Sull’opuscolo del governo per la votazione si legge che viola il diritto federale. Ma la perizia di parte: ‘Un errore. Il Gran Consiglio l’ha ritenuta ricevibile’
Ancora non si è votato sull’iniziativa ‘Le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa’, il popolo ticinese sarà chiamato alle urne il 9 febbraio. Eppure la tensione è già a livelli di guardia, con tanto di proteste, una perizia di parte, un verosimilmente a breve reclamo ufficiale al governo che, a dipendenza di come andrà il voto, darà la possibilità di un ricorso al Tribunale federale. Galeotto è stato l’opuscolo informativo inviato alla cittadinanza, opuscolo nel quale si scrive che il testo dell’iniziativa che propone di mettere a carico del Cantone le spese procedurali in caso di assoluzione da reati commessi per legittima difesa sia in “violazione del diritto federale”. E il losonese Giorgio Ghiringhelli, primo firmatario, non ci sta. Dapprima, con una raccomandata inviata al Consiglio di Stato in data 17 gennaio, ha inoltrato una formale protesta. In seconda battuta, ed è la novità emersa ieri, ha commissionato una perizia a un costituzionalista. E il suo parere, una pagina e mezzo di testo diviso in tre punti, conferma quanto già affermato da Ghiringhelli, vale a dire che quella frase “è tardiva e inveritiera”. Per motivi puramente, va da sé, costituzionali. Nel senso che, si legge nel parere che nella giornata odierna verrà inoltrato ai deputati in Gran Consiglio, “la conformità con il diritto superiore (quindi sostanzialmente il diritto federale) è condizione necessaria per la ricevibilità di un’iniziativa. Ciò è sancito dall’articolo 38 della Costituzione ticinese”. Detta altrimenti: “Se l’iniziativa violasse il diritto federale, la stessa non sarebbe ricevibile e sulla stessa non si potrebbe votare”. In questo caso, “la verifica è stata effettuata e il Gran Consiglio ha formalmente decretato la ricevibilità dell’iniziativa con atto 29 maggio 2017. Questo decreto non è stato oggetto di contestazioni”. L’invio al Consiglio di Stato della ricevibilità del testo “è effettivamente avvenuto subito”, e il governo “non ha censurato la ricevibilità dell’iniziativa”. In poche parole, il senso è che una volta dichiarata ricevibile un’iniziativa è perché viene valutata la sua compatibilità con il diritto superiore da parte del Legislativo cantonale. Non una, due volte: “Decidendo di sottoporre l’iniziativa al voto popolare, il Gran Consiglio ha sostanzialmente ribadito la ricevibilità della stessa, già che è chiaro che un’iniziativa contraria al diritto federale non può essere sottoposta a votazione popolare”.
Ma non è tutto. “Il carattere assoluto della marginale in grassetto ‘Violazione del diritto federale’, già solo preso di per sé stesso, è oggettivamente tale da far credere al cittadino votante che l’iniziativa è contraria al diritto federale: fatto che il Gran Consiglio ha ritenuto espressamente non essere vero”. Ciò detto, si continua a leggere, “ancor più grave, contrario alla realtà e fuorviante è infine la connessione derivante dalla frase successiva al capoverso in parola, allorquando subito sotto il paragrafo intitolato ‘Violazione del diritto federale’ si è scritto che ‘per queste ragioni, governo e parlamento raccomandano di votare no all’iniziativa popolare’”. Stando alla perizia, quindi, “l’opuscolo induce a credere che anche il parlamento ritenga l’iniziativa contraria al diritto federale. Ciò che, come rilevato, è però contrario alla realtà delle cose”. E se il Consiglio di Stato da solo avesse sostenuto che l’iniziativa fosse in violazione del diritto federale poco sarebbe cambiato: “Avrebbe dovuto attenersi”. Lo scopo dell’opuscolo, si legge in conclusione, “è di esporre le ragioni politiche sulla posizione assunta in merito all’iniziativa: accettazione, reiezione o controprogetto, quindi le questioni legate al decreto votato in Gran Consiglio il 16 settembre 2019”. E una postilla, ulteriore conferma di come il caso non sia chiuso: “A mio parere ci si può legittimamente chiedere se tale frase nell’opuscolo non debba portare a una chiara reazione da parte del Gran Consiglio o di suoi membri”. Lo si saprà già oggi, quando il tutto arriverà ufficialmente sui loro banchi. «Non si tratta qui di difendere l’iniziativa, ma di difendere quella che dovrebbe essere la corretta informazione che viene pubblicata sull’opuscolo ufficiale del Consiglio di Stato riguardante tutte le iniziative», commenta alla ‘Regione’ Giorgio Ghiringhelli.