La Federazione cacciatori ticinesi accusa: ‘Il Comitato promotore ha usato studi svolti in Italia, con situazioni senza riscontro in Svizzera. Serve rettifica’
Consegnate le firme per l'iniziativa a sua tutela, sulla pernice bianca la polemica continua a montare. E oggi arriva un carico pesante. La Federazione cacciatori ticinesi (Fcti) con un comunicato firmato dal suo presidente Fabio Regazzi accusa: "Il Comitato promotore ha fondato e giustificato il lancio dell'iniziativa usando dati italiani, non ticinesi".
E la spiegazione sta nel fatto che "sostengono come la popolazione di pernice bianca in Ticino sarebbe diminuita dal 1996 a oggi del 46%, citando uno studio pubblicato anche sul bollettino ufficiale della Fcti, ‘La caccia’". Il problema, scrive Regazzi, è che "sulla pretesa diminuzione degli effettivi della specie del 46% il dato riferito dagli iniziativisti è tratto da uno studio di Luca Riboldi eseguito in Piemonte nel Parco naturale dell’Alpe Veglia e Devero in cui i ricercatori hanno riscontrato l’impossibilità delle pernici, per motivi legati al territorio, di spostarsi a quote più elevate". Tale situazione, insiste, "non è stata riscontrata né in Ticino, né in Grigioni, né in Vallese, tanto che i censimenti eseguiti dall’Ufficio della caccia e della pesca del Cantone Ticino, in 5 zone campione e in collaborazione con i cacciatori, confermano una sostanziale stabilità degli effetti negli ultimi 30 anni".
Per la Fcti i dati usati dal Comitato promotore dell'iniziativa sono quindi "assolutamente non veritieri e fuorvianti; dati che impongono un’immediata rettifica affinché chi sarà tenuto ad esprimersi su questa problematica abbia gli elementi per poter valutare con la necessaria oggettività la situazione".