L'organo della Società cooperativa per la radiotelevisione torna sull'accordo per il prestito di giornalisti dell'emittente allo Stato maggiore di condotta
L'accordo tra Rsi e governo ticinese per la messa a disposizione di giornalisti allo Stato maggiore cantonale di condotta (Smcc) solleva le perplessità anche del Comitato della Corsi. Che in una nota chiede all'azienda di Comano di "verificare l'opportunità di rinunciare" alla collaborazione con il Cantone visto che "può far sorgere interrogativi sull'effettiva autonomia informativa della Rsi". L'intesa aveva, nei giorni scorsi, innescando più di una presa di posizione critica, compresa quella dell'Associazione ticinese giornalisti. Ai dubbi aveva risposto dal nostro giornale il direttore della Rsi Maurizio Canetta, rilevando come mai l'indipendenza giornalistica dell'emittente fosse stata messa in dubbio dalla convenzione.
Chiarimenti che, evidentemente, non hanno convinto fino in fondo il Comitato Corsi (la Società cooperativa per la radiotelevisione svizzera di lingua italiana), il quale nel proprio comunicato ha "ribadito le proprie perplessità, già in precedenza esternate" ai vertici aziendali. Lo ha fatto durante una videoconferenza con lo stesso Canetta e con il direttore generale della Ssr Gilles Marchand. "Pur prendendo atto che secondo quanto comunicato dal direttore regionale l’indipendenza editoriale e giornalistica della Rsi, non sarebbe stata limitata o condizionata dall’attuazione dell’accordo con il Cantone, il Comitato Corsi reputa che la missione di servizio pubblico dell’azienda impone comunque una verifica sull’opportunità di rinunciare a una simile convenzione" perlatro "non strettamente necessaria". La Corsi "auspica pertanto che, nell’interesse del servizio pubblico radiotelevisivo, vi sia un rapido chiarimento che porti prioritariamente allo scioglimento dell’accordo".
Nell'incontoro virtuale si è inoltre affrontata la questione della equa rappresentanza di uomini e donne nell'ambito dell'offerta Rsi. La Corsi "ha condiviso le recenti prese di posizione di organizzazioni e singole persone, che hanno evidenziato un’insufficiente considerazione e" un certo "sbilanciamento dell’equilibrio di genere" durante le trasmisisoni. Uno sbilanciamento non solo dal punto di vista "quantitativo", ovvero per via del "ridotto numero di collaboratrici rispetto a quello di colleghi chiamati a presentare trasmissioni e a moderare i dibattiti, bensì anche nel coinvolgimento di esperte, di professioniste, in quegli stessi dibattiti". Auspicabile pure come "uomini e donne, nell’assolvere il proprio compito, siano chiamati ad una maggiore attenzione alla problematica di genere, anche nell’individuazione dei temi e alla corretta trattazione degli stessi".
Spazio, durante l'incontro, pure alle sfide che attendono l'intera Ssr in futuro, come ad esempio la digitalizzazione.