La commissione 'Economia e lavoro' propone al plenum del Gran Consiglio di respingere l'iniziativa per l'istituzione in Ticino di un albo delle imprese artigianali
Aria di funerale anche per la Lia bis. La commissione parlamentare 'Economia e lavoro' propone infatti al plenum del Gran Consiglio di "respingere" l'iniziativa inoltrata, nella forma elaborata, nel novembre 2018 dalla leghista Amanda Rückert e cofirmatari volta all'istituzione in Ticino di un albo delle imprese artigianali. E questo perché "destinata a scontrarsi con ulteriori ricorsi che, come per la precedente Lia, non potranno che sancire la sua incompatibilità con il diritto superiore", si afferma nel rapporto (sedici pagine) stilato dal popolare democratico Lorenzo Jelmini e sottoscritto oggi all'unanimità dalla commissione.
L'iniziativa parlamentare è stata presentata contestualmente all'abrogazione della controversa Legge sulle imprese artigianali, la Lia appunto, decisa dal Gran Consiglio su indicazione del governo in seguito ai ricorsi accolti dal Tribunale cantonale amministrativo. Della Lia l'iniziativa intende(va) salvaguardare gli scopi, tra cui quello di evitare forme di concorrenza sleale nel settore e ciò a danno soprattutto delle aziende ticinesi. La sottocommissione della 'Economia e lavoro', prosegue il rapporto, "si era inizialmente espressa favorevolmente per la Lia e la nuova proposta indicata in questa iniziativa elaborata. Se dunque la Sottocommissione, in prima battuta, e la Commissione, in seguito, sono giunte alla conclusione convinta che l'iniziativa non può essere sostenuta è proprio perché risulta realmente impraticabile e si vuole evitare di elaborare uno strumento che crei solo illusioni".
La Commissione ritiene tuttavia "utile" suggerire "alcune possibili misure da adottare o vie alternative da percorrere, che possono essere interessanti per eventuali nuove iniziative che potrebbero nascere dal territorio". Come ad esempio "l'adozione di un label con l'obiettivo di sostenere la responsabilizzazione delle imprese e dei consumatori": cosa che non necessiterebbe di disposizioni legale "e dunque di un intervento diretto dello Stato". In ogni caso "le singole associazioni artigianali potrebbero avvalersi del supporto dell'Amministrazione pubblica per avere maggior riconoscimento e sostegno".
La Commissione inoltre invita il Consiglio di Stato "a prendere in considerazione una maggiore sinergia e un migliore scambio di informazioni tra i vari soggetti preposti a controllare il mercato del lavoro ticinese e a salvaguardare gli interessi di lavoratrici e lavoratori come pure di imprenditori confrontati con una crescente e non sempre sana concorrenza".
Non solo, l'Economia e lavoro', "nella volontà di tutelare gli interessi pubblici preponderanti ed avere maggiori strumenti nella lotta contro gli abusi e la concorrenza sleale", dà mandato al governo cantonale "di sensibilizzare le istanze federali alle problematiche che attanagliano le regioni di frontiera come il Ticino, approfondendo eventuali margini di manovra politici legati alla Legge federale sul mercato interno". Insomma, spiragli nel diritto superiore cercansi.