Ticino

Mezzi pubblici sovraffollati, un problema per gli studenti

Il Sisa chiede 'di introdurre corse supplementari verso i principali centri formativi del cantone'

Bus pieni negli orari di punta (foto: Sisa)
26 settembre 2020
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Le persone «ammassate» sui trasporti pubblici negli orari di punta sono un problema, secondo il Sindacato indipendente studenti e apprendisti (Sisa). Essendo preoccupati per «le eventuali conseguenze sanitarie» legate alla pandemia di coronavirus, recentemente «abbiamo inviato una lettera al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) chiedendo, fra l’altro, di introdurre corse supplementari verso i principali centri formativi del cantone», spiega a ‘laRegione’ Rudi Alves del Sisa. Da parte sua Manuele Bertoli, direttore del Decs, sottolinea che si tratta di un «tema sotto osservazione», anche se il suo dipartimento può eventualmente intervenire solo nell’ambito dei trasporti scolastici per le scuole medie.

Riferendosi in particolare alle scuole postobbligatorie, Alves afferma di notare una contraddizione: «A scuola sono in vigore, giustamente, le misure di protezione necessarie (come mantenere la distanza)» per limitare la diffusione del coronavirus, «mentre nei trasporti pubblici gli studenti si trovano costretti ad essere ammassati». Le indicazioni delle autorità sono chiare: quando non si può mantenere le distanze bisogna indossare la mascherina. Un mezzo di protezione che, inoltre, sui trasporti pubblici è obbligatorio a livello nazionale. Il Sisa ne è ovviamente consapevole, ma «in ogni caso alcune misure ulteriori per limitare il rischio di contagio non penso che possano fare del male», sottolinea Alves, riferendosi proprio alla richiesta di potenziare l’offerta di mezzi pubblici, durante gli orari di maggior utilizzo. Sempre legato al sovraffollamento, vi poi anche il problema dei bus che non si arrestano alle fermate perché troppo pieni: «La conseguenza è che uno studente arrivi in ritardo a lezione o perda la coincidenza in stazione per ritornare a casa». 

Quello di un possibile sovraffollamento su bus e treni è una questione nota anche alle grandi aziende trasporto pubblico nazionali. In particolare le Ffs avevano raccomandato di evitare, nel limite del possibile, gli orari di punta, facendo affidamento anche alla flessibilità dei datori di lavoro. Una flessibilità che però a scuola è ancora più difficile da mettere in pratica e che non sembrerebbe nemmeno essere una soluzione condivisa dagli studenti: «Non crediamo che differenziare l’orario scolastico tra le varie sedi o fra le diverse classi di un istituto possa essere un’alternativa», afferma Alves. «Finalmente siamo tornati a scuola in presenza e riteniamo che sia importante potersi confrontare con gli altri studenti, non solo della propria classe».

Manuele Bertoli: 'Tema sotto osservazione per le scuole medie'

In generale il Sisa si lamenta in particolare con il Decs: “nessuna misura è stata implementata per arginare i problemi vissuti dal corpo studentesco”, si legge in un comunicato. Problemi come quello dell’affollamento sui trasporti pubblici. Ieri il sindacato ha così organizzato un’azione di protesta in diversi istituti scolastici, esponendo alcuni striscioni. Tuttavia, il Decs, nell’ambito dei trasporti scolastici, può intervenire solo per la scuola media. In ogni caso, Bertoli non esclude «una valutazione in merito ai trasporti scolastici nel caso in cui dovessero emergere problemi permanenti per determinate sedi di scuola media», precisando che «il tema è sempre sotto osservazione». Per le Elementari sono invece responsabili i Comuni, mentre per il postobbligo gli studenti utilizzano i trasporti di linea (non sono previste corse dedicate esclusivamente agli alunni). In quest'ultimo caso sarebbe quindi il Dipartimento del territorio (Dt) a dover eventualmente valutare un potenziamento dell’offerta. Da noi contattato, il Dt non ha però voluto per il momento rilasciare commenti in merito. 

Le Arl stanno monitorando la situazione a Lamone

Particolari problemi di sovraffollamento ci sono stati segnalati in particolare nel Luganese. Si tratta di un «problema molto sentito dagli studenti dello Csia (Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano) e del Centro professionale tecnico (Cpt) dei Trevano», precisa Alves. «Da due settimane stiamo monitorando la situazione a Lamone», afferma da parte sua Claudio Pini delle Autolinee regionali luganesi (Arl). Alla mattina è già previsto un bus supplementare che «stiamo valutando di mettere a disposizione in un determinato orario a dipendenza della giornata, visto che l’affollamento non è sempre regolare». In generale, però, i bus «non sono sovraffollati». In ogni caso le Arl stanno cercando di capire come migliorarsi per «eseguire giornalmente il servizio a regola d’arte». Pini ricorda poi che le Arl non possono aggiungere corse: «È il committente, ovvero il Cantone, a richiedere di mettere a disposizione un bus in più in caso di troppa affluenza».

Un’altra problematica che emerge in relazione ai trasporti pubblici è il fatto che alcuni utenti non indossano la mascherina anche se è obbligatorio. «In effetti circa il 5% non la porta», rileva Pini. E cosa fate in questi casi? «L’autista può solamente far presente al passeggero che vige l’obbligo di indossarla. Non può fare nient’altro. Noi offriamo un servizio di trasporto pubblico e non possiamo rifiutare il trasporto a nessuno». Insomma, l’autista non può «né far scendere dal mezzo il passeggero, né dargli una multa». Un compito che spetterebbe, infatti, alla polizia.