Pernottamenti giù del 3,5%: soffrono di più Bellinzonese e Mendrisiotto. A livello nazionale si è perso il 37,5%: i più colpiti Ginevra e Zurigo
Arrivi giù del 16,7% (meno 72'020) e pernottamenti in calo del 3,5% (persi 32'417) soprattutto a causa del mancato arrivo di clienti esteri. Sono i dati salienti, ma per ora provvisori, del turismo alberghiero in Ticino relativi al trimestre giugno-luglio-agosto forniti dall’Ufficio federale di statistica (Ust) e resi noti stamane dall'Osservatorio del turismo. Nel complesso arrivi e pernottamenti alberghieri sono stati 359'926 e 903'249. I movimenti turistici estivi, come quelli primaverili, sono stati chiaramente influenzati dalle restrizioni messe in atto a livello nazionale e internazionale per far fronte alla pandemia di coronavirus e, successivamente, dall'allentamento delle stesse. Infatti, a luglio e ad agosto i pernottamenti alberghieri sono cresciuti in maniera importante dopo un quadrimestre (marzo-giugno) particolarmente negativo. In primo luogo, va sottolineato come il dato estivo sia ascrivibile per larghissima parte alla domanda interna, la quale ha generato l’82,6% del totale dei pernottamenti (nel 2019 era il 59,9%). Secondariamente, guardando la diversa dinamica di arrivi e pernottamenti, vale la pena sottolineare come a crescere sia stata la durata media di soggiorno, risultando essere più elevata rispetto al trend del periodo.
Nel panorama nazionale, il Ticino è una delle regioni turistiche che ha affrontato meglio l’impatto della pandemia nel corso dell’estate, assieme ai Grigioni (-2% di pernottamenti) e alla regione di Giura e Tre Laghi (-5.1%). Nel complesso delle rimanenti regioni turistiche la flessione delle presenze alberghiere è notevole, con cali dei pernottamenti fino al 76.4% a Ginevra e 72.3% a Zurigo. Rispetto al 2019, la Confederazione ha perso il 37.5% dei pernottamenti alberghieri tra giugno e agosto.
Tornando al canton Ticino, a livello di Organizzazioni turistiche regionali (Otr) si notano alcune importanti differenze. Le regioni del Bellinzonese (-19.7%) e Mendrisiotto (-21.1%) hanno generato cali importanti nelle presenze alberghiere nel corso dell’estate, ma vista la natura provvisoria dei dati e alcuni problemi riscontrati nel recente passato in merito alla notifica di arrivi e pernottamenti, appare più saggio sospendere i relativi commenti. Nel Luganese, al di là della provvisorietà dei dati, la tendenza negativa (-8.8%) è simile a quanto osservato in altre zone urbane svizzere con un calo dei principali indicatori generato, in larga parte, dall’assenza di arrivi dai mercati esteri. Infine, da sottolineare vi è il dato positivo dell’area del Lago Maggiore e Valli (+4%), regione che è riuscita a fare il pieno della domanda proveniente da oltre Gottardo, bacino storicamente affine alla regione del Sopraceneri e che, a causa della situazione incerta, ha preferito rivolgersi verso le destinazioni nazionali.
Anche per le diverse categorie alberghiere si possono osservare due diverse tendenze: le strutture di categoria fino ai 3 stelle hanno generato un calo medio attorno all’8.5% mentre i 4 stelle (+0.9%) e 5 stelle (+25.5%) sono riusciti a registrare un aumento complessivo delle presenze estive. In particolare, le strutture a 5 stelle sembrano essere riuscite a intercettare nel migliore dei modi una domanda di turismo giocoforza plasmata dall’impatto del coronavirus. In conclusione, come già accennato, la domanda proveniente dalla Confederazione è stata massiccia nel corso dell’estate, facendo registrare livelli di crescita del 15.7% negli arrivi e del 32.5% nelle presenze alberghiere, rispetto al 2019. Al contrario, la domanda estera continua ad essere in forte calo e nei tre mesi estivi ha generato il 57.7% di pernottamenti in meno rispetto al 2019.