Il Ticino e il rilancio dell'economia, dalla politica le prime ricette. Su piccole e medie imprese, famiglie, formazione, fisco, appalti...
Graduale, per tappe, con piccoli allentamenti in base all’evoluzione della situazione. Ma necessaria. La ripartenza del Canton Ticino dal punto di vista economico e sociale - il 4 maggio come richiesto l'altroieri con un documento da un’ottantina di personalità della politica, della sanità e della società civile, se prima o dopo sarà decisione del Consiglio di Stato - vedrà il ritorno sul palcoscenico dei partiti, i quali per settimane hanno lasciato le prime file alle questioni mediche e sanitarie. Qualcuno più attivo, qualcuno più alla finestra e dedito al lavoro in silenzio. Ma tutti pronti a discutere, ognuno con le proprie priorità. «Bisogna evitare che la crisi economica diventi una crisi finanziaria», esordisce il presidente del Plr Bixio Caprara. Che spiega come «la ripartenza dovrà vertere su tre assi legati tra loro: sanità, formazione e aiuti all’economia, con il Legislativo che vada di concerto con il gruppo di lavoro deciso dal governo (ne riferiamo oltre, ndr)». L’emergenza dettata dal coronavirus per Caprara «mostra come il nostro sistema sanitario sia molto legato alla manodopera estera, occorre quindi veicolare l’importanza di aumentare la formazione per tutte le professioni sanitarie. Così da avere più personale ticinese pronto ed evitare che il pericolo che un Paese come l’Italia chiami indietro i propri medici che lavorano in Ticino si ripeta». Ma la formazione, per il presidente del Plr, non si limita alle professioni sanitarie. E quindi «riscopriamo l’artigianato, tutte le professioni alla base delle tante piccole e medie aziende», per le quali chiede «attenzione». Senza dimenticare che il consigliere federale Parmelin ha detto che non ci sono fondi per tutti, «quindi bisognerà garantire il rilancio ma con molta attenzione e attraverso interventi strutturali e concertati».
Anche il leghista e primo vicepresidente del Gran Consiglio Daniele Caverzasio pone l'accento sull'importante ruolo che deve avere la formazione in Ticino: «Sarà uno degli aspetti da rivalutare per non dipendere troppo dall’estero quanto a disponibilità di figure professionali, come quelle attive in ambito sanitario». Inoltre, secondo Caverzasio, «non vanno frenati gli investimenti pubblici». Aiuti a fondo perso? «Sì, ma non a pioggia. Dunque mirati, per evitare abusi da parte di chi intende approfittarne», puntualizza. Restando in casa Lega, il portavoce del movimento e municipale di Lugano Michele Foletti premette: «In questo momento la priorità è la salute pubblica: si deve quindi fare di tutto per non sovraccaricare le strutture sanitarie Covid». E guardando al futuro economico osserva: «C’è grande preoccupazione per il settore turistico, e dunque per alberghi e trasporti che rischiano di non rivedere clienti fino alla primavera prossima. Occorrerà poi rimodulare un po’ le condizioni per gli appalti, ritoccando se non la Legge sulle commesse pubbliche perlomeno il suo regolamento di applicazione, perché con le difficoltà di liquidità che hanno oggi le nostre aziende non tutte saranno al cento per cento ‘compatibili’ con la legge, ciò a causa di ritardi nel pagamento dell’Avs, dell’Iva o delle imposte. Stiamo già discutendo con il Consiglio di Stato per cercare di rivedere il regolamento, affinché tutti gli enti pubblici che sono pronti a investire investano sulle aziende locali. Insomma, per agevolare le procedure e privilegiare le ditte ticinesi, comprese quelle che sono in difficoltà a causa dell’epidemia».
Le piccole e medie imprese sono la priorità per il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò, che spiega: «Sono l’ossatura, il telaio del nostro sistema economico. Se crollano loro, crolla tutto il Cantone». Ben vengano, quindi, «misure anche a fondo perso che vadano a salvarle: sono piccole realtà, negozietti, bar, ristoranti. Si parla di 150/160 mila dipendenti, è l’economia vera, stanziale, la spina dorsale». Il Ppd ha già presentato diverse proposte in aiuto del personale domestico e dei piccoli imprenditori, «che saranno analizzate e discusse nel gruppo di lavoro promosso dal Consiglio di Stato. Non abbiamo voluto scavalcarlo, ma riceviamo dal territorio diversi imput che vogliamo tradurre in azione politica per essere vicino a persone e imprese in difficoltà». D’accordo, e quando? Il 4 maggio è una data considerata come possibile? «Forse c’è stato troppo entusiasmo, qualche errore comunicativo nel parlare di picco raggiunto», risponde Dadò. Che precisa: «La mia opinione è che si debba considerare le riaperture delle attività con molta, molta cautela. Anche perché la situazione è sotto gli occhi di tutti, in più temo davvero l’arrivo dei vacanzieri per le festività pasquali: già i ticinesi è un po’ che sono chiusi in casa, se poi arrivano anche dalla Svizzera tedesca a occupare piazze e rive...».
Proposte concrete, nero su bianco, sono giunte ieri dal Ps: sei atti parlamentari, «una risposta sociale all’emergenza», ci dice il capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch. Sei mozioni che abbracciano «tutto ciò che per ora sembra essere rimasto fuori dai primi provvedimenti», precisa. Si va da un fondo sociale per chi è in difficoltà alla richiesta di sostegno per chi fa fatica con i premi di cassa malati per garantire a tutti l’accesso al sistema, dall’aiuto al personale domestico alla possibilità di esentare le microimprese e gli indipendenti maggiormente in difficoltà, al pagamento degli affitti, fino a incrementare la conciliabilità lavoro-famiglie. Il tutto, riprende Durisch, «chiediamo sia discusso non dalla commissione della Gestione ma da una commissione creata ’ad hoc’».
Afferma Sergio Morisoli, capogruppo dell’Udc: «Lo ribadisco, le prime misure urgenti sono quelle che permettono di lasciare liquidità alle aziende e ai cittadini, perché mantengano un certo potere d'acquisto e compensino i costi fissi, per esempio quelli di cassa malati». Per questo «abbiamo inoltrato nei giorni scorsi alcune mozioni per sconti fiscali». Ovvero: del 15% "sulle imposte comunali e cantonali sull’utile 2019" e del 30 "dell’imposta cantonale sul reddito 2019" per gli indipendenti. Nonché "uno sconto di imposta sulle rate da pagare nel 2020 ai contribuenti del ceto medio (reddito imponibile superiore a 30mila franchi e inferiore a 100mila)". Non solo, per Morisoli «andrebbero incentivati i cittadini proprietari a investire per rinnovare le loro abitazioni dal profilo energetico o per interventi di manutenzione e far lavorare così i nostri artigiani: incentivarli come? Attraverso una maggiore deduzione fiscale dell’investimento».
«Sarebbe davvero un peccato che si ripartisse senza considerare la sostenibilità ambientale e sociale dei provvedimenti presi», dice il capogruppo dei Verdi Nicola Schönenberger. «L’esempio degli Stati Uniti è quello da non seguire: lì l’industria e l’economia vengono inondate di soldi, ma molti vanno alle imprese attive nel settore petrolifero. Dobbiamo ripensare il nostro modo di ragionare, e renderlo più ecosostenibile». Un primo provvedimento concreto «è la petizione per il rifornimento di piantine e semi. È vero che i supermercati sono aperti, ma è sbagliato a nostro avviso che uno non possa più prodursi magari nel proprio giardino il proprio cibo».
«Bisogna assolutamente ripartire aumentando i diritti dei lavoratori», avverte il granconsigliere del Movimento per il socialismo Matteo Pronzini. «Se avessero avuto più diritti, probabilmente si sarebbero evitate situazioni come le infezioni nelle case anziani o lo spiacevole comportamento sulla chiusura o meno delle scuole quando i docenti già avevano manifestato le loro intenzioni». Per Tamara Merlo, deputata di Più donne, «il vero rischio è che questi aiuti non finiscano a chi ne ha più bisogno, magari a chi fa fatica a far la spesa o pagare l’affitto: temo un allargamento delle divisioni sociali». In più, una volta ripresi i lavori, la politica «deve affrontare lo squilibrio verso oltre frontiera del nostro settore socio-sanitario». E anche Merlo rileva che «dobbiamo tornare a formare sufficiente personale medico e infermieristico». Dice il segretario del Pc Massimiliano Ay: «Abbiamo istituito al nostro interno dei gruppi di lavoro su temi specifici, e ovviamente uno di questi è l’economia. Stiamo elaborando anche delle proposte per misure strutturali finalizzate alla ripresa economica e soprattutto alla tutela del lavoro». La via che il Pc intende comunque seguire è indicata in una sua recente risoluzione. “Lo Stato - si afferma nel documento - deve iniziare ad allestire sin da ora un piano strategico di gestione della recessione, ridiscutendo gli attuali vincoli di bilancio federali e cantonali (in particolare la sospensione del ‘freno al disavanzo’ previsto in Ticino)”.
Gran Consiglio, in Gestione i messaggi governativi e gli atti parlamentari sui temi legati al 'Covid-19'
Ieri mattina intanto si è riunito in videoconferenza l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio: ha discusso fra l’altro della lettera inviatagli nei giorni scorsi nella quale il governo lo informa di aver deciso la costituzione di un “Gruppo di lavoro per il rilancio del Paese”, cui parteciperanno “vari attori cantonali, tra i quali anche i rappresentanti della politica”. Da qui la richiesta ai vertici del parlamento di indicare i deputati che parteciperanno alla task force. «Abbiamo stabilito che a farne parte saranno i capigruppo, già presenti nell’Ufficio presidenziale - fa sapere il primo cittadino del Cantone Claudio Franscella -. Domani (oggi, ndr) comunicheremo i nominativi al Consiglio di Stato». La task force, alla quale ha accennato mercoledì in conferenza stampa il presidente dell’Esecutivo Christian Vitta, avrà il compito “di preparare e gestire al meglio la fase di rilancio” del Ticino, si legge nella missiva indirizzata all’Up e datata 6 aprile. “Una volta superata la fase acuta di diffusione del virus e accanto agli interventi a corto termine già messi in campo e che perseguono l’obiettivo di salvaguardare la liquidità”, vi sarà infatti “la necessità” di implementare “anche delle misure di sostegno strutturali e più a lungo termine” per “supportare le aziende e di riflesso di tutelare gli impieghi”.
Nella videoconferenza l’Up del Gran Consiglio ha fatto anche il punto sull’attività parlamentare in questo particolare periodo. «A metà della prossima settimana, dopo aver sentito l’Ufficio del medico cantonale e il governo, come Up decideremo - riprende il presidente del Gran Consiglio Franscella - se mantenere la seduta del plenum del parlamento agendata per il 4 maggio, fissando se del caso l’ordine del giorno. Se si terrà, si svolgerà molto probabilmente al Lac di Lugano per garantire la distanza sociale fra i deputati». L’Up ha inoltre deciso di demandare a una sola commissione, la Gestione, «tutti i messaggi e gli atti parlamentari» su questioni attinenti al Covid-19. «Sto programmando una videoconferenza per la nostra seduta di martedì 21 - dice il coordinatore della Gestione Caverzasio -. Per il momento sul nostro tavolo di grosso c’è il messaggio sui trasporti pubblici. Quanto al Consuntivo del Cantone, difficilmente, per via di questa situazione, si andrà in Gran Consiglio per la seduta di giugno».