I comunisti ticinesi chiedono tuttavia chiarimenti sulle 'attività informali' che saranno riconosciute dal regolamento
“Apprezziamo gli sforzi intrapresi dal Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) sul fronte della lotta alla dispersione scolastica con il messaggio governativo che propone l’obbligo di formazione fino ai 18 anni”. È la presa posizione del Partito comunista, che – in una nota inviata ai media – aggiunge: “Si tratta di una misura che va nella direzione esplicitamente auspicata dal nostro partito, che se ne era fatto promotore con due precedenti atti parlamentari”.
Tuttavia, stando ai comunisti ticinesi, esistono ancora delle zone d’ombra che meritano un approfondimento: “Abbiamo quindi inoltrato una nuova interrogazione, firmata dai granconsiglieri Massimiliano Ay e Lea Ferrari, all’attenzione del Consiglio di Stato affinché si chiarisca meglio quali potrebbero essere le attività formative 'informali', che verrebbero riconosciute dal futuro regolamento per i giovani che terminano la scuola dell’obbligo. Inoltre si chiede al governo di esprimersi sull’ipotesi avanzata dal Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (Sisa) d'istituire un obbligo formativo basato non tanto sull’età quanto piuttosto sull’ottenimento di un diploma d’apprendistato o di maturità".