A processo il 62enne negava ogni addebito. Decretata anche l'espulsione dalla Svizzera per sei anni
Ha reso un inferno la vita dell’ex compagna il 62enne residente nell’Alto Ticino condannato oggi nell’aula penale di Lugano a due anni di carcere. Stalking, ripetuta minaccia, ripetuta ingiuria e incendio intenzionale i reati principali commessi dall’uomo, il quale si è presentato alla sbarra respingendo al mittente tutte le accuse avanzate dalla procuratrice pubblica Veronica Lipari. Accuse alla fine confermate quasi in toto dalla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. L’imputato non è assolutamente risultato credibile, avendo negato anche su aspetti incontestabili dell’inchiesta. La versione della vittima, rafforzata da alcuni riscontri oggettivi, è invece stata ritenuta lineare e logica.
Di gravità media è stato definito l’agire dell’uomo, che una volta terminata la relazione sentimentale durata circa un decennio, non ne ha voluto sapere di uscire dalla vita della donna, diventando invece la sua spina nel fianco. L’ha ripetutamente cercata, insultata e minacciata, arrivando anche a scriverle lettere minatorie senza celare la possibilità di farle del male. Un contesto di continue pressioni che ha innescato nell’ex compagna un continuo sentimento di terrore. Tanto che, temendo che l’imputato potesse andare oltre la violenza verbale e psicologica, nella sua abitazione aveva nascosto dello spray al pepe e alcuni coltelli. Aveva pure installato delle telecamere di sorveglianza attorno alla casa, e per il timore di incontrarlo limitava le uscite e non andava più a fare le passeggiate.
Va sottolineato che la condanna odierna non è la prima inflitta all’uomo sempre per le sue pressioni e minacce nei confronti dell’ex fidanzata. Con decisione del novembre del 2023, la Pretura – proprio su richiesta della donna – aveva peraltro emanato nei confronti del 62enne il divieto di avvicinarsi a meno di 100 metri. Ciò che non ha fatto desistere l’imputato, il quale ha continuato a intimidire la vittima fino all’episodio del 27 agosto 2024, quando ha dato fuoco a una grande catasta di legna posizionata fuori dall’abitazione dell’ex compagna, dandosi poi alla fuga. Un episodio che ha fatto scattare l’arresto dell’uomo – cittadino italiano ma in Ticino da una trentina d’anni – e dato avvio al procedimento penale che ha portato alla nuova condanna odierna. Oltre alla pena detentiva, la sentenza sancisce anche l’espulsione del 62enne dalla Svizzera per un periodo di sei anni – in questo senso hanno pesato i precedenti specifici –, anche quale soluzione al rischio di recidiva, ciò che rappresenta la grande preoccupazione della donna.
Nella commisurazione della pena – per la quale l’incendio aggravato è alla fine risultato il reato più determinante – non ha certamente giovato il comportamento tenuto dall’uomo in sede d’inchiesta e messo in mostra ancora oggi durante il processo. L’imputato – la cui prognosi è stata ritenuta nefasta dalla Corte – ha continuato a negare su tutta la linea e non ha mai mostrato alcun cenno di pentimento. Anzi, durante il periodo in carcere ha proseguito con le minacce, trasmettendo addirittura un messaggio al Ministero pubblico nel quale, riferendosi a un caso di femminicidio avvenuto in Italia, scriveva che per l’ex compagna sarebbe finita nello stesso modo.
Contadino, descritto come un lavoratore instancabile e incensurato fino alla separazione con la donna, l’uomo è risultato affetto da un disturbo misto della personalità con tratti impulsivi, narcisisti e paranoici, come riscontrato dalla perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto. Ciò che ha portato la Corte a riconoscere sul suo conto una lieve scemata imputabilità.