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Hotelplan taglia, ma le tre sedi ticinesi rimarranno aperte

Saranno dodici le filiali che saranno chiuse in Svizzera: in totale verranno cancellati 425 posti di lavoro in tutto il mondo, di cui 170 nella Confederazione

(Keystone)
25 giugno 2020
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Il settore del turismo, al pari di altri comparti legati ai servizi, è quello che sta risentendo di più della crisi economica scatenata dal Covid-19. Il Gruppo Hotelplan ha deciso una profonda ristrutturazione per far fronte a un calo della domanda che appare non volersi riprendere a breve. “Al fine di poter far fronte a una difficile situazione di mercato, che si prospetta a lungo termine, il Gruppo Hotelplan si vede costretto a intraprendere misure dolorose”, si legge in una una nota. In Svizzera, circa 170 perderanno il loro impiego e 12 delle circa 100 filiali sul territorio dovranno essere chiuse. A queste si aggiungono altre centinaia di posti di lavoro cancellati a livello internazionale. In totale, alla fine del processo di ristrutturazione, saranno 425 impieghi a tempo pieno cancellati a livello di Gruppo, di cui 170 in Svizzera. Un taglio all’organico che rappresenta circa il 20% del totale degli addetti. 

Il Gruppo Hotelplan, interamente detenuto dalla Federazione svizzera delle cooperative Migros, non fa cifre per quanto riguarda i singoli cantoni. Da noi contattata Gaby Malacrida, portavoce di Hotelplan per la Svizzera italiana, afferma che le tre filiali presenti in Ticino (Lugano, Bellinzona e Locarno-Muralto) non saranno chiuse. Malacrida non si sbilancia su eventuali licenziamenti in Ticino. I dati comunicati si riferiscono a livello di gruppo senza distinguere tra una regione o l’altra, afferma Malacrida che precisa che «le misure sono tese a salvaguardare l’attività a lungo termine». 

“Gli effetti della pandemia di coronavirus hanno scosso e paralizzato l’intero settore turistico in tutto il mondo e anche il Gruppo Hotelplan e i suoi collaboratori sono stati duramente colpiti dalla crisi. Tutte le unità commerciali del Gruppi in Svizzera, Germania e Inghilterra dovranno, quale conseguenza, adeguarsi alle mutate condizioni”, si legge ancora nella nota. “La ripresa del turismo è un vero incubo per tutti noi”, afferma Thomas Stirnimann, Ceo di Hotelplan Group, citato nel comunicato. “È doloroso non poter più offrire un futuro a tutti i dipendenti. Tuttavia, le conseguenze delle restrizioni di viaggi in tutto il mondo e le prospettive per una ripresa del nostro settore rendono inevitabili le misure intraprese. Vogliamo assicurare il maggior numero possibile di posti di lavoro a lungo termine e mantenere le nostre aziende competitive”, aggiunge Stirnimann. 

Il gruppo conta attualmente 2’277 impieghi, di cui quasi 1’200 in Svizzera. Interessati dai tagli sono tutti i dipartimenti, ha spiegato all'agenzia Awp la portavoce di Hotelplan Bianca Gähweiler. In Svizzera la maggioranza dei licenziamenti è già stata pronunciata; gran parte dei collaboratori lascerà l'azienda a fine luglio.

Un piano sociale - si precisa ancora nella nota - è stato elaborato per le persone coinvolte in Svizzera, in collaborazione con i rappresentanti dei dipendenti. Inoltre, è stato attivato un centro di mobilità interno per il riorientamento professionale. Analoghe iniziative sono previste in Germania e Regno Unito nelle prossime settimane. 

Un settore falcidiato

Tra compagnie aeree, tour operator e la miriade di imprese legato all’indotto (alberghi, ristoranti, bar, guide turistiche, eccetera) il settore turistico è quello che a livello più colpito dagli effetti della pandemia. In un report pubblicato a inizio aprile dalla Iata (associazione internazionale del turismo aereo) si legge come nel comparto vi siano a rischio nel mondo 25 milioni di posti di lavoro. Inoltre, sempre secondo l’associazione, l’emergenza causerà alle compagnie aeree perdite di ricavi dei passeggeri per 314 miliardi di dollari. La recente riapertura delle frontiere non ha però creato le premesse per una ripartenza ordinata dei collegamenti aerei internazionali. Le cancellazioni di volo sono all’ordine del giorno. E mentre le compagnie restituiscono gli importi dei biglietti venduti e non utilizzati con semplici voucher (di fatto dei buoni sconto), i tour operator invece, confrontati con viaggi annullati, rimborsano denaro contante. Il solo Gruppo Hotelplan, per rimanere alla Svizzera, ha restituito ai propri clienti, dall’inizio della crisi sanitaria, circa 700 milioni di franchi. Si tratta di circa la metà del fatturato annuale.

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