Ticino

Coronavirus, Ticino: un bimbo di 10 anni in cure intense

Merlani: 'Purtroppo ci si può contagiare anche restando a casa'. Garzoni: 'Non ci aspettiamo scenari catastrofici con le riaperture'

Il bimbo ticinese ricoverato a Losanna (Keystone)
8 maggio 2020
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C'è purtroppo anche un bambino di 10 anni tra i ricoverati ticinesi in cure intense. Lo ha confermato il medico cantonale ticinese Giorgio Merlani precisando che il bimbo è stato ammesso ieri ed è poi stato trasferito a Losanna. «Attualmente è stabile e non mi risulta avesse patologie pregresse», ha aggiunto Merlani, non dando però ulteriori dettagli. Si tratta del primo bambino in Ticino a dover ricorrere alle cure intense da inizio della pandemia. A quattro giorni dalla riapertura delle scuole, questa notizia potrebbe generare qualche preoccupazione. «Questo caso dimostra semmai il contrario: nemmeno stando a casa si è al sicuro. Le statistiche, comunque, dicono che in genere i bimbi contraggono l'infezione dagli adulti», ha rilevato Merlani.

I giovani rimangono comunque la categoria meno toccata dal Covid-19: in Ticino su 300 tamponi effettuati sui minori di 18 anni, solo il 7% è risultato positivo. Solo 6 ragazzi hanno presentato un quadro clinico di una certa gravità. Di questi solo 3 hanno meno di 10 anni.

'Berna ha troppa fretta'

«Non possiamo non esprimere perplessità sull'accelerazione data da Berna sulle riaperture», ha poi ribadito il direttore del Dipartimento sanità e socialità ticinese Raffaele De Rosa, facendo il punto della situazione epidemica in Ticino.

«Oltre a non darsi tempo per vedere gli effetti delle prime aperture del 27 aprile, il Consiglio federale ha pure voluto aggiungere alla seconda ondata di riaperture, lunedì prossimo, anche i ristoranti. La voglia di ripartire è tanta, ma il virus è ancora là furori e bisogna ponderare con attenzione», ha chiosato De Rosa. «Fino a quando non ci sarà un vaccino, dovremo mantenere le distanze e applicare le misure di igiene. Inoltre bisongerà imparare a utilizzare la mascherina quando le distanze minime non possono essere mantenute».

In ogni caso «da lunedì entreremo in una nuova fase che impone piani di protezione in ogni settore, con un ulteriore impatto nella nuova normalità che ci stiamo gradualmente costruendo. Dobbia imparare a convivere con il virus», ha aggiunto De Rosa. E da lunedì «ripartirà anche il 'contact tracing'», ha aggiunto il medico cantonale Giorgio Merlani. «Tutti coloro che sono stati in contatto con qualcuno affetto da coronavirus a meno di 2 metri e per più di 15 giorni dovranno rimanere in quarantena per 10 giorni, come già avveniva all'inizio della pandemia».

E ora? 'I casi aumenteranno, ma non credo agli scenari catastrofici'

Sono intanto molti i punti interrogativi su cosa succederà nel prossimo futuro: «Non vi è dubbio che, con gli allentamenti, i casi di Covid-19 torneranno a salire – ha spiegato il direttore sanitario della Clinica Moncucco Christian Garzoni –. Come sarà l'aumento lo si vedrà nel periodo delle 2 alle 4 settimane dopo l'11 maggio». Garzoni esclude tuttavia «scenari catastrofici, con una ripresa esponenziale dei contagi» dal momento che «la gente è ormai abituata a tenere le distanze. Ci aspettiamo quindi verosimilmente una curva relativamente piatta, con andamenti a onde di lago. È comunque importante non dimenticarci del problema e mantenere il rigore manifestato sin qui, evitando le situazioni a rischio». Impossibile per ora dire quale sarà l'effetto dell'estate sulla diffusione del virus.

Case anziani un po' più aperte

Vista l'incertezza sull'evoluzione dell'infezione, per ora non si parla ancora di una apertura alle visite nelle case anziani ticinesi. «Prevediamo di far rientrare nelle case di riposo alcune figure, come gli animatori e i fisioterapisti», ha precisato Merlani, il quale non ha nascosto perplessità invece su una apertura immediata ai famigliari: «Se fossi sicuro che nelle prossime settimane l'andamento dei nuovi contagi si mantenesse sui 4-8 casi al giorno, allora il pericolo di portarlo all'interno delle strutture sarebbe minimo. Tuttavia non vorrei dover scoprire che stiamo riaprendo le case di riposo mentre la curva dei contagi sta risalendo». Insomma: ci vorrà probabilmente un po' di tempo.

Il test sierologico

Nel frattempo già 821 persone delle 1'500 invitate a partecipare allo screening sierologico ticinese per capire quanta parte della popolazione è entrato in contatto con il virus hanno preso contatto con la hotline, e 758 hanno già dato il loro assenso. «Siamo quindi vicini al numero minimo di persone necessarie affinché l'analisi abbia rilevanza statistica», ha precisato Merlani, aggiungendo che 63 persone hanno rinunciato. Chi non ha ancora contattato la hotline pur avendo ricevuto l'invito ha ancora tempo fino al 31 maggio.

Attenzione però a come poi andranno letti i risultati: «Non ci sono evidenze scientifiche sul fatto che la presenza di anticorpi contro il coronavirus protegga da una seconda infezione», ha fatto notare Garzoni. Nessuna indicazione nemmeno su quanto potrebbe essere lunga la protezione. «Sappiamo che quelli contro gli altri coronavirus hanno una protezione limitata nel tempo».

In Ticino intanto molte persone hanno chiesto di poter essere sottoposti ad un test sierologico volontario e di tasca propria. «Capisco la curiosità – ha detto Garzoni – ma non è fondamentale». Soprattutto, ha aggiunto, bisogna evitare di ricorrere a test non certificati, spesso venduti tramite Internet, che hanno scarsa affidabilità.

Infermieri: 172 contagiati all'Eoc

All'interno dell'Ente ospedaliero, su 700 collaboratori testati con un tampone perché presentavano sintomi, 172 sono risultati positivi, soprattutto tra il personale infermieristico della Carità di Locarno. «Di questi 118 potrebbero averlo preso in ospedale visto che non è stato possibile trovare una causa esterna – ha rilevato Paolo Ferrari, capo area medica dell'Ente ospedaliero cantonale (Eoc) –. Se calcoliamo che i collaboratori dell'Eoc sono 5'000, siamo al di sotto del 2%. In Lombardia si parla del 10%. Ciò dimostra che sappiamo proteggerci». Anche perché non risulterebbero «contagi da collaboratore a collaboratore».

Mascherine

L'uso della mascherina, ha rilevato Garzoni, «è fortemente raccomandato quando le distanze sociali non possono essere mantenute, sul logo di lavoro oppure sui luoghi pubblici affollati. Le si usa per proteggere gli altri, non sé stessi». Una precauzione utile anche in assenza di sintomi, «visto che la metà delle persone contagiose è asintomatica».

I centri diurni riaprono

Dal 18 maggio riapriranno intanto anche i centri diurni di presa a carico socioassistenziale e i centri terapeutici.

1'400 interventi chirurgici da recuperare

Durante la fase intensa della pandemia l'Ente ospedaliero cantonale (Eoc) ha rinviato 1'400 interventi. «Ora dobbiamo recuperare rapidamente – ha Ferrari – visto che la ripresa della vita lavorativa porterà all'aumento delle urgente». Già questa settimana «abbiamo eseguito oltre 200 interventi rimasti in sospeso». 

Ferrari ha poi invitato la popolazione a non avere timore di consultare il proprio medico quando ve ne é la necessità.