirati alle aziende della ristorazione per evitare una catena di fallimenti
«Per il nostro settore è una decisione incomprensibile: si lascia aperto uno spiraglio giusto per guadagnare tempo, ma credo che si arriverà a una chiusura prolungata delle attività di ristoranti e bar». Così Massimo Suter, presidente di GrastroTicino sulle proposte del Consiglio federale che potrebbero diventare realtà dopo la consultazione con i Cantoni che si concluderà il 13 gennaio. Voi cosa vi attendete, comunque. Il consiglio federale già lo scorso dicembre ha previsto indennità per lavoro ridotto per il personale e garantendo integralmente i salari più bassi e quelli degli apprendisti. «Il lavoro ridotto è un mezzo per aiutare gli impiegati ed è benvenuto. Rimangono tutti i costi fissi che come imprenditore mi devo assumere durante la chiusura per poter pensare di riaprire quando sarà possibile. Su questo punto non si è ancora in chiaro». «Chiediamo - continua Suter - che lo Stato intervenga e copra integralmente tutte le perdite subite da questa chiusura forzata. Penso agli affitti, ma non solo». Il riferimento è al fatto che comunque sia, per garantire la continuità aziendale durante questo periodo particolare i ristoratori e gli esercenti dovranno accollarsi dei costi oltre ai mancati ricavi. «Questi costi dovrebbe accollarseli chi ha deciso la chiusura. Se il fermo durerà altre cinque settimane, ma tempo saranno di più, non detto che tutti riapriranno perché si stanno erodendo le riserve. Alla fine ci ritroveremo con una calza bucata, per usare una metafora del giorno della Befana», commenta Suter. «Questo per dire che alla fine chi oggi beneficia del lavoro ridotto, domani potrebbe trovarsi in disoccupazione. Per questo chiediamo che gli interventi finanziari pubblici vadano anche alle aziende in modo che possano investire e riaprire dando chance di mantenere l’occupazione».